di Carlo Barbagallo
Monsignor Nunzio Galantino si schiera apertamente contro gli hotspot galleggianti chiesti dall’Unione europea all’Italia per identificare i profughi che cercano di raggiungere le coste italiane: per il segretario della Cei i fuggitivi che arrivano sulle nostre coste hanno il diritto di presentare domanda d’asilo e rimanere nel nostro Paese. Giusto, giustissimo, monsignor Galantino non è il solo che si batte per l’accoglienza “civile” delle migliaia e migliaia di disperati. Ma, chi pensa ai “disperati” italiani senza lavoro, soprattutto giovani, che nessuno aiuta e nessun datore di lavoro accoglie?
Sono questi paradossi che a volte provocano conflittualità, più o meno manifeste, più o meno appariscenti, quasi sempre perdute nel silenzio collettivo, che si trasforma in “silenzio complice”.
C’è, sempre e costantemente il gioco dei “numeri”, il gioco delle “statistiche” che vengono “interpretate a secondo dei punti di vista, a secondo se si sta da una parte o dall’altra di chi governa. Il tasso di disoccupazione nel mese di aprile sale all’11,7 per cento e quella giovanile sale al 36,9 per cento: questi i dati, però attenzione: sale il tasso di disoccupazione ad aprile ma in contemporanea si registra una crescita dell’occupazione. È l’Istat che lo afferma, spiegando che ciò è dovuto all’aumento della partecipazione al mercato del lavoro. Ed è l’Istat che conferma che risale il tasso di disoccupazione giovanile ad aprile, di 0,2 punti percentuali al 36,9 per cento. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani è del 9,8 per cento (meno di un giovane su dieci è disoccupato), in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto a marzo. Nell’ultimo mese anche tra i 15-24enni cresce di 0,2 punti percentuali il tasso di occupazione, mentre diminuisce di 0,4 punti quello di inattività. Dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi.
Si parla sui numeri: i disoccupati sono 2.986.000, in crescita di 50.000 unità su marzo e in calo di 93.000 unità su aprile 2015. Gli inattivi ad aprile – rileva l’Istat – diminuiscono di 113.000 unità rispetto a marzo e di 292.000 unità su aprile 2015. Gli occupati, dunque, crescono di 51.000 unità su marzo e di 215.000 su aprile 2015 trainati dalla crescita dell’occupazione degli over 50 (+25.000 in un mese, +261.000 in un anno).
Fin troppe volte il premier Matteo Renzi ha declamato: L’Italia è ripartita, siamo fuori dal pantano del 2013. Dopo anni di grigiume, il clima è decisamente cambiato. Avremmo voluto prendere per buone, queste affermazioni del premier, lasciandoci contagiare dall’ottimismo, ma a quell’Italia ripartita (sempre che fosse vero) nessuno ha contrapposto una Sicilia che retrocede e che non vede all’orizzonte possibilità di cambiamento di clima. In compenso – ed è giusto che sia così – pensiamo all’accoglienza dei profughi: giusto, giustissimo, ma pensiamo anche a chi non riesce a trovare uno straccio di lavoro in un’Italia che spende e spande miliardi.