Perché la Vallonia sì e la Sicilia no?

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di Guido Di Stefano

 

Doveva essere l’Europa dei popoli e delle regioni e invece ci ritroviamo in una UE della finanza e della Commissione europea ovvero, crediamo, in una UE dei plutocrati e dei tecnocrati.

Regioni, addirittura ex stati sovrani, come Scozia, Sicilia, Sardegna, Catalogna o dei passati “land” tedeschi non hanno la possibilità di intervenire nelle drammatiche problematiche internazionali, neppure a livello consultivo: per loro è stato  applicato il ferreo principio della “anschluss” del 1938 tanto deprecata e condannata, a ragione,  da tutti i “radical-chic” in quel caso e non in altre similari effettive “ben accettate” in occidente.

Già perché l’anschluss tende alla cancellazione di ogni diversa identità o quanto meno alla sua “opacizzazione”.

Con stupore e con speranza insieme abbiamo preso conoscenza del veto contro l’accordo CETA (Comprehensive Economics and Trady Agreement), imposto dalla Regione Vallone alla nazione Belgio: pensate una regione leggermente più piccola della Sicilia e meno popolata ha  salvaguardato tutta la UE da un trattato trans-nazionale e pro-multinazionali e, in certo senso, si è messa di traverso per il trattato TTIP tanto caro a Barack Obama e ai suoi sudditi europei! Qualcuno sostiene che  l’accordo euro-canadese stoppato potesse essere il cavallo di Troia per aprire le porte al “prevaricatore” accordo Euro-USA.

E ci chiediamo: perché i Valloni hanno potuto opporsi e noi Siciliani siamo praticamente ingessati in ogni direzione? Forse circa  dieci secoli di interferenze e oppressioni “romane” hanno spento ogni voglia di combattere?

Tutti in certo qual modo conoscono le vicende politiche della Sicilia. Certo pochi sanno che la prima “magna charta” fu redatta da Ruggero II nel 1140 e dallo stesso “ritrattata” perché scomunicato e minacciato militarmente per tanta “sfrontatezza”. Ancora meno sanno delle successive scomuniche a Federico II di Svevia o, per farla breve, della scomunica per poco più di un etto di ceci connessa alla controversia liparitana. Parecchi sanno che la Sicilia fu frequentemente “usata” come  merce di scambio tra tutii i potentati europei al di là dello stretto: anche gli Asburgo hanno pascolato con i tributi di Sicilia e ricordiamo pure gli “imperi di Francia, Spagna e le pretese avanzate anche dal re Riccardo a completare il quadro: poteri “civili” e “religiosi” hanno sempre apprezzato il grasso pascolo siculo.

E quando al termine della II guerra mondiale si erano ridestate le coscienze e sembrava che l’amico “occidente” era favorevole alla restituzione dell’indipendenza alla Sicilia, ecco che l’amico ci ha abbandonati in balia di poteri  (visibili e/o invisibili poco importa) che ci hanno “rabboniti” con uno Statuto Speciale da non applicarsi: d’altra parte è da tempo prassi occidentale consolidata che trattati e norme vengano opportunamente “interpretati” alla bisogna!

Ci hanno logorati totalmente o forse, ancora peggio, ci hanno corrotti quanto basta per compiacere tutti quei potenti che, fatti alla mano, non meritano e non hanno mai meritato il potere detenuto.

Era la Sicilia isola smilitarizzata già al tempo degli antichi Romani e tale doveva restare secondo il trattato di Parigi del 1947 (successivo allo Statuto Speciale).

Invece, ironia della sorte o derisione degli “statisti” che non abbiamo al nostro “servizio”, ospitiamo (si dice) più ordigni nucleari del resto d’Italia e siamo “privilegiati” dalla singolare presenza della stazione MUOS (una della quattro al mondo), che secondo alcuni sostituisce la vecchia postazione HAARP, mai apertamente localizzata e/o dichiarata in Sicilia. Chissà forse era nascosta sul Gran Sasso o sul Monte Bianco!

Ed ora anno dopo anno, mentre i Valloni possono opporsi, noi Siciliani non possiamo disporre liberamente e pienamente dei nostri cieli, dei nostri mari, dei nostri suoli e neppure del nostro sottosuolo.

Tutti i “movimenti” civili sono condizionati dalle esigenze militari e belliche della NATO (o degli USA?). E le  ricerche e gli sfruttamenti minerari sono diventati archeologia o addirittura leggende metropolitane: a salvaguardia di chi e di cosa?

Aeroporti intercontinentali? Ovunque ma non in Sicilia!

Porti veramente internazionali e “franchi”? Non in Sicilia!

Oro, argento, rame, ferro, magnesio, tungsteno, “calcare speciale”, “gasoline”? Mai in queste terre incontaminate!

Infrastrutture? Non servono perché manca il fantascientifico ponte, quello della favola!

Ponte? Inutile perché non esistono infrastrutture da servire!

Scomuniche? Per i Siciliani tutte quelle concepibili; per il resto del mondo si vedrà purché non sfiorino i creatori e finanziatori di guerre, terrorismo ed esodi.

In conclusione: perché altri sì e noi no? Siamo considerati il muro basso dell’occidente!  Eh, sì! Siamo proprio in basso, al sud!  E poi il concetto di integrazione del vero popolo siciliano è umano non finanziario: è storicamente provato!

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