Visita istituzionale in Israele del rettore dell’Università di Catania

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Nell’ambito della missione promossa dalla Crui sono state poste le basi per future collaborazioni nei settori della tecnologia e dell’innovazione.

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Individuare le possibili collaborazioni con le università e i centri di ricerca israeliani nel campo del trasferimento tecnologico, ma anche per la realizzazione di programmi di tirocinio e accordi di collaborazione per favorire la mobilità di studenti e docenti e l’attivazione di corsi di laurea e dottorati con doppio titolo: sono questi i temi principali che il rettore dell’Università di Catania Francesco Priolo ha affrontato in occasione della visita istituzionale organizzata dalla Crui su proposta dell’Ambasciata israeliana a Roma.

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Nel corso del fitto programma di incontri (dal 4 all’8 dicembre), la delegazione italiana, composta da rappresentati di dodici istituzioni tra atenei e centri di ricerca, è stata ospitata dai vertici della Dan Panorama Tel Aviv, della Tel Aviv University, della TAU Ventures (Tel Aviv University investments vehicle),  della Open University, della Ben Gurion University, della Hackathon of BGU on Violence against women, della Haifa University, del Technion Institute, della Hebrew University, della Bar-Ilan University e, inoltre, anche dai membri dell’Association of Italian Scholars and Scientists in Israel.

Al centro degli incontri le tematiche di comune interesse su neuroscienze, cybersecurity, studi sull’antisemitismo, robotica e veicoli autonomi, sostenibilità ambientale, astrofisica, agricoltura, salute, smart cities, innovative learning, biotecnologie e nanotecnologie, per costruire future collaborazioni e attivare sinergie accademiche e industriali. Ad oggi l’Università di Catania vanta una storica collaborazione con la Tel Aviv University, dal 2007, nel campo dell’ingegneria elettronica.

Israele è, infatti, considerato l’ambiente naturale delle start-up, la “Start-up Nation” visto che, sulla base dei dati relativi al 2021, ne esiste una ogni 1400 abitanti, il rapporto più elevato al mondo. E ancora il settore hi-tech genera oggi il 13% del Pil israeliano e l’economia è trainata per il 50% dalle esportazioni. Fondamentale anche il ruolo dell’innovazione applicata in tutte le discipline, dall’agricoltura all’aerospazio, dalla salute all’energia sino all’automotive.

Un sistema supportato da una spesa israeliana in ricerca e sviluppo superiore al 4% del Pil (tre volte quella italiana) che favorisce anche il conseguimento del titolo di laurea a quasi la metà della popolazione (in Italia meno del 20%). Proprio in Israele, negli ultimi anni, diverse multinazionali hanno inaugurato “Poli di Ricerca e Sviluppo” per usufruire dell’ecosistema israeliano di ricerca e d’innovazione tecnologica d’avanguardia.

In foto un momento della visita al Technion Institute

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