Presentato “Il mio cammino al monte” di Giuseppe Pettinato

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Di Salvo Zappulla

Ho seguito tutta la produzione poetica del professor Giuseppe Pettinato e devo dire che ogni suo libro ha suscitato in me una piacevole sorpresa.

Il poeta non è colui che scrive versi e trova il modo di pubblicarli ma una persona che va controcorrente, in grado di conservare purezza d’animo; una persona che non si adegua ai ritmi forsennati di questa società impazzita e si ferma a riflettere, a cogliere le sfumature dei sentimenti, a vivisezionare i meandri della psiche umana per modellarli e piegarli ai suoi ritmi. Nella vita non si inventa nulla, la poesia è la più alta forma di espressione letteraria, figlia dell’ispirazione ma anche dello studio.

È l’arte che attesta la potenza del linguaggio, dell’espressione estetica più prossima al pensiero.   Ed ecco che la frenesia di inseguire il tempo si dirada, il torpore della coscienza ritrova bagliori di profonda meditazione sull’enigma dell’esistenza.  In questo volumetto, “Il mio cammino al monte”, pubblicato dall’editore siracusano Morrone, impreziosito dai disegni dell’autore stesso, Pettinato si cala nei panni di Gesù Cristo, ne assimila le sofferenze, il suo calvario verso la croce che si tramuta in redenzione, messaggio di speranza salvifico, perdono per i suoi carnefici e gli uomini tutti. Gli endecasillabi di questo poemetto diventano perle di saggezza, in questo periodo di folle corsa agli armamenti. Un urlo di dolore mistico per ribellarsi alle efferatezze degli uomini.

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