I segreti di Inessa, la città perduta alla periferia di Catania

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Presentato nella sede dell’Istituto per la Cultura Siciliana il libro “Inessa, città di Sicilia sacra e nobilissima”

di Santi Maria Randazzo.

di Vito Padula

Solo qualche osservazione, o meglio qualche considerazione sull’ultimo lavoro dello studioso Santi Maria Randazzo “Inessa città di Sicilia sacra e nobilissima presentato ieri nella sede dell’Istituto per la Cultura Siciliana a Catania.

Molto attesa la presentazione del libro, edito da Mare Nostrum Edizioni e già in libreria o reperibile nello stesso sito della Casa editrice: le anticipazioni avute, infatti, hanno suscitato interesse non solo negli ambienti accademici, ma anche fra gli appassionati della realtà storica Isolana.

Poche considerazioni in quanto, a seguire, “La  voce dell’Isola” pubblica l’intero video della presentazione e il lettore ha così la possibilità di formarsi una propria opinione, che può sicuramente approfondire con la lettura dello stesso volume “Inessa”.

In articoli precedenti abbiamo tracciato il “profilo” di Santi Maria Randazzo: abbiamo avuto conferma che la definizione di “investigatore del passato” da noi attribuitagli non era errata. Avendolo ascoltato nel corso della presentazione, possiamo aggiungere che è un “appassionato” ricercatore delle “cose” antiche (ma anche “nuove”) di questa Terra-Sicilia come pochi in circolazione nell’arida attualità culturale che ci circonda.

L’incontro tenuto all’Istituto per la Cultura Siciliana è stato introdotto dal presidente del sodalizio Luigi Asero in maniera appropriata ed ha dato modo al relatore, dottor Giovanni Fragalà, di sottolineare i punti salienti della ricerca di Santi Maria Randazzo: l’esistenza e soprattutto l’individuazione della location dell’insediamento urbano di questa città “perduta”, di una città della quale si hanno pochi riferimenti contrastanti sulla collocazione territoriale. Alle domande del relatore, dottor Giovanni Fragalà e del presidente dell’Istituto che ha ospitato l’evento culturale, Luigi Asero, e alle domande provenienti da un attento pubblico, Santi Maria Randazzo ha risposto in maniera chiara e puntigliosa, sostenendo che la città di Inessa sorgeva nell’area dove è situata l’attuale cittadina di Motta Santa Anastasia. Una convinzione scaturita dalle “investigazioni” effettuate su antichi testi, sull’analisi degli avvenimenti storici succedutisi nel corso di millenni prima di Cristo e dopo nei secoli, e anche sullo studio di reperti archeologici rinvenuti sui luoghi esaminati.

Dall’incontro per la presentazione del lavoro di Santi Maria Randazzo emergono amare constatazioni: la diffusa “ignoranza” che si ha della “storia” di Sicilia, dell’assente (o quasi) intervento da parte delle istituzioni (nazionali, regionali e locali) verso un patrimonio che andrebbe non solo “scoperto” ma valorizzato. Quest’ultima “constatazione” è stata sottolineata dallo stesso relatore dottor Fragalà che ha posto in evidenza una sintetica frase dell’autore della ricerca, riportata nel libro: “La mancanza di riscontri diretti provenienti dal territorio di Motta Santa Anastasia dovuta alla assoluta carenza di scavi archeologici sistematici da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali, non ha, sinora, permesso un riscontro diretto tra l’evidenza archeologica e i racconti degli storici che rimangono, nel caso in specie, le uniche fonti da cui partire per potere ricostruire la storia di Inessa, correlate ai dati archeologici provenienti dalle zone immediatamente circostanti o da reperti archeologici occasionalmente ritrovati”.

Come dire: difficile orientarsi nel presente se si è perso di vista il passato…

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