Dal Covid-19 si può guarire vittoriosi e con una nuova luce

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La storia di Pierluca Mazzola: dai giorni bui in completo isolamento alla sua rinascita umana e spirituale

di Anna Studiale

[Castelbuono – Pa] Da dove poter iniziare col racconto di una tra le esperienze più devastanti che oggi una persona può sperimentare quale quella di essere improvvisamente privata della sua libertà e costretta in una condizione di completo isolamento a causa di un virus invisibile all’occhio umano, chiamato Covid-19, e che da quasi un anno tiene l’intero pianeta in una stretta morsa di paura, sofferenza e morte?

Con Pierluca Mazzola, 45 anni, personal trainer, appassionato di body building e assistente ATA che vive a Castelbuono proviamo a ripercorrere il faticoso “viaggio” che improvvisamente si è ritrovato a vivere dopo essere risultato positivo al Covid-19. Una notizia che oggi nessuno di noi vorrebbe ricevere ma con la quale il protagonista del nostro racconto ha dovuto fare i conti.

“Mai avrei pensato che un giorno questo male potesse toccare a me. Scrivo questo post oltre che per avere la compagnia di un social (…) ma soprattutto per dirvi di stare molto attenti a voi stessi e a chi vi sta accanto. Vi assicuro che il Covid-19 c’è, esiste, entra nella vostra vita, nelle vostre ossa e, soprattutto, nella vostra anima. Vi assicuro che non esiste cosa più brutta di dover allontanare i nostri figli, la nostra moglie, i nostri affetti in genere e dover pensare continuamente che la nostra vita potrebbe spegnersi in un solo istante senza aver neppure il tempo di capirlo (…)”.

Oggi per Pierluca il Covid-19 è solo un brutto ricordo ma il “viaggio” che la sorte gli ha assegnato, è iniziato con la scoperta della sua positività al virus lo scorso 12 novembre, un brutto incubo durato quasi un mese che lo ha cambiato profondamente facendogli ristabilire un nuovo ordine di valori e priorità ad una vita che prima appariva, forse, vuota di una luce che oggi egli afferma di aver ha riscoperto.

Prima di questa seconda ondata Castelbuono, così come tutti gli altri paesi madoniti, era stato tra i centri risparmiati dai contagi che, invece, in altre parti dell’Isola e dell’Italia mietevano quotidianamente tantissime vittime. Una sorta di isola felice che, però, durò ben poco in vista dell’arrivo della seconda ondata, già lungamente preannunciata da virologi ed esperti della materia, dopo le vacanze estive e le riaperture delle scuole. Castelbuono non riuscì, in questo caso, a restarne fuori: 109 il numero massimo dei contagiati raggiunto nel triste mese di novembre, un dato che destò allarme e preoccupazione nel paese ma che l’Amministrazione comunale e tutti i cittadini hanno saputo ben gestire facilitandone l’arresto e la repentina discesa della curva dei contagi. Si respirava silenzio tra le strade dell’antico borgo medievale mentre su Facebook Pierluca ha cercato la vicinanza delle persone presenti tra i suoi contatti, sforzandosi di trovare le parole giuste che potessero raccontare la sua triste esperienza con la “bestia nera”.

Pierluca ha deciso di raccontare la sua storia significativa anche a questa testata nella speranza che dalla sua esperienza possa maturare una maggior consapevolezza in tutti noi su quanto importante sia il nostro comportamento quotidiano, la nostra rettitudine nel rispettare le restrizioni suggerite dal Governo nazionale e, soprattutto, la nostra maturità di cittadini nel contrasto a questa pericolosa pandemia.

“È stato il 12 novembre il giorno in cui mi hanno dato l’esito della mia positività al Coronavirus al test del tampone rapido antigenico. Avevo deciso di controllarmi in maniera del tutto volontaria poiché, lavorando presso una scuola, ero a quotidiano contatto con tante persone. Feci un primo tampone rapido agli inizi di novembre dal quale risultai negativo e, perciò, continuai tranquillamente a condurre una vita serena. Però questo era solo un piccolo, sereno intervallo in quanto la sera del 12 novembre iniziò il mio calvario con una lieve febbre mista a dolori muscolari. Da lì ho subito avvisato il mio medico della mutua che mi ha chiesto di fare urgentemente un secondo tampone. La notizia della mia positività sconvolse la mia vita nel giro di qualche minuto. Ricordo che era ora di cena quando ricevetti la telefonata che mi annunciava la brutta notizia: ero con mia moglie Lorena e la nostra bambina di 18 mesi. Scoppiammo in un pianto dirotto e ci abbracciammo”.

