È più facile governare in guerra che in pace

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di Guido Di Stefano

L’enunciazione si è sentita, quasi in alcuni sussurri, a partire dal ventesimo secolo e ancora più sorprendentemente è stata velocemente “taciuta” e sepolta.

L’occidente tuttavia l’ha nel silenzio (de)tesaurizzata e ininterrottamente applicata impregnandola sempre più con il più sfrontato cinismo nascosto sotto le mentite spoglie dei più nobili ideali sociali, civili, religiosi, umani: mentre “il re è nudo” continuano a moltiplicarsi i sarti del re e i cantori della beltà degli abiti reali. E perché? Per l’autoconservazione del potere, al servizio di se stesso.

La pratica non è assolutamente riconducibile e circoscrivibile al latino “divide et impera”. Allora era più esatta la definizione e la separazione dei poteri. Lo Stato era lo stato e governava i popoli, gli eserciti e la moneta; comandava e dirigeva gli aspetti della vita terrena, senza sconfinare (più di quanto poteva richiedere l’ordine pubblico) nelle questioni dello spirito.

Non c’erano gli dei della finanza e non c’erano le potenti e ricche istituzioni e organizzazioni nazionali-internazionali-sovranazionali-apolitiche-apartitiche-asettiche eppure capaci di determinare sconvolgimenti-guerre-massacri: nessun ricco poteva “ipso facto” comprare o fare fallire uno stato.

Già ci volle tanto coraggio al sorgere del ventesimo secolo a sussurrare la critica (non troppo velata) sulle effettive capacità di governo di tanti grandi che poi così grandi non furono e  non sono.

Quanti hanno avuto i loro momenti di gloria speculando sulle paure e sulle vite dei popoli contrapposti ai nemici del momento? Quanti hanno perpetuato il potere immeritato alimentando tensioni, paure, morte, sofferenze? La storia racconta delle immeritate ed effimere glorie di alcuni, delle tristi nomee di altri e dei dolori delle masse.

Solo pochi  grandi sono capaci di governare in pace; tutti i piccoli invece si appoggiano sempre alle guerre, da quelle tra i poveri a quelle tra i ricchi, possibilmente in un clima di diffuso e perenne terrore infiorato con le decorazioni di milioni di morti.

Scontri, guerre, terrore, morte, intolleranza vengono diabolicamente coltivati e ciò lo racconta bene la storia del ventesimo secolo e degli inizi de ventunesimo: non occorre spingersi dettagliatamente indietro nel tempo. Del passato più lontano basta richiamare i nefasti fasti coloniali con interi continenti demonizzati, massacrati e espropriati anche della vita.

Fossero eliminate tutte le coperture dei segreti di stato! Chissà  in quali fanghi precipiterebbero tanti astri e tanti impuniti del passato! E chissà in quali caverne andrebbero a nascondersi  tanti artisti del  “politically correct” che per ragioni che ignoriamo continuano a equiparare gli italici e i siculi emigrati del novecento (per triste necessità e non certo per  manie stragiste) ai poco pacifici e piuttosto intolleranti nostri massacratori.

Forse hanno dimenticato senso profondo della democratica libertà di parola: non significa affatto dovere parlare a tutti i costi e anche a sproposito, ma potere contribuire al trionfo della verità!

Lo capissero tutti che abbiamo raccolto e raccogliamo quello che da generazioni seminiamo.

Guerre coloniali, neo-coloniali, guerre mondiali. Armi atomiche, batteriologiche, chimiche, diffamazioni, calunnie, disinformazioni, contrinformazioni, menzogne, menzogne, menzogne e l’idolatria dilagante per il denaro e le frange di potere allo scopo utili.

Non si può più parlare di Eden (o paradiso terrestre) ma solo di Ade (inferno  in terra). Troppe Istituzioni (politiche, religiose, filantropiche, ecc.) hanno tenacemente lavorato per il “loro bene comune” in danno dell’umanità.

Possiamo farvi una carrellata delle “non verità” di parte con cui ci è stata avvelenata l’esistenza e ci è stata negata la luce della verità: i cattivi Austriaci, i tirannici “Borbone”, il re galantuomo, i benefici dell’unità (ma l’oro, lo zolfo  e le attività produttive dove andarono?), gli ideatori delle guerre mondiali (due più quella ibrida in corso), la disinteressata “umanità” degli alleati, l’ateismo irrecuperabile della Russia sovietica (ci dicevano che poi la Russia si sarebbe miracolosamente convertita).

Insomma le menzogne seguivano alle menzogne venendo progressivamente elevate al rango di indiscutibili dogmi di democrazia e dei fede. Il tempo però è “galantuomo” si diceva ed è vero. Abbiamo così potuto constatare che settanta anni di “spietato comunismo” hanno lasciato un popolo russo molto più religioso di ogni altro popolo occidentale  e pure che probabilmente i voti incasellati per il famoso scudo crociato e suoi alleati hanno contribuito a caricare sulle spalle degli italiani le sofferenze (o croci) più immeritate: non dimentichiamo le tensioni e i terrori che hanno travagliato l’Italia in genere; e il razzismo che ha soffocato la Sicilia?

La “STORIA” racconta: i poteri sostengono i poteri!

Ricordiamo che erano  pure “cattolicissimi” certi re d’Europa,  lestissimi ad armare il braccio contro i pacifici e i miseri in patria e per il mondo e solerti persecutori dei “libero-pensanti”.

Chissà perché la volontà e la forza di separare religione e politica era ed è  eresiarca! Ma non l’aveva ordinato Gesù? E sempre Gesù non ha pronunciato parole di disapprovazione  contro  i servitori del dio denaro e contro i mercanti nel tempio? Allora come si sono trovati i giustificativi per le devastazioni coloniali, le ruberie, l’usura, le truffe, i raggiri? E perché restano inascoltate anche le atri autorevoli voci che si sono levate nel mondo contro l’usura e gli  idolatri “auro-fagi”? Solo questioni di potere e della sua autoconservazione nel caos, nell’odio, nella guerra, nella morte?

Solo i grandi sanno governare in pace! E i grandi non hanno etichette, non hanno colori, non si atteggiano a onnipotenti divinità: si pongono al servizio dell’umanità.

Aiutateci a scoprire quali grandi ci ha donato la storia del secondo millennio!  Non osiamo approfondire questi inizi del terzo millennio! E se scoprissimo che, se grandi sono vissuti e vivono, sono prodotti della vera e universale umanità? Non del solo occidente, non del solo  oriente: ma di quell’umanità universale che degnamente rappresenta la “razza umana” e che al suo interno si illumina della scintilla del Creatore.

Usciamo dalla perversa spira dell’odio e del profitto a qualsiasi prezzo: chi ci ha tradito con le menzogne continuerà per la sua strada, senza scrupoli, senza dignità, senza futuro.

C’è ancora qualche speranza per questa umanità sempre meno “umana” e più “robotizzata”?

A chi e in cosa possiamo credere, quando anche la rigida scienza entra nel gioco delle parti?

Ci aggrappiamo alle parole di Albert Einstein, appartenente alla razza umana: “Meglio essere ottimisti e avere torto  che  essere pessimisti e avere ragione”.

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