Manca tutto in Italia, a Gela manca il personale sanitario per effettuare gli esami diagnostici alle donne in stato di gravidanza. Manca tanto altro in verità all’ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Manca la salute pubblica in una cittadina con il più alto tasso di bambini nati malformati in Italia.
Non mancano a Gela ambulatori e cliniche private convenzionate dove le donne possono comunque fare il “tracciato” dell’ultimo mese. Perché in Sicilia dove non c’è pubblico c’è privato. Poi pagato sempre dal pubblico.
Eppure l’unità di ostetricia e ginecologia di Gela è stata insignita di gran titoli dalla Regione. È infatti “Punto nascita regionale” e “Unità di secondo livello”. Gran titoli per soli sei medici e quattro ostetriche. Manca appena il 60% del personale previsto. E nemmeno la graduatoria del personale supplente è utilizzabile visto che è scaduta e nessuno di premura di rinnovarla tra una nomina di tecnico esterno e la nomina di altri tecnici in grado di valutare la bravura degli altri tecnici esterni incaricati. Come se mancasse il personale alla Regione Sicilia.
Certo, la copertura del personale all’ospedale di Gela tocca all’Asp 2 di Caltanissetta e non alla Regione Sicilia, ma forse in un caso del genere ci sarebbe personale sufficiente per commissariare la stessa Asp 2 evidentemente incapace.
Altissimo il ricorso allo straordinario mentre i dipendenti accumulano ferie non godute. “Si sta sfiorando la paralisi”, dice Salvatore Russello della Cisl. Rischia di saltare pure la istituenda unità di terapia intensiva neonatale (Utin) assegnata recentemente dal servizio sanitario regionale all’ospedale di Gela. Il bacino d’utenza dell’ospedale gelese (120 mila abitanti) comprende i comuni di Butera, Niscemi e Mazzarino, cui si aggiunge buona parte della popolazione di Licata.
Luigi Asero