Sbarchi in Sicilia: le storie dei migranti non fanno più storia

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di Carlo Barbagallo

 

A chi interessa il flusso non stop dei migranti verso la Sicilia/Italia? A pochi, soprattutto a chi ha “interesse” nell’accoglienza, nella speculazione sull’accoglienza. In realtà non fanno più “storia” le storie dei migranti/profughi vivi o morti che vengono sbarcati quotidianamente sulle banchine, ed è questo uno dei motivi principali per il quale non si conoscono le destinazioni dei fuggitivi che riescono a raggiungere la meta/base da dove si dirama, poi, il loro “smistamento” verso località che i più non conoscono.

Immigrati a Lampedusa
Immigrati a Lampedusa

I mass media (La Repubblica, Palermo) informano: nell’ultima settimana sono stati recuperati nel Canale di Sicilia 26 cadaveri – 23 solo negli ultimi tre giorni – e sono state tratte in salvo 6.500 persone. Si teme, inoltre, che un numero imprecisato di migranti siano annegati durante la traversata e scomparsi in mare. Diciassette delle 26 vittime dell’ultima settimana sono state trasportate a Palermo, a bordo della nave Siem Pilot che ha partecipato ai soccorsi nel Mediterraneo centrale. Dalla nave sono sbarcati oltre mille migranti tratti in salvo nei giorni scorsi (…) un altro arrivo al porto di Messina dove è approdata la nave militare ausiliaria tedesca Werra con a bordo 840 migranti, e ancora una nave ad Augusta, la Okyroe sulla quale erano imbarcate 800 persone.

Al “solito” sono i numeri a parlare delle continue tragedie, ma non tutti sono forti in matematica e i “numeri”, in definitiva, si dimenticano, soprattutto per quanto riguarda le “addizioni”. Secondo i più recenti dati di Unhcr tra il primo gennaio e il 30 settembre di quest’anno hanno attraversato il Mediterraneo, più di trecento mila fuggitivi, dei quali più di 131 mila sono sbarcati in Sicilia/Italia, gli altri in Grecia. I morti sono stati più di tremila. A partire dallo scorso settembre i flussi verso la Grecia si sono praticamente azzerati dopo la chiusura della rotta balcanica.

Sui viaggi della disperazione e sulla loro accoglienza le forze dell’ordine sono costantemente in stato di allerta: non sono soltanto le speculazioni che derivano dall’accoglienza nei centri più o meno “abilitati” a fare scandalo, ma sono anche organizzazioni criminali estere ad approfittare della tragica situazione. A Catania la Polizia ha eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 15 nigeriani accusati di avere gestito una tratta di giovanissime loro connazionali che avrebbero “reclutato, introdotto, trasportato e ospitato” in Italia per “costringerle ad esercitare la prostituzione”. Sono indagati, a vario titolo, di associazione per delinquere, tratta di persone con l’aggravante della transnazionalità e di induzione e sfruttamento della prostituzione. Indagini della squadra mobile hanno evidenziato l’esistenza di più organizzazioni criminali, con basi in Nigeria, Libia, Catania, Campania ed in altre città del Nord Italia.

Sbarco migranti a Pozzallo
Sbarco migranti a Pozzallo

Guerre, dittature, mancanza di opportunità economiche e cambiamenti climatici sono tra i fattori che alimentano i circuiti dei migranti. E modificano quotidianamente lo scenario geopolitico mondiale. Come scrive Massimo Livi Bacci su Limes La nuova mondializzazione sconvolge le categorie della migrazione, mescolando le etnie e inventando vie di contatto tra le persone. Difficile distinguere fra profugo e migrante economico.

Nel rapporto dell’Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) nel 2014 quasi 60 milioni di persone nel mondo sono fuggite dai Paesi di origine. L’accelerazione principale, si legge nel report, è iniziata nei primi mesi del 2011 “con lo scoppio della guerra in Siria”, con 11 milioni e 600 mila persone tra sfollati interni e rifugiati. A questi si aggiunge chi fugge da altre situazioni difficili, visto che negli ultimi 5 anni sono stati 15 i conflitti scoppiati o riattivati tra Africa (8), Medio Oriente (3), Europa (1) e Asia (3).

“Numeri” scarni per indicare una situazione fluida che tende ad aggravarsi maggiormente ogni giorno che trascorre. Una situazione che non trova un freno visti i conflitti bellici che non si arrestano.

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