Scuola “Quirino Maiorana”: i ragazzi parlano di accoglienza al Tribunale dei minori di Catania

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“Sono un fuggiasco. Scappo dalle bombe. Non ho più nulla. Ma sono vivo e voglio vivere”.

Con versi come questi, di una poesia scarna e frammentata, come se la voce immaginata fosse quella di un rifugiato che chiede asilo: così si presenteranno gli studenti della classe seconda I della S.M.S. Quirino Maiorana di Catania al presidente del Tribunale per i minorenni di Catana. Nei giorni scorsi, infatti, la classe ha consegnato al presidente Roberto Di Bella una stampa, a firma di tutti loro, di un breve testo in versi liberi di loro ideazione, che riassume l’articolato lavoro di approfondimento realizzato per il progetto-concorso del Senato della Repubblica italiana dal titolo “Testimoni dei diritti”. Partecipando a questa particolare avventura didattica, gli studenti della seconda I della Maiorana hanno scelto di approfondire l’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani – che parla proprio di diritto d’asilo – e a partire dal mese di novembre si sono cimentati in un vero e proprio studio monografico sulla complessa tematica del rifugiato, scoprendo leggi, ruoli di questure e tribunali, associazioni di volontariato ed enti governativi. Ma soprattutto, ai ragazzi questo studio sul campo ha rivelato l’umanità che si nasconde dietro i richiedenti asilo, che hanno conosciuto direttamente entrando in confidenza con loro (in particolare un ragazzo e una ragazza somali) e smontando qualsiasi possibile luogo comune.

Il progetto è stato caratterizzato da diverse fasi, tra cui spiccano la realizzazione di una originale conferenza stampa pubblica, per diffondere le conoscenze accumulate grazie ai numerosi incontri e anche di una serie di video spot ideati e realizzati dai ragazzi contro la discriminazione razziale. Parole chiave, l’accoglienza e il rispetto per chi fugge dal proprio paese a causa di guerre e mancanza dei diritti essenziali.  

Il motto degli studenti è semplice: per cambiare il mondo bisogna far camminare le informazioni, ascoltare le storie delle donne e degli uomini, accogliere. Per questo è sembrato significativo lasciare un segno visibile al Tribunale per i minorenni. “Se mi accogli… costruiamo insieme come fratelli”.

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