Conte “compiacente” sui supersbarchi migranti in Sicilia?

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di Salvo Barbagallo

Abbiamo cercato sul dizionario un aggettivo che potesse essere adattato al comportamento del premier Giuseppe Conte sulla delicata questione dei supersbarchi di migranti in Sicilia, nel tentativo di comprendere pienamente il significato della “sua” impugnativa all’ordinanza del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, di sgombero degli hotspot e dei centri di accoglienza nell’isola. Abbiamo trovato diversi “aggettivi” e li abbiamo scartati – lo confessiamo – nel timore di essere male interpretati e nel timore di ricevere qualche non gradita querela, o quant’altro di negativo. A conclusione di questa “filosofica” ricerca, la definizione che potrebbe essere scelta è quella che offre la Treccani: “Compiacente: Disposto a compiacere; condiscendente, cortese: essere, mostrarsi c.; è c. con tutti. Con senso peggiorativo, che accorda facilmente favori, per interesse o comunque dando prova di scarsa serietà e moralità”. Abbiamo usato il “condizionale” perché, a nostro avviso, neanche questo aggettivo “compiacente” può (e non deve) essere applicato al comportamento del premier che governa il nostro Paese. Alla fine, siamo convinti che non è il caso di cercare aggettivi” per comprendere le “intenzioni” di chi sta in Alto, ma basta attenersi ai fatti. E i fatti sono noti e – fino a quando sarà possibile – possono essere valutati per quelli che sono. Punto.

Tiziano Ciocchetti sul quotidiano “Difesa online” due giorni addietro ha scritto: La questione della migrazione clandestina viene vista come un non problema da parte di determinati gruppi politici, quindi la risposta militare non sarebbe assolutamente applicabile; mentre altri schieramenti la vedono come uno dei problemi principali del Paese ma, a parte ipotetiche chiusure di porti e blocchi navali la cui modalità non viene mai precisata, non si ha un’idea di come affrontare l’emergenza in modo appropriato. Come già espresso in altri articoli, secondo il punto di vista di Difesa Online, la questione del traffico dei migranti dovrebbe essere affrontata in termini militari (…). Ciocchetti traccia nel suo articolo l’attuale scenario dell’altra sponda del Mediterraneo e la soluzione per eliminare le bande che si occupano del traffico dei migranti, giungendo alla conclusione che è possibile mettere in moto un’operazione significativa ma afferma che una simile operazione, per poter essere avviata, dovrebbe ricevere il sostegno della maggioranza delle forze politiche e dell’opinione pubblica, nonché avvalersi della collaborazione dell’Unione Europea. Nella situazione politica attuale, tale sostegno, non è purtroppo assolutamente ipotizzabile.

Dunque non ci sono vie di scampo: il flusso del naviglio con migranti non è arrestabile.

Ma ci sono altri aspetti da valutare, e che sono stati valutati in uno studio commissionato dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri: la “Correlazione tra flussi migratori e minaccia riconducibile al terrorismo di matrice confessionale”. L’autore dello studio, Claudio Bertolotti, scrive nella presentazione apparsa sul sito del Ministero della Difesa il 21 aprile scorso: Dal 2014 in poi, in concomitanza con l’espansione territoriale e mediatico-comunicativa del fenomeno noto prima coma ISIS (ISIL/Daesh) e successivamente “Stato islamico”, la minaccia del terrorismo di matrice jihadista in Europa è significativamente aumentata, seguendo un trend parallelo a quello dei flussi migratori verso il Continente europeo. Tra i soggetti migranti che hanno raggiunto l’Europa attraverso i flussi migratori irregolari è stata verificata la presenza di soggetti con trascorsi associati alla criminalità organizzata e al terrorismo; altri soggetti, tra gli immigrati irregolari, hanno aderito all’ideologia e alla violenza jihadista propugnate da organizzazioni terroriste prevalentemente riconducibili al cosiddetto Stato islamico e ad al-Qa’ida (…) Ma, sebbene sia verificabile una correlazione diretta tra immigrati e terrorismo, un nesso di causalità tra immigrazione e terrorismo non trova riscontro attraverso l’analisi quantitativa poiché alla prevalenza dei soggetti immigrati originari di Paesi a prevalenza musulmana, si contrappone una componente minoritaria di individui che hanno preso parte ad azioni terroristiche (…)”

Lo studio di Bertolotti, essendo antecedente, non ha potuto abbracciare l’ultimo periodo che ha registrato (e continua a registrare) un pauroso incremento del flusso migranti in Sicilia, e quindi non ha potuto verificare se si è avuto un incremento della componente minoritaria di individui che hanno preso parte ad azioni terroristiche che sono sbarcati nell’isola. Pertanto non è azzardato ritenere che c’è pure un “problema sicurezza” da affrontare? Un “problema” che è sicuramente dello Stato, ma se il presidente della Regione Siciliana volesse (?) applicare l’articolo 31 dello Statuto Speciale – che testualmente afferma: «Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il presidente regionale a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato. Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale congiuntamente al Presidente dell’Assemblea, e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza»il premier Conte sicuramente impugnerebbe una sua eventuale Ordinanza motivandola come “caso eccezionale”. Sic et simpliciter: nessuna possibilità per la Regione Siciliana di agire secondo necessità…

Il premier Conte “compiacente”? Non lo sappiamo, ma se lo fosse sarebbe in buona compagnia.

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