Dopo Elezioni: riprendono sbarchi e vittime di migranti

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di Carlo Barbagallo

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Lo avevamo previsto e lo avevamo scritto: nel periodo della campagna elettorale ci sarebbe stato lo “Stop” ai viaggi dei migranti, “Stop” che puntuale sarebbe stato tolto a conclusione della stessa campagna. Così è stato, e noi (ma possiamo, come al solito, essere in errore) siamo convinti che di “casuale” non ci sia un bel nulla. Una notizia flash dell’Agenzia Ansa, passata inosservata dai mass media, naturalmente troppo impegnati a fornire informazioni sull’andamento della consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento nazionale riporta: Ventuno persone, compresa una donna in gravidanza, sarebbero annegate nel naufragio di un’imbarcazione in legno a 55 miglia dalle coste libiche. Lo hanno riferito i trenta sopravvissuti al naufragio, avvenuto due giorni fa (sabato 3 marzo, vigilia voto, n.d.r.) al personale a bordo di nave Aquarius, noleggiata da Sos Mediterranee e gestita in partnership con Medici senza frontiere. Un giovane del Gambia ha detto di avere “perso mio fratello, che è morto” e che sulla barca erano “in 51, comprese 5 donne, quattro sono affogate e una di loro era incinta”.

Non solo dalla Libia è ripreso il flusso dei disperati, ma è ripreso anche quel flusso che di “disperato” probabilmente ha ben poco, quello proveniente dalla Tunisia, che finisce quasi sempre nello stesso luogo, nelle coste dell’Agrigentino. Quel flusso di “clandestini” che arrivano in barche degne di questo nome, “sicure” nell’attraversamento delle acque del Mediterraneo, e che vengono abbandonate sulla spiaggia dopo avere scaricato un numero imprecisato di “fuggitivi”. Come ha scritto Alessandra Benignetti sul quotidiano Il Giornale (5 marzo) A testimonianza del passaggio dei migranti restano alcuni indumenti maschili, abbandonati tra la macchia mediterranea, e il peschereccio lasciato alla deriva davanti alla costa a causa del mare agitato (…).

Quest’ultima informazione è stata fornita dall’Associazione Agrigentina “Mareamico” che da tempo ha posto un osservatorio di “segnalazione” nelle spiagge che maggiormente si prestano agli sbarchi. Claudio Lombardo, responsabile provinciale dell’associazione, afferma: “Sicuramente non si tratta di donne e bambini, ma di persone preparate e allenate, veri e propri rambo che di notte hanno scalato una collina impervia e pericolosa che noi non siamo riusciti a scendere neppure di giorno, prima di disperdersi nelle campagne tra Punta Bianca e Zingarello”. Ora le Forze dell’Ordine indagano in quanto si è risaliti alla nazionalità del peschereccio abbandonato: è iscritto nel registro di Monastir”, città che si trova davanti alle coste agrigentine, a 160 chilometri da Tunisi. Ovviamente sono state avviate le ricerche degli sconosciuti di quest’ultimo sbarco, che altrettanto ovviamente daranno scarsi risultati vista la “capacità” dei clandestini di far perdere le loro tracce appena posto piede sul territorio siciliano. Altrettanto ovviamente non è esclusa l’ipotesi che tra i migranti provenienti dal Paese nordafricano possano essersi infiltrati anche terroristi. Da giugno a dicembre dello scorso anno sono stati oltre 5 mila i clandestini che hanno raggiunto le coste dell’agrigentino e quelle delle Isole Pelagie, ancora sconosciuto il numero di coloro che sono sbarcati nei primi due mesi dell’anno in corso.

Il dato che in questa sede rileviamo, come detto all’inizio, e lo strano “Stop” degli sbarchi nel corso della campagna elettorale italiana: sembra proprio che una esperta regia, che conosce dettagliatamente ciò che accade nel nostro Paese, muova le pedine della partita del flusso migratorio diretto in Italia attraversando la Sicilia (per necessità o opportunismo pratico?). Appare curiosa anche la circostanza che il “controllo” delle spiagge Agrigentine debba essere tenuto principalmente dai volontari di “Mareamico” e non massicciamente e preventivamente da coloro che istituzionalmente sono preposti alla sicurezza del territorio, in quanto è risaputo che dare la “caccia” a chi fugge è sempre impresa più difficile e spesso infruttuosa.

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