Da anni ci occupiamo della base “italiana” di Sigonella in “uso stabile” alle forze aeree ed elettroniche degli Stati Uniti. Dell’attività che effettuano i sofisticati mezzi made in USA, ovviamente, nessuna notizia trapela: ovviamente c’è il segreto “militare”. C’è il segreto “militare” degli USA e c’è il silenzio “militare” dello Stato italiano, titolare dell’importante installazione “bellica”. A Sigonella c’è di tutto, come armamentario bellico, ma questo “tutto” è ignoto e non quantificabile. Quel che è più o meno “visibile” è l’operatività dei Global Hawks, i droni senza pilota più o meno armati e il loro continuo via vai dai cieli Siciliani verso destinazioni ancora più sconosciute, e con missioni, ovviamente, top secret. Poi ci sono gli impianti del MUOS a Niscemi, le cui funzioni “reali” e non certo “pacifiche” sono altrettanto coperte… Poi ci sono le basi di Augusta, eccetera, eccetera.
La Sicilia, come evidenziato su questo giornale tante e tante volte, è una piattaforma ben preparata alla guerra, contro chi e perché ancora (forse) è troppo presto per capire pienamente. Poi… ci sono al largo della Sicilia le periodiche e sempre più pericolose esercitazioni aeronavali, come la “Dynamic Manta” che prenderà il via il prossimo lunedì e si protrarrà sino al 16 marzo, che avranno (guarda caso) come punto di riferimento principale Sigonella/Catania e Augusta. Il ritornello, dunque, è costantemente “Sigonella”.
Qualcosa in più su Sigonella l’apprendiamo da un articolo di Franco Iacch (che sottoponiamo integralmente ai nostri lettori per una più specifica lettura e divulgazione) apparso sul quotidiano online de “Il Giornale” nell’edizione di ieri (28 febbraio), che dovrebbe far riflettere quanti (volutamente o no) ignorano la questione della super militarizzazione della Sicilia.
S. B.
IL GIORNALE 28 FEBBRAIO 2017
Drone spia decolla da Sigonella: la missione ai confini della Russia
Missione ISR per un Global Hawk decollato da Sigonella. Anche le piattaforme che decollano da Trapani e Pantelleria alla volta della Libia volano con il transponder acceso
di Franco Iacch
Poche ore fa un drone RQ-4 Global Hawk con sede nella base aerea di Beale (California), attualmente schierato a Sigonella, in Sicilia, ha effettuato una nuova missione ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) lungo le coste della Crimea e del Kuban.
Sigonella ospita i Global Hawk della Nato e dell’USAF oltre ai Predator dell’Aeronautica Militare Italiana.
Il volo 10-2043 UAVGH000 è stato rilevato sia dai radar di difesa standard che dai siti commerciali gratuiti come CivMilAir che monitorano il traffico aereo, con foto e dettagli della missione pubblicati sui social in tempo reale. Fin dal 2011, i Global Hawk decollano da Sigonella in operazioni Imagery Intelligence e Battlefield Airborne Communications Node. Il profilo di volo per tutti i velivoli spia imporrebbe (in teoria) un basso profilo con alcuni accorgimenti come il transponder spento ed il silenzio radio con il controllo ATC.
Sigonella
L’AGS di Sigonella è composto da due segmenti: quello aereo basato sulla piattaforma robotica Hale, High-Altitude Long-Endurance Unmanned Aircraft System, Globak Hawk RQ-4 Block 40 e quello a terra a cui è demandata sia la capacità di controllo della missione che l’analisi, distribuzione ed archiviazione dei dati. Sigonella ospita sia il MOS o Mission Operation Support che l’Air Vehicle Missions Command and Control (AVMC2), compreso l’intero apparato logistico. Il segmento aereo del programma AGS si basa sul drone RQ-4, in grado di volare ad altitudini massime di 60.000 piedi per più di 32 ore a velocità prossime ai 340 nodi, ben al di sopra dello spazio aereo occupato dal traffico commerciale.
L’RQ-4 può operare a duemila miglia nautiche dalla sua base operativa principale. E’ ritenuta la migliore piattaforma robotica esistente per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione in grado di sorvegliare in un solo giorno centomila chilometri quadrati di terreno. Il radar ad apertura sintetica ad alta definizione MP-RTIP, è in grado di rilevare e tracciare ogni oggetto a terra e missili da crociera a bassa quota.
Il 61° Gruppo Volo dell’AMI
Il dieci luglio scorso, l’Aeronautica Militare Italiana ha attivato a Sigonella, il secondo rischieramento operativo per i droni così da potenziare le capacità di sorveglianza sul fianco meridionale. Il 61° Gruppo Volo, unità distaccata del 32° Stormo “A. Boetto” di Amendola da cui dipende anche il 28° Gruppo Volo, è equipaggiato con l’MQ-1C Predator A+. Sigonella, sede del 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica Militare Italiana, è una piattaforma di lancio per gran parte delle operazioni che si svolgono nel Mediterraneo. Sigonella (tra le altre cose) è anche il cuore dell’Alliance Ground Surveillance, il più importante asset della NATO per missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Joint Intelligence, Surveillance e Reconnaissance – JISR).
Perché i velivoli spia sono rilevabili?
In linea di principio i velivoli a cui è demandata la ricognizione persistente non dovrebbero essere rilevabili. Tuttavia parliamo di piattaforme strategiche chiaramente visibili dalle griglie di difesa standard, senza accorgimenti per ridurre la firma radar come avviene ad esempio sui sistemi RQ-180 e RQ-170 Sentinel. L’RQ-180 è attualmente il miglior velivolo a bassa osservabilità disponibile nell’inventario dell’USAF. Solo per fare alcuni esempi: gli RC-135 statunitensi, i Tu-214R russi, i Gulfstream IV che decollano da Trapani così come i Beech B350 dell’USAF da Pantelleria alla volta della Libia (area di Tripoli e Tobruk) volano con il transponder acceso. Stessa cosa per i Poseidon P-8A per missioni nel Mediterraneo ed i Dornier C-146A diretti in Tunisia che decollano da Sigonella, gli E-3A AWACS da Trapani e così via. Nonostante le sue eleganti linee, il Globak Hawk non è mai stato progettato per penetrare il territorio nemico. Tutte le sue missioni avvengono in aree permissive o a distanza di sicurezza dalla griglia di difesa nemica.