Clandestini: la speranza più forte della paura

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bandieraDi Salvo Barbagallo

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Il sindaco di Catania Enzo Bianco ha proclamato mercoledì, vigilia di Ferragosto, lutto cittadino per la morte dei sei clandestini affogati a pochi metri dalla sabbia della Playa. Nella giornata di mercoledì le bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea degli uffici pubblici sono esposte a mezz’asta e sono sospese tutte le manifestazioni pubbliche.

Venti profughi, su 46, ricoverati nella scuola “Andrea Doria” di Catania in attesa di essere identificati, sono fuggiti facendo perdere le loro tracce. Nell’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania si è svolta l’identificazione dei cadaveri dei sei migranti deceduti. Ali Ahemed Esman egiziano che vive a Milano, con regolare permesso di soggiorno, è il cugino del più giovane dei morti: “Chi parte per attraversare il Canale di Sicilia non sa niente dell’Italia, della crisi, che qui si sta male, eppure la loro ambizione è quella di partire verso l’Italia”

migrantiAlla vigilia di questa “vigilia di festa” estiva, a Portopalo sono sbarcati 163 migranti, siriani ed egiziani. Sono arrivati  su un barcone in ferro di colore arancione di 27 metri di lunghezza, con scritte in caratteri arabi sulle fiancate, che è attraccato sulla banchina del molo. Dei 163 clandestini 66 sono minori, 53 uomini e 45 donne. Sono state unità della Guardia di Finanza a intercettare il barcone a circa 25 miglia dalla costa: gli immigrati sono stati condotti nello spazio esterno dell’ex mercato ittico dove hanno ricevuto la prima assistenza e dove è avvenuto il loro riconoscimento da parte delle forze dell’ordine.

Non ha interruzione temporale il flusso di barconi con migranti che pagano caro il loro viaggio verso quella che ritengono la “terra promessa”: da Capo Passero a Catania, alle coste della Calabria. Non è dato conoscere il numero di quanti si perdono in mare, le autorità immaginano soltanto il grande guadagno che ne hanno le organizzazioni criminali che si dedicano a questo sporco traffico marino. Non ci sono strutture di accoglienza, né servizi adeguati, nei posti dove giungono ormai migliaia di clandestini che fuggono dalla loro patria, sia dall’Egitto o dalla Siria, o da qualsiasi altro Paese.

Nel corso del 2012, secondo i dati ufficiali dell’agenzia europea Frontex, stanno aumentando gli sbarchi di profughi siriani, afghani, somali, ed eritrei. Non è però l’Italia, la Sicilia, la prima frontiera che siriani e afghani cercano di varcare per entrare in Europa, quanto la Grecia. Se infatti nel corso dell’anno scorso risultano giunti via mare in Italia circa 15 mila clandestini, in Grecia ne sono giunti oltre 37 mila.

I numeri di chi affronta il mare stanno crescendo. Negli ultimi sei mesi sono stati circa 13 mila i migranti sbarcati nelle coste del sud Italia. Le rotte che seguono navi e barconi con a bordo clandestini cambiano con il mutare del dispositivo di contrasto. Al momento sono diminuite le partenze dalla Libia e dalla Tunisia, mentre il flusso diventa più forte dal Medio Oriente verso la Sicilia orientale e la Calabria.

Per fronteggiare la situazione a Sud sono in azione costantemente gli Atlantic Brecquet del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, velivoli e mezzi navali della Marina militare, della Finanza e della Guardia Costiera, ma a volte sono insufficienti, qualcosa sfugge, come il peschereccio arenatosi a 15 metri della spiaggia di Catania.

Le tecniche che usano i trafficanti dei viaggi dei clandestini sono note: navi-madre imbarcano i clandestini in porti compiacenti del Mediterraneo, e quando sono in prossimità delle acque territoriali italiane trasbordano gli sventurati sui barconi mandandoli alla deriva. Oppure caricano i fuggiaschi su barconi fatiscenti e li mandano in mare. In molti casi gli organizzatori di questo traffico umano forniscono i migranti di telefono satellitare con appuntato il numero delle sale operative italiane affinché possano essere salvati.

Organizzazioni criminali efficienti che difficilmente vengono identificate perché, anche se nessuno lo ammetterà mai, è scarsa la collaborazione di contrasto con le autorità dei Paesi da dove partono giornalmente centinaia e centinaia di derelitti.

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