Sicilia “fortezza” USA leggenda metropolitana?

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di Salvo Barbagallo

La presenza “stabile” di una sofisticata forza militare straniera (quella “made in USA”, Paese alleato dell’Italia) non interessa più di tanto ai Siciliani (e, invero, anche agli Italiani, in generale).

Un drone Predator made in USA
Un drone Predator made in USA

In Sicilia, in particolare, le presenze straniere più o meno invasive (leggasi i migranti/profughi) rientrano nella “normalità” e, quindi, nella routine del quotidiano vivere non “disturbano” e vengono “accettate”. Lo stesso discorso (cioè nessun allarmismo) per quanto accade a poca distanza dalla Sicilia, nel mare e nella terraferma bagnata dalle acque del Mediterraneo. Tragica routine la “raccolta” nelle acque del Canale di Sicilia da parte dei soccorritori dei corpi di quanti non sono riusciti a salvarsi nei traghettamenti sui barconi affollatissimi che partono dalla Libia, indifferenza verso quanto accade nella sponda opposta alla nostra Isola, indifferenza per le flotte delle marine militari che solcano questo il Mediterraneo, preparandosi chissà a quale scontro finale. La stessa indifferenza che si riscontra nei confronti della lunga e mai conclusa (solo, di tanto in tanto, temporaneamente interrotta) “guerra fredda” fra le due “super” potenze, Usa e Russia.

Dunque, la Sicilia “fortezza” Usa è da considerare solo una “leggenda metropolitana”. Parrebbe così, se anche le cosiddette Autorità che governano (a tutti i livelli) la nostra regione non considerano un problema la presenza straniera fortemente armata che “presidia” questo “confine” dell’area del bacino del Mediterraneo.

Noi ci chiediamo: ma si tratta solo di un “presidio/sentinella”, o la funzione degli apparati USA (umani, tecnici e bellici) rappresenta qualcosa d’altro? E per meglio dire: questa presenza porta “beneficio” o danno (se pur “potenziale”) alla Sicilia? Interrogativi destinati a non avere risposta da chi è preposto, invece, a fornire “chiarimenti”.

Un Global Hawks a Sigonella
Un Global Hawks a Sigonella

Nei giorni scorsi negli ambienti “specializzati” e qualificati si è creato un certo allarmismo in merito a una presunta base di droni in Tunisia per condurre attacchi contro lo Stato islamico in Libia. La base verrebbe utilizzata per il decollo degli aerei senza pilota Usa per raid mirati in Libia e ospiterebbe almeno 70 militari statunitensi. Alle voci ricorrenti il ministro della Difesa tunisino, Farhat Horchani ha risposto in maniera drastica: Non vi è alcuna base militare straniera in Tunisia: semplicemente gli Stati Uniti stanno addestrando i tunisini all’utilizzo dei velivoli senza pilota per missioni d’intelligence, cosa nota da tempo!”. Lo scorso mese di luglio era scoppiata in Tunisia una polemica per la creazione di una presunta base della Nato anche a seguito delle notizie riportate dal Washington Post.

Vera o non vera l’informazione sulla installazione militare USA in Tunisia, in “poco conto” si tiene la circostanza che i droni americani siano già da tempo operativi nel territorio di fronte alla Tunisia, cioè in Sicilia: Global Hawks e Predator si trovano, infatti, stabilmente a Sigonella da anni e i loro decolli e atterraggi avvengono a vista di chiunque si trovi a transitare dalle strade prospicienti alla Naval Air Station USA (vedi la Catania-Caltagirone). Non è mai stata resa nota l’attività dei droni di stanza a Sigonella, nessuno ha mai fornito informazione sui voli di questi temibili e ben armati mezzi bellici volanti, dove vanno e cosa fanno.

Ebbene, una presunta base di droni USA finisce con il destare “preoccupazione”, di contro l’installazione della USS Navy “Siciliana” non desta alcun interesse. Neanche curiosità malsana…

A nostro avviso è sufficiente l’esempio di Sigonella (per non parlare delle altre basi USA nel territorio della Sicilia) per stabilire che è solo retorico e “accademico” l’interrogativo Sicilia “fortezza” USA leggenda metropolitana?

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