di Tania Dipietro
“Siamo al collasso, le aziende agricole e le nostre città che vivono quasi esclusivamente di agricoltura hanno perso milioni di euro solo negli ultimi 3 mesi” si apre con le dure parole di Angelo Giacchi, imprenditore agricolo, il secondo incontro del Comitato Anticrisi Agricoltura Sicilia (CAAS) con la fascia trasformata, alla presenza di alcuni rappresentanti delle Istituzioni. Questo neo comitato che si prefigge di intraprendere qualsiasi iniziativa urgente atta a tutelare il lavoro agricolo, è già stato protagonista della recente occupazione di alcune aule consiliari nei comuni in provincia di Ragusa e Siracusa. La protesta è stata sospesa in occasione della tempestiva visita a Vittoria (RG) del presidente della regione Sicilia che ha avviato un dialogo con il comparto agricolo esprimendo la volontà di istituire a breve un tavolo tecnico anticrisi regionale, intensificare i controlli sui prodotti importati ed avviare un efficace confronto con l’Unione Europea volto al rispetto delle norme di salvaguardia degli accordi euro-mediterranei. La cosiddetta “fascia trasformata ” presente all’incontro del 5 Aprile scorso, termine col quale intendiamo la zona agricola costiera che si estende dalla provincia di Agrigento fino a Porto Palo (SR) dove la coltivazione stagionale è stata sostituita con la coltura in serra, ha assistito ad una massiva affluenza di rappresentanti del mondo agricolo provenienti da tutta l’isola nonché dall’entroterra, un fenomeno questo che ha sottolineato chiaramente la gravità del problema esposto e di come riguardi l’intera area mediterranea. All’interno dei locali della Fiera Emaia a Vittoria, gremiti oltremodo di partecipanti vi erano numerosi rappresentanti della locale realtà agricola di Santa Croce Camerina, Gela ,Pachino, Niscemi, Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Paternò, Avola.
Giacchi, tra i promotori del CAAS, denuncia una chiara situazione emergenziale sulla quale hanno cercato di accendere un faro già dal mese di Gennaio senza tuttavia ricevere per tempo valide risposte dalle organizzazioni di categoria tanto meno interventi risolutivi da parte del governo regionale in primis, né nazionale. “Nessuno ha raccolto subito il grido di allarme lanciato dal mondo agricolo”. Per tale motivo, in un clima iniziale di generale assenteismo da parte di Istituzioni e sindacati, i membri del neo Comitato si dichiarano decisi a lottare per ovviare ad una situazione drammatica che l’intero comparto di lavoratori si trascina dietro da decenni.
Il CAAS è conscio della provvisoria mancanza di un governo nazionale “al momento l’unico riferimento attivabile era il dialogo con il presidente Musumeci” e dai due incontri avvenuti alla Regione con gli assessori all’Agricoltura Edy Bandiera, alle Attività produttive Mimmo Turano, e buona parte della GDO operante al Sud (Grande Distribuzione Organizzata) esprime comunque soddisfazione.
Sotto pesante accusa l’ingresso dei prodotti agroalimentari dai Paesi Esteri come Spagna, Egitto, Turchia e Marocco e tutto il Magreb. Merce che viene preferita nei supermercati del nord Italia a causa dei prezzi maggiormente competitivi derivanti da un costo della manodopera estera decisamente inferiore rispetto a quello italiano. “Non è dunque sufficiente presentare un prodotto eccelso come il nostro” afferma Giacchi, se poi ci si scontra con l’abissale differenza di salario corrisposto ad un dipendente magrebino di circa 3 dollari al giorno. Ne deriva una grande difficoltà nel portare i prodotti nostrani sulla tavola degli italiani e di conseguenza numerosi bancali di prodotto invenduto ristagnano nei mercati locali siciliani destinati a rovinarsi in attesa di una vendita che non avverrà.
È altrettanto dura la condanna verso l’atteggiamento disattento delle Istituzioni tenuto nell’arco degli ultimi 20 anni: nessuna azione è stata intrapresa per ovviare alla mancata applicazione delle norme di salvaguardia previste in seguito ai primi accordi euro-mediterranei che vanno dal 1998 al 2005. Misure doverose che potevano essere adottate per ragioni di interesse pubblico al fine di tutelare un settore economico particolarmente vulnerabile, previste nell’articolo XIX del GATT 1994 (Accordo Generale su Tariffe e Commercio) organizzazione sostituita il 1 gennaio 1995 dall’OMC (Organizzazione mondiale del Commercio). Un principio protezionistico che viene ribadito nell’articolo 2- Condizioni : Un membro potrà applicare una misura di salvaguardia ad un prodotto soltanto ove abbia determinato, ai sensi delle disposizioni che seguono, che tale prodotto viene importato nel suo territorio in quantità talmente elevate, in assoluto o in relazione alla produzione nazionale, e a condizioni tali da arrecare o minacciare di arrecare un grave pregiudizio ai produttori nazionali di prodotti simili o direttamente concorrenti.
