“Carosello Carosone”, film-tributo al grande Renato

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Io volevo fa’ Carosone più che l’americano. Non ho mai potuto incontrarlo. A 11 anni gli scrissi una lettera. Mi rispose consigliandomi di studiare il blues che, mi disse, è ‘alla base di tutto’”. Lo racconta Stefano Bollani durante la conferenza di presentazione del film ‘Carosello Carosone’ – in onda in prima visione su Rai1 giovedì 18 marzo alle 21.25 – per il quale ha realizzato le musiche, “fedeli alla versione originale – sottolinea – Siamo volutamente restati fedeli alle partiture, perché i brani di Carosone, i suoi arrangiamenti sono per me e per tutti dei piccoli gioielli intoccabili. Non serve aggiungere nulla, vanno suonati così come sono”. Il pianista e compositore milanese ha scritto anche la colonna sonora, “un viaggio dove l’improvvisazione nasce da ricordi di un mondo che sento di conoscere bene attraverso i racconti musicali unici di Carosone. La parte più divertente di questa esperienza è stata immaginare la musica che all’epoca immaginava lo stesso Carosone”

‘Carosello Carosone’ racconta l’ascesa ai vertici delle classifiche internazionali di Renato Carosone, il cantautore italiano più famoso al mondo. Un’avventura rocambolesca e colorata all’insegna della musica, del divertimento e della sperimentazione. Un racconto divertente e pieno di ritmo, un graffiante ritratto dell’epoca e una riflessione su come con passione, amore per la propria arte e tanta determinazione, si può far ballare tutto il mondo. A questo proposito, aggiunge Bollani, “viene presentata una storia chiara e limpida, il percorso di una persona che capisce il proprio talento e lo segue. Tutti quelli che incontra nel film gli spianano la strada: si può fare, si può seguire il proprio talento e il mondo ti aiuta in questo percorso. Carosone lasciò tutto all’apice del successo e ancora giovane, perché girava il mondo, suonava in un night, andava a registrare e credo non ne potesse più di quella vita”.

Regista Pellegrini, “è la storia poco nota di un artista che stava in disparte”

Tratto dal libro ‘Carosonissimo’ di Federico Vacalebre, “il film e la storia poco conosciuta di Carosone – dice il regista Lucio Pellegrini – anche se racconta canzoni che sono nelle orecchie di tutti, come ‘Tu vuò fà l’americano’. Una vita interessante, anche per il suo ritiro prematuro dalle scene. E’ la storia di una rinascita attraverso il talento, il valore delle proprie radici e l’intrattenimento intelligente. Storia più che mai attuale in questo momento, di uno che ce l’ha fatta con il suo talento e la sua ossessione per l’arte. Quello che raccontiamo nel film è ciò che è affettivamente successo. Abbiamo cercato di mettere in scena gli spettacoli dal vivo di Carosone, anche con molte situazioni da commedia. Il film si svolge in tre continenti, ma causa covid non abbiamo potuto spostarci e abbiamo dovuto ricreare alcuni ambienti e location cercando di immaginare questi mondi lontani da noi”.

A vestire i panni del musicista napoletano, Eduardo Scarpetta, che racconta di aver dovuto comprare “una tastiera per esercitarmi al piano e difficilissimo è stato usare tutte e due le mani per suonare. Facevo lezioni a Salerno con Ciro Caravano e poi tornavo a casa per gli esercizi. Carosone è stato una leggenda napoletana italiana e mondiale ed è necessario che le nuove generazioni lo conoscano, è un esempio di altruismo artistico, generoso con i membri delle sue band. Carosone può insegnare molto riguardo l’arte in cui si decide di muoversi. Il mio mestiere si fa con lo studio e la preparazione, ho avuto la fortuna di studiare con Caravano. E’ stato difficile perché le contaminazioni africane da fare con la voce sono complicate. Ma non si dica adesso con sono anche un cantante perché non lo sono”.

