di Salvo Barbagallo
Nei cosiddetti luoghi deputati su certi argomenti c’è il silenzio più totale, di certi argomenti non si discute, se si parla di certi argomenti se ne parla in privato, stando molto attenti a non fare trapelare nulla, visto che quando accade una fuoruscita spesso non si è grado di controllarla. Ci riferiamo a indagini su personaggi noti (della politica, dell’imprenditoria) delle quali sono note le aperture di fascicoli da parte della magistratura ma che non si conosce il seguito nonostante che i mesi si accumulano l’uno sull’altro. Naturalmente, qua e là, le indiscrezioni trapelano, qualche verbale di interrogatorio giunge sulle pagine dei giornali, così come puntuali giungono le smentite da parte degli interessati che, poi, si difendono sempre e tutti allo stesso modo “Contro di me messa in moto la macchina del fango!”. Tutto sembra un gioco e tale potrebbe considerarsi se non si trattasse di questioni serie che, in un modo o in un altro, pesano sulla collettività. Quando alla base ci sono questioni come corruzione, soldi pubblici che finiscono nelle tasche di pochi lestofanti, queste questioni riguardano tutti, soprattutto quando ad essere indagati sono personalità che stanno al governo.
Non sono “santuari del silenzio” i bar dove si riuniscono quattro/cinque amici per prendersi la granita di buon mattino e avere modo di scambiare le proprie opinioni prima di andare a lavorare. In uno dei pochi bar della città con tavolini in piazza ieri c’era un gruppetto di professionisti (avvocati? Professori? Magistrati? Carabinieri in borghese? Eccetera?) che chiacchierava tranquillamente, incuranti che qualche avventore seduto accanto potesse ascoltare le loro esternazioni. Evidentemente, chiacchiere da bar, nulla da nascondere, pertanto.
Una persona mentre sorseggia un caffè freddo (non tutti gradiscono la granita), dice rivolto agli altri: “… Se ne parla sempre, ma la bomba non scoppia. Tutti parlano e sanno di cosa è stato, e forse è ancora il Cara di Mineo, ma in galera ci sono solo i pesci piccoli…”.
Un altro: “A cosa ti riferisci?”.
Il primo: “C’è scritto qui su Il Giornale: Salvatore Buzzi viene interrogato in carcere e sta vuotando il sacco. Questo Buzzi ha detto che, oltre il fatto dell’appalto, il sottosegretario siciliano tal dei tali ha piazzato 400 persone dei suoi in 9 Comuni della provincia. C’è scritto qui, le dichiarazioni di questo Buzzi sono riportate tra virgolette…”.
Un terzo: “Scusa, ma cosa c’è di tanto eclatante? Avere fatto assumere 400 persone? Ma pensa quanti ne hanno fatto assumere i politici negli enti pubblici del capoluogo e altrove nel corso degli anni. Altro che 400 persone! Ma come pensi che li raccolgono i voti, questi signori politici: solo ed esclusivamente con il clientelismo. Altro che mafia!…”.
Un quarto interviene nella discussione, rivolto al primo interlocutore: “… Ma poi, hai letto bene? La magistratura deve ancora verificare la veridicità dell’affermazioni di questo Buzzi. Quindi possono essere tutte pallonate le cose che ha dichiarato…”.
Il primo: “…Già, hai ragione: come si fa a verificare l’assunzione di 400 persone! Probabilmente hai ragione: sono tutte cazzate…”.
L’unico personaggio che era rimasto zitto, interviene: “ A noi restano solo le cazzate, agli altri soldi e consensi. Non c’è scampo per chi è fuori dal giro…: non ci guadagna nulla. Nulla si guadagna a essere onesti…”.
La discussione si raggela e non continua. Anche il bar si è trasformato all’improvviso in un “santuario del silenzio”…