Gdf Palermo confisca 100mln di beni all’l’imprenditore Ferdico

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Beni per oltre 100 milioni di euro sono stati confiscati in via definitiva a Giuseppe Ferdico, 66 anni, imprenditore palermitano nel settore della grande distribuzione di prodotti per l’igiene e la casa ritenuto contiguo a Cosa Nostra e, in particolare, alla famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Il provvedimento, eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Palermo, è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo, su richiesta della Dda ed è divenuto irrevocabile con sentenza della Corte di Cassazione.

Confiscate le quote societarie di 6 imprese operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi e proprietarie di 4 complessi immobiliari a destinazione commerciale (ipermercati) e industriale (centro distribuzione merci), con sedi a Palermo e Carini; 4 conti correnti; 13 terreni; 16 appartamenti a Palermo; due ville di lusso a Tommaso Natale e Sferracavallo.

Le indagini, eseguite tra il 2006 ed il 2008 dagli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo – Gico, G.I.C.O, hanno accertato la contiguità di Ferdico con le famiglie mafiose di Acquasanta e San Lorenzo. A questo si sono aggiunte le dichiarazioni convergenti di numerosi collaboratori di giustizia e le risultanze della corrispondenza sequestrata in occasione degli arresti dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.

Assolto nel primo grado di giudizio, Ferdico è stato condannato in appello a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa (a seguito del ricorso in Cassazione, la Suprema Corte ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello che non si è ancora pronunciata). Secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, l’imprenditore palermitano avrebbe utilizzato, nella gestione della sua attività, anche risorse finanziarie di Claudio Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore, e di altri esponenti del mandamento di San Lorenzo; si sarebbe interposto nella titolarità di immobili ad uso commerciale, in realtà riferibili alla famiglia mafiosa di Carini e avrebbe immesso nelle proprie società 400 milioni di lire riconducibili alla famiglia dell’Acquasanta.

Ferdico inoltre sarebbe stato, fin dagli albori della sua iniziativa imprenditoriale, “a disposizione di Cosa Nostra, garantendo ritorni economici e assunzioni a familiari di uomini d’onore” e grazie ai suoi rapporti con i clan avrebbe potuto espandersi economicamente nei territori da loro controllati. Ad avvalorare la contiguità di Ferdico con la mafia sono stati anche i ‘pizzini’ ritrovati con l’arresto dei boss Provenzano e Lo Piccolo: l’imprenditore garantiva posti di lavoro e corrispondeva periodicamente ingenti somme di denaro a titolo di ripartizione degli utili.

Gli approfondimenti economico-patrimoniali inoltre hanno fatto emergere, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, l’immissione di capitali nelle aziende da parte di Ferdico e dei suoi familiari e uno sviluppo imprenditoriale significativo proprio nelle aree territoriali di riferimento delle famiglie mafiose ritenute “vicine”. Nel 2012 la Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Palermo, ritenendo l’imprenditore “soggetto socialmente pericoloso in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso”, ha disposto il sequestro dell’intero patrimonio.

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