Qui il racconto di Pierluca si tinge di commozione e grande pathos: “A me non rimase altro da fare che prendere qualche vestito, un po’ di cibo e trasferirmi in un altro appartamento. I giorni in completo isolamento sono stati sei dopo di che dopo sono potuto rientrare a casa e terminare la mia quarantena con la mia famiglia poiché anche mia figlia, all’asilo, aveva contratto il virus. Tuttavia i primi sei giorni sono stati devastanti, ogni istante che passava temevo di finire in ospedale e che apparissero dei sintomi gravi quali l’insufficienza respiratoria. Seppur la febbre fosse totalmente scomparsa non c’era modo di rasserenarmi. Mi controllavo spesso il battito del cuore, provavo a camminare per verificare se fosse subentrato un respiro affannoso e non riuscivo completamente a dormire”.

Da queste parole è ben chiaro quanto d’improvviso il Covid-19 abbia cambiato non solo la vita ma anche la percezione del proprio corpo e Pierluca riesce a spiegarlo con estrema chiarezza: “L’ansia è continua e non ti dà tregua. Pensi al tuo futuro, ai tuoi familiari, a tutto ciò che hai fatto durante la tua vita. I miei compagni erano il computer che utilizzavo tanto non solo per tenermi in contatto col mondo esterno mediante i social ma, soprattutto nei primi giorni, per documentarmi su tutto ciò che potevo scoprire su questa bruttissima malattia”.

Improvvisamente, però, a Pierluca ritornò la speranza che ai suoi occhi ha assunto le forme della vasta vallata con sull’orizzonte i paesi di Pollina, Geraci e San Mauro Castelverde che dal suo balcone poteva osservare e che per lui era motivo di ricordi cari quali le escursioni sui sentieri in moto con i suoi amici, le sue corse sotto la pioggia e le frequenti partite a tennis, costanti importanti delle sue giornate prima della quarantena. E se con lo sguardo poteva immaginare di poter ritornate a vivere al di fuori della sua prigione, col telefono e con Facebook riusciva a sentire vicino la presenza e l’affetto di tanti amici e sconosciuti che hanno scelto di stargli vicino. Dopo i sei giorni Pierluca ha potuto continuare la quarantena con la piccola figlia, come già accennato, e con la moglie Lorena nonostante costei non fosse risultata positiva al Coronavirus: “Quella di mia moglie è stata una scelta coraggiosa oltre che un grande gesto d’amore per me e la nostra piccola. Nonostante lei abbia scelto di mettersi in isolamento assieme a noi ad oggi non risulta che abbia contratto l’infezione, cifra di quanto difficile sia prevedere le mosse di un virus così strano ed anomalo qual è il Covid-19”, aggiunge Pierluca. In compagnia della sua famiglia per lui affrontare i rimanenti giorni della quarantena non fu più una cosa terribile rasserenato anche dal fatto che non aveva nessun sintomo, che il virus era sì presente nel suo corpo ma silenzioso. Ciò che gli rimase da fare fu l’esercizio della pazienza scandito dai regali che gli amici gli facevano quotidianamente pervenire a casa e la ricerca di un dialogo con Dio nella fede e nella preghiera, elementi che ha cercato e che hanno contribuito a donare il quid in più alla sua storia. La bella notizia arriva per lui il quattro dicembre scorso quando il suo tampone nasofaringeo molecolare risultò negativo.

“Per me fu come nascere per una seconda volta, mi inginocchiai per terra, mi misi a piangere per la gioia e capii finalmente quanto preziosa sia la nostra vita. Capii pure che non potevo fermarmi lì, avevo voglia di attivarmi per tutti coloro che ancora soffrono e mi misi a disposizione di tutta la collettività anche lasciando sul mio profilo Facebook il mio numero di telefono”. La guarigione per Pierluca però oggi è un lento cammino, «se il virus è scomparso dal mio corpo non lo è del tutto nella mia mente, il suo impatto psicologico è devastante, ancora oggi ho paura a riprendere la vita che facevo prima, ancora oggi continuo a fare i conti dentro me stesso con “la bestia nera” ma sono forte abbastanza per farcela, per ritornare a fare sport e a correre sulla moto in quelle vallate che tanto ho sognato durante la mia prigionia». Ma una cosa ancora a Pierluca fa paura: “Temo molto le persone che ancora oggi hanno il coraggio di dire che il Coronavirus non esiste”.

Crediamo che la sua testimonianza serva a tutti noi ma, soprattutto, a chi non vuol accettare che il Coronavirus ha stravolto le nostre vite e lo dobbiamo “guardare” in faccia, ogni giorno se vogliamo tutelare la nostra salute e quella di tutte le persone. Mentre scriviamo ci giungono gli ultimi aggiornamenti sui casi di positività ancora oggi presenti a Castelbuono: sono scesi a 11. Un dato che ci dona gioia e che ci fa ben sperare.

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