Stesso maestro anche per la preparazione canora di Vincenzo Nemolato, che nel film offre il volto al batterista di Carosone Gegé Di Giacomo e che per l’uso di questo strumento si è avvalso della consulenza di Maiano Barba Junior: “Ho dovuto affrontare la batteria grazie al suo aiuto – racconta – e al suo insegnamento di concepire la vita in un altro modo, attraverso i suoni che possono dare gli oggetti, come i bicchieri, che Gegé utilizzò veramente presentandosi al provino senza la batteria”.

Scarpetta, “nutro grande stima per Carosone”

“Nutro una grande stima per Carosone – aggiunge Scarpetta – per come ha condotto la sua vita e reputo condivisibile la scelta che ha fatto a 39 anni di lasciare la scena: il pubblico stava cambiando, i fari si stavano spostando su altre cose. Ammirevole inoltre il suo amore, oggi insolito, che provava per Lita. Ne riconosce il figlio, che è una scelta bellissima, dice che ‘gli vuole bene’, che è ‘figlio suo’”.

Lita, la moglie di Carosone, è interpretata da Ludovica Martino “per la prima volta ho il ruolo di un personaggio realmente esistito – dice – E’ il grande amore di Carosone, una donna che è sempre stata accanto al proprio uomo, che si è spostata in tutto il mondo assieme al marito con cui cammina fianco a fianco. Ma che era allo stesso tempo indipendente. L’accoglienza di suo figlio da parte di Renato è un gesto da gentiluomo di altri tempi. Il fatto che il figlio sia solo di Lita lo abbiamo raccontato noi per la prima volta e ce lo ha detto lui stesso, il figlio Pino: Lita era una ragazza madre, questa è la verità, nonostante nelle biografie di Carosone questo non si dica”.

“Sono soddisfatto per il risultato artistico conseguito grazie al team di talenti che ha lavorato a questo film”, dice Fabrizio Zappi, vice direttore Rai Fiction. Carosone è un duplice tributo, sia per chi si è affermato all’estero, sia per la Rai, dato che il 3 gennaio 1954 partecipò alla prima trasmissione dell’emittente, all’insegna dell’ironia e dell’auto ironia di cui Carosone era portatore. Carosone è il simbolo della nostra tradizione culturale, musicale, classica e napoletana, poi contaminata dai ritmi africani e dalla musica americana, grazie al suo amore per il jazz. Carosone è l’esempio del ‘glocal’, ‘globale’ per le sue influenze e la sua cultura, ma ‘locale’ perché la sua espressività era italiana e partenopea”.

Sibilia (Groenlandia), ‘un anno e mezzo di felicità nel realizzare il film’

“Grazie al suo talento e alla sua fantasia – prosegue Zappi – portò tutto questo al successo, in America. Un successo che fu seguito da quello di Modugno. Caruso è un anticipatore nel rendersi conto che lo scenario musicale sta cambiando e nel ‘59 esce dalle scene, dopo il successo di ‘Volare’ di Modugno (‘58). Scelta non casuale, questa del film su Carosone, perché riportare all’attenzione del pubblico questo tipo di personaggi significa creare una condivisione di valori, creando una comunità, un ritrovarsi della platea televisiva davanti ad appuntamenti che la Rai è capace di offrire”.

“Un progetto che mette di buon umore, siamo stati un anno e mezzo felici realizzando questo film – dice il produttore di Groenlandia Sidney Sibilia – Ci siamo chiesti perché non era stato fatto un film su Carosone, ci sono canzoni famosissime ma lui non voleva comparire, non c’è una foto di Renato da solo, perché lui condivideva il successo con la sua band. Il suo è stato un approccio che mirava al divertimento del pubblico attraverso la sua arte e non attraverso il personaggio”.

“Il regista ha tirato fuori il cuore in questa realizzazione – afferma Matteo Rovere (Groenlandia) – E’ un film sul talento, sulla capacità di affermarsi e sulla meritocrazia, l’impegno, e Carosone ha regalato il suo talento. In Italia abbiamo centinaio a di storie sconosciute, abbiamo avuto la volontà di lavorare sul tessuto storico del paese e sulle vicende umane di un personaggio che ha qualcosa di universale che è fonte di ispirazione”. (AdnKronos)

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