Il Medioevo del Terzo millennio

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GIO

Di Guido Distefano

   Ci sentiamo oppressi da una sempre più fitta e maleodorante caligine “medievale”, quotidianamente  via via più asfissiante, accecante, fono-assorbente: tant’è che vogliamo urlare al mondo che il Medioevo imperante nel Secondo millennio, appena “passato”, si è fermato e ci ha attesi al varco del Terzo millennio, più pernicioso e diabolico che mai.

   Magari molti di voi obietteranno di getto che è assurdo quanto diciamo, atteso che siamo molto più progrediti ed istruiti dei nostri predecessori e aggiungeranno che ora siamo in democrazia. Certo solo nel mondo occidentale!

    Tutte dolenti note! Sì, c’è del vero nelle obiezioni: forse spesso è un “vero” più di apparenza che di sostanza, abilmente utilizzato ed amplificato  dai potenti di oggi, per lo più ad opera e per bocca dei loro portavoce, che ci mettono faccia e dignità nella loro continua carriera di “parvenues” , umili con i potenti e potenti con gli umili.

   Procediamo per confronti e parallelismi.

   Nei così detti secoli bui era bollato e perseguito come “eversore” (od eretico) chi osava manifestare scontento, malumore, insofferenza verso l’ordine costituito e/o divino. Anche “apolitiche e non dogmatiche” idee nuove ed originali (ma non rispettose delle stantie nozioni dei potenti)  attiravano i fulmini dei potenti, che nella genialità umana vedevano inimicizia. Insomma il pensiero creativo, il libero pensiero andava imbrigliato!

    Ma guarda un pò che coincidenza,  succede anche ora! La censura, quantomeno verbale, colpisce duramente anche ora! Ed il modus operandi non risparmia neanche chi dovrebbe innanzitutto garantire gli organismi viventi di ogni nazione: gli uomini, nati liberi per volontà divina.

    Altro vizio gravissimo era la “ereditarietà”. I ricchi potenti generavano ricchi potenti e si circondavano di cortigiani che mendicavano ricchezza e potere; i poveri oppressi generavano poveri oppressi. Era una legge divina, sostenevano i reprobi. Tutto si tramandava nel bene  e nel male: potere, ricchezze, feudi, capacità, meriti, virtù, eroismo nei ranghi superiori;  oppressione, miseria, lavori inumani, colpe degli avi e reati commessi o presunti in basso. Il popolo non  “sceglieva”  gli oppressori  vicini (potenti locali) o lontani (i despoti superiori): li subiva, ma sperava sempre nel ricambio generazionale, che avveniva ogni qualvolta i signori si mettevano in guerra tra di loro (i perdenti e molti loro accoliti lasciavano questa valle di lacrime).

       Oggi  “ufficialmente” non esistono titoli nobiliari, almeno così sta scritto da noi. Non esistono ma si usano; eventualmente vengono sostituiti con titoli “repubblicani” variamente conquistati. Ed anche mancando i titoli si trova il modo di attribuire le prerogative ai fedeli. Anche ora come allora si eredita tutto:  gli “alti” illuminati dai poteri e dai cerchi magici  tramandano ed ereditano benessere, potere, visibilità, capacità, virtù, lodi e (all’occorrenza) facili assoluzioni; per  i “bassi”  restano soltanto vizi, colpe, castighi, sudore e lacrime. Ne abbiamo tante testimonianze recenti, in entrambi i livelli. Ma sbagliamo o c’era qualcuno che sosteneva: “Non lodare il giusto finché non sai quanto vale” e “Le colpe dei padri non ricadano sui figli” .

      Ah, già! Noi popoli occidentali siamo in “democrazia” e come democratici assegniamo patenti di merito e stoltamente spingiamo “gli altri” verso oriente, senza vedere il futuro che incombe! Ma scusateci, non siamo poi tanto sicuri di dove siamo e dove andiamo.  Temiamo proprio che sbagliamo a definirci democratici perché democrazia (nell’etimologia della parola) sta a significare potere del popolo: cioè ogni delega all’esercizio dei poteri sovrani deve essere conferita direttamente dal popolo. Il popolo deve designare ogni responsabile dei poteri politici (legislativo ed esecutivo): a qualsiasi livello, in qualsiasi situazione circostanza, per comunità, stati singoli ed aggregati di stati. Così dovrebbe essere! Le genti votano ed ecco dopo apparire dei signori che, non designati dai votanti, gestiscono il potere, anzi ogni potere: nominati non si sa mai esattamente da chi e perché; magari circolano delle voci, dei nomi ma mai “in chiaro”. Certo grande cosa sarebbe la vera democrazia: separazione dei poteri, espressa delega delle genti “ad personam”  per il potere legislativo e per il potere esecutivo, rispetto delle sfere ci competenza e controlli. E soprattutto occorre negli uomini designati la più grande dote: l’onesta fedeltà al mandato ricevuto.

       Non si possono servire due padroni: o si serve il popolo imperituro (anche se sempre meno rispettato) o si serve l’interesse del potente ma caduco dio  denaro, i  suoi sommi sacerdoti si accaniscono per il dominio  standosene defilati. Ci sarebbe poco da scegliere: il vento della storia ha di colpo spazzato gli onnipotenti ricchi di ieri ed ancora li spazzerà; i popoli (o le genti) sono rimasti e rimarranno.

     Almeno nel medioevo del secondo millennio gli “egemoni” non si nascondevano: nel bene e nel male erano uomini, non fantasmi.

      Fino a che punto poi siamo più progrediti e più istruiti?

Nella scienza e nella tecnologia senz’altro siamo molto più avanti. Ma nell’intelletto e nella mente stiamo regredendo a vertiginosa velocità. Nella nostra presunzione di istruzione ci stiamo chiudendo al ragionato e ponderato discernimento ed al maturo e profondo apprendimento: tanto sappiamo tutto ed eventualmente c’è internet  e quindi nessuno ci può gabbare!

     Chissà perché solo il saggio, ora come allora, ogni giorno prende coscienza della propria ignoranza e cerca di imparare!

     Siamo saggi o siamo dei piccoli stolti  dominati e condannati dalla più grave forma di ignoranza, cioè dalla presunzione di conoscere tutto?  Soffriamo noi di quel grave malessere che si può definire “ignoranza travestita da scienza”?

   Recuperiamo la saggezza”: per la libertà, la vita, il futuro, il bene, l’umanità, la luce.

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