“Siamo degli agricoltori tutti, non fa parte del nostro lavoro occuparci di queste cose ma la forza della disperazione e i danni subiti a causa delle scelte fatte da uomini che non hanno interessi nel mondo agricolo ci hanno spinti ad attrezzarci per difendere il nostro lavoro” ribadiscono i membri del Comitato. Mentre in un clima carico di tensione le parole ironiche ma sacrosante di Sebastiano Cinnirella, rappresentante degli agricoltori di Pachino, hanno smorzato per un attimo con una timida risata la pesantezza della problematica affrontata “Io vorrei prendere un caffè al bar la mattina, ma non mi fermo e vado dritto”, racconta Cinnirella, “perché se un caffè costa 90 centesimi io per pagarlo dovrei portare al Bar 3 kg del mio pomodoro” prodotto venduto ormai rovinosamente a soli 30 centesimi al kg.
Tra gli interventi politici quello del sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato, che si è detto fiducioso della sensibilità mostrata dal governo regionale ed ha ribadito la necessità di rivisitare i trattati europei e promuovere come emergenza di tipo nazionale la crisi in cui il mercato agricolo versa non solo in Sicilia. “Il governo regionale può effettuare i controlli solo nei porti della Sicilia, noi dobbiamo chiedere i controlli in tutti i porti d’Italia e successivamente anche in quelli stranieri, Francesi, Spagnoli ecc…” afferma Moscato rivolgendo la propria preoccupazione ad una visione più globale del problema.
L’Onorevole Giorgio Assenza, deputato regionale, durante il suo intervento ha ribadito l’impegno assunto dal presidente Musumeci che è stato promotore di atti concreti come si evince dalla delibera del 28 marzo scorso in cui la giunta regionale ha comunicato l’immediata dichiarazione di crisi al Ministero Delle Politiche Agricole nonché la richiesta di attivazione di tutti i provvedimenti emergenziali per le aziende colpite dalle avversità.
Tra i vari interventi politici anche quello dell’ex sindaco di Vittoria, Onorevole Francesco Aiello, che si è mostrato alquanto critico verso il problema esaminandone diverse sfaccettature ma richiamando infine la necessità di azioni pressoché affini alle proposte portate avanti dal Comitato Anticrisi. Hanno preso successivamente il microfono personaggi della vita politica siciliana e nazionale vicini al movimento dei Forconi come lo stesso leader Mariano Ferro, il Generale Pappalardo e Franco Cupri. La rivendicazione è unanime, restituire dignità ad un popolo la cui storia e vita ruotano attorno al settore agricolo da sempre. E mentre Cupri ha ricordato ai siciliani che la regione possiede da più di 70 anni uno Statuto Speciale, il Generale Pappalardo ha focalizzato l’attenzione dei presenti sulla reale entità del problema definito da alcuni rappresentati di proporzioni “bibliche”. Mentre veniva puntato il dito contro i mendaci interessi europei e delle maggiori lobby finanziarie, a tutti è apparso chiaro come la risoluzione della crisi non sia alla portata del solo governatore Musumeci ma debba essere ricercata in un’azione coordinata con il governo nazionale. Mariano Ferro, come tanti altri agricoltori, ha espresso l’intenzione di alzare i toni della protesta ma alla sua richiesta iniziale di fermare la campagna agricola per una settimana non ha ricevuto il supporto sperato in quanto è sentimento comune nei lavoratori, già vittime del crollo dei prezzi di vendita, non voler subire ulteriori danni economici. Ciò nonostante Ferro ha sottolineato che “non sono state vinte guerre senza morti e feriti. Voi ci siete?” Ha chiesto più volte il leader dei forconi, la risposta dapprima tentennante si è trasformata però in un applauso finale che svela l’indiscusso volere comune di continuare a lottare.
Coesione e unione sono le parole ricorrenti “i preconcetti ed i pregiudizi nei confronti della politica sono stati le catene che ci hanno bloccato. Non ci fermeremo più di fronte a nessun preconcetto, vogliamo realizzare un’azione comune insieme al governo regionale”.
Emerge prepotentemente durante l’incontro il legame indissolubile dei siciliani con la propria terra, è forte la volontà di mantenere la proprie radici e l’identità di un popolo che si ostina a coltivare una terra martoriata dall’azione rovinosa di interessi finanziari ed internazionali ben più complessi e subdoli di quanto appaiano.
Resta il fatto che l’agricoltura è la principale risorsa del sud e si stimano ben 100 mila famiglie impiegate in tale settore. Centomila e più di lavoratori dunque, che in questo momento ripongono le proprie speranze in un bilancio positivo derivante dall’incontro che ieri 6 Aprile il presidente Musumeci ha tenuto a Palazzo d’Orleans con i deputati europei eletti in Sicilia al fine di individuare una strategia favorevole all’agricoltura da adottare a Bruxelles.