Fuggitivi, lavoro, vampiri

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barcone_immigrazionedi Guido Di Stefano

    I più, influenzati e/o forse ossequiosi (se non complici compiacenti) degli occidentali regimi (dalla sovranità che nei fatti non brilla poi tanto) li chiamano migranti, quasi avessero realmente delle vere scelte alternative.

   Noi li consideriamo “fuggitivi”. Fuggono dalle loro terre da noi occidentali rapinate e rese inospitali con i nostri fiori del male: le nostre guerre, i “nostri” armati (o per nazionalità o/e per mezzi bellici o/e per sostegni vari), le nostre bombe,   la povertà e fame imposte, la oceanica democrazia con cui abbiamo travolto il loro mondo, il loro universo.

   Quasi tutti fuggono per la vita e per la libertà; per loro e per i loro figli; per uscire dalle tenebre del presente e accendere la luce del futuro: per costruire e non per distruggere.

   Già quasi tutti:  perché bene o male non sono virtù o dannazione in uso esclusivo a nessuna gente, a nessun gruppo, a nessun singolo. E quindi da noi arrivano molti  fuggitivi, e mischiati ai bravi sempre sranno  i lupi travestiti da agnelli; e di contro loro (i fuggitivi) da noi trovano non solo “buoni samaritani” ma anche briganti con i “bastoni”.

   E’ nostro dovere morale aiutarli e rispettarli (se ci chiedono aiuto e collaborano, se chiedono rispetto e ci rispettano) , come ci ordinano la nostra storia, la nostra cultura, il nostro credo : sono il “nostro prossimo” da amare come noi stessi;  sono i nostri fratelli anche se discendono da altre realtà; siamo tutti uomini che Dio ama o se vogliamo siamo le “pecore dello stesso unico buon Pastore” pur provenendo da diversi recinti.

   Ed è nostro dovere giuridico e risarcitorio: ci siamo resi complici della follia imperialista, neppure tanto velata, esplosa in qualche nazione (meno esposta) e imposta non solo ai sudditi, anche in loro danno (specie per le genti sicule e italiane, attualmente le più esposte e alla totale mercè dell’impero) ma anche a chi vuole essere considerato “amico” e desidera vivere in pace.  Chissà perché la Tunisia è una delle prede favorite per gli atti terroristici! Per caso il governo tunisino non ha esaudito qualche “fraterno occidentale” desiderio  imperiale?

    I nostri “governanti” e “informatori” ci incoraggiano sulla via dell’accoglienza e dell’integrazione (di cui non capiscono  bene il significato), illustrando in tutte le varianti l’impatto produttivo delle nuove forze LAVORO, costituibili con i “migranti”: parlano di ricchezza per il paese.

    Non vogliamo entrare nella “contabilità” e prendiamo per condivisibile lo spirito delle argomentazioni: qualcosa di simile è successo in altri tempi, in altre organizzazioni nazionali, con altre leggi e regolamenti e con bel altri governanti e controllori. A livello teorico potrebbe ripartire alla grande l’economia, come argomentano.

    Ma siamo nell’Italia delle oltre 150.000 leggi, cui vanno aggiunti regolamenti, circolari, fisime personali e quant’altro. Siamo nell’Italia dove in pratica viene praticata la professione di politico; dove dall’oggi al domani tanti tecnici si scoprono statisti e tanti politici diventano “onniscienti”; dove tanti rapporti fiduciari maturano fuori dagli ambienti istituzionali per essere imposti e subiti a discrezione di pochi, perché tanto l’italico contribuente paga sempre.

   Siamo nell’Italia dove frequentemente emergono situazioni di “caporalato” e di “lavoro nero”, in danno di molti lavoratori siano essi “autoctoni” siano essi extra-europei (forse più colpiti per il loro estremo stato di necessità).

   Siamo nell’Italia degli scandali relativi alle indegne speculazioni sull’accoglienza ai migranti.

   In questa involuzione neocolonialista, supinamente accettata o condivisa dall’UE, noi Italiani, membri emeriti del G7, non riusciamo a debellare i nostri  VAMPIRI del lavoro.

  Noi pensiamo: chi succhia il sangue dei lavoratori pagandoli magari  un quarto (o meno) del dovuto, negando loro le coperture assicurative-infortunistiche-previdenziali, negando loro ogni elementare diritto, magari minacciandoli, dovrebbe essere spogliato dell’azienda e di ogni suo avere quale schiavista e malavitoso recidivo e pernicioso per l’umanità; e i loro eventuali complici (a volte anche persone stimate e lavoratori con duplice o più attività)  ed “eventuali” referenti dovrebbero subire le stesse pene. Ai tempi di Federico II di Svevia la truffa o il furto a un “pellegrino” (considerato persona  in stato di necessità) era considerato “reato in recidiva” e punito con l’aggravante.

   Tutte le leggi sul lavoro sono state rivisitate: ma non abbiamo avuto notizia finora di una più drastica e severa rivisitazione trattazione del “lavoro in nero” per quello che effettivamente è: cioè è in ogni caso schiavismo (in danno dei più deboli e bisognosi) e vampirismo (in danno dei singoli e della società).

   Sono le nostre leggi mirate per combattere schiavisti e vampiri?

   E i controllori e i giudicanti  hanno mezzi e strumenti idonei per cancellare i sopra detti ladri di vita e di sogni.

   Siamo in grado di dare e avere  giustizia e rispetto?

   E i nostri governanti, i nostri vertici,  i nostri luminari, i nostri esperti hanno capito che noi, per offrire “accoglienza e integrazione”,  non dobbiamo nascondere e spogliarci   delle memorie dei nostri padri, della nostra storia, del nostro credo, della nostra cultura, delle nostre tradizioni?

   Qualche volta sembra proprio di no!

   In ogni caso: benvenuto fratello e che il cielo ci protegga tutti!

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