“Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”. Lo afferma Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, in merito alla maxi operazione contro la ‘ndrangheta in Calabria condotta dalla Dia e dalla procura di Catanzaro.
In una nota congiunta i senatori dell’Udc, Antonio De Poli, Antonio Saccone e Paola Binetti. esprimono “piena e totale solidarietà al nostro segretario nazionale, Lorenzo Cesa. Siamo scossi. E siamo certi che potrà dimostrare la sua totale estraneità. Confidiamo nell’operato della Magistratura, nell’auspicio che si possa fare chiarezza quanto prima”.
Stop ai negoziati dei “Costruttori” e M5S in fibrillazione. Dopo le dimissioni del segretario Udc più complessa la partita per costruire una quarta gamba al E’ una tegola che cade sulla strada dei ‘costruttori’, fermando i negoziati. E manda in fibrillazione il M5S, “perché va bene tutto, ma a tutto c’è anche un limite”, uno degli sms che gira nelle chat dei parlamentari grillini. Il blitz in Calabria contro la ‘ndrangheta, che ha portato alla perquisizione della casa romana del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, dimessosi immediatamente dai vertici del partito, rende ancor più complessa la partita dei ‘volenterosi’, da raccogliere in Senato sotto il simbolo dell’Udc, di fatto costruendo una quarta gamba al governo Conte. Quarta gamba che al momento non c’è, e che trova l’ennesima battuta d’arresto. “Siamo rimasti senza interlocutore, perché di fatto le trattative noi le portavamo avanti con Cesa”, dice all’Adnkronos uno dei ‘pontieri’ in prima linea per mettere in salvo il governo. Convinto che il banco sia a un passo dal saltare. “Conte si è speso martedì, per il voto di fiducia in Senato – dice – ma ora è sostanzialmente fermo. Non può aspettarsi che le firme dei senatori ‘volenterosi’ planino spontaneamente sul suo tavolo, deve spendersi in prima persona, chiamarli uno a uno e dare garanzie che al momento non ci sono”.Perché dal premier, ma anche da parte della squadra di governo, soprattutto dai ministri in quota M5S, ci sono resistenze fortissime sulla strada del Conte ter. “Ma non si possono fare le nozze coi fichi secchi… -osserva lo stesso ‘pontiere’ – a meno che il presidente del Consiglio non stia battendo un’altra strada”. “La speranza è che Iv si spacchi – suggerisce un ministro del governo Conte – e una parte consistente dei renziani torni nelle file del Pd, puntellando la maggioranza nel modo meno traumatico possibile per il governo”. In sintesi una guerra di nervi, dove sarà decisivo capire chi cede prima, se Iv o la maggioranza.(AdnKronos)
Nella foto, Lorenzo Cesa