I Comuni siciliani ridotti al lastrico

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Di Giuseppe Firrincieli

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, non è un politico, ma un economista di fama mondiale e regge un Governo appoggiato da quasi tutti i partiti presenti in Parlamento.

Il Primo Ministro è consapevole, almeno della situazione della Sicilia, con la maggior parte dei Comuni in crisi finanziaria? Il Premier Draghi è a conoscenza che l’apparato politico-istituzionale nazionale, a partire dal Quirinale e per arrivare all’ultima regione del Sud insulare costa circa 10 miliardi l’anno?

Da vent’anni con il cambio lira-euro, il popolo italiano, ed in particolare l’intero Sud, è passato ad una crisi economica irreversibile ed irresponsabile da parte dei Governi che si sono succeduti. L’operazione del Prodi, responsabile del cambio della moneta nazionale con quella europea ha fatto sì che il famigerato debito pubblico si quadruplicasse, per favorire l’operazione salva Germania dell’Est della Merkel. Oggi con tale ritmo, stiamo continuando a riempire di denaro sonante quel Paperon dei Paperoni di Soros e, con una notizia appena apparsa, sui media, e subito cancellata, pare che molti personaggi pubblici continuano ad immagazzinare denaro alle Isole Cayman  con spudorata sfrontatezza.

Ritornando in Sicilia, lo sfruttamento dell’Isola, ahimè, è giunto peggio di quello vituperato dai Savoiardi con la scusa dell’Unità d’Italia, come se portare  il popolo siciliano alla miseria, non conti nulla.

Da quando, la Regione Siciliana si è vista ridurre di moto i finanziamenti per i Comuni,   le pensioni e gli stipendi dei dipendenti, i guadagni delle imprese e dei commercianti, vengono di continuo alleggerite, con apposite tassazioni aggiunte, per mantenere i Comuni, ridotti all’osso, per i pareggi di bilancio  e per la loro sopravvivenza, però e guarda caso, alla Regione, i rubinetti che erogano flussi di denaro sonante risultano aperti  per le spese pazze dei politici, mantenendo loro da pascià, e non solo se stessi, ma anche portavoci, segretarie, lacchè e consulenti fissi e occasionali.

Ritornando agli Enti Locali in crisi, dobbiamo sopportare una sorta di “pizzo” per gli automobilisti. In termini più chiari, i Comuni, oltre a godere delle suddette tassazioni aggiunte, hanno sperimentato, da un ventennio a questa parte, di fare cassa con l’autovelox. Poveri sindaci, fanno pena a vederli costretti ad installare nelle strade statali, adiacenti sul proprio territorio comunale, di stazioni di controllo fisse per il controllo della velocità delle auto circolanti e, addirittura inviare pattuglie di vigili urbani in missione nelle strade nazionali, per giornate intere, specie il sabato e la domenica, dedite al maggior traffico, con la speranza di portare a casa verbali a più non posso.

Signor Presidente Draghi, non le sembra che la Sicilia intera stia sfiorando il ridicolo?

I grandi registi del passato, come Vittorio De Sica e Pietro Germi, assieme ai grandi artisti come Alberto Sordi e Totò,  artefici del Neorealismo, sarebbero stati i primi a produrre una nuovo filone d’arte cinematografica, richiamando  persino l’era passatista, cioè – piange il cuore a rimembrare la seguente citazione – fare un confronto: “Che differenza passa tra il primo ventennio del 21° secolo ed il periodo del brigantaggio siciliano?” Nessuna differenza, oggi ci sono i Comuni a fare la questua lungo le strade, con il tacito benestare statale, mentre, fino agli anni quaranta del secolo scorso, c’erano le bande come gli Avila e gli Intaglietta che per poter vivere, facevano la posta a carrettieri, contadini e jurnatari, provenienti dalle campagne per estorcere parte dei loro guadagni ed anche masserizie.

Un ultima domanda al presidente Draghi: “I siciliani, con questo continuo maltempo, cicloni, tornado, allagamenti, morti, case distrutte, viabilità inservibile, come e quando ne dovranno uscire?” Permetta un suggerimento, lasci perdere il ponte sullo Stretto, da sessanta anni che ci prendono in giro e pensi a dare una giusta regolata alle spese pubbliche.

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