Putin attacca l’Ucraina col gas per bloccare Kyev nell’UE

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Yulia Tymoshenko
Yulia Tymoshenko

Di Matteo Cazzulani

Il Presidente russo abbassa il prezzo per l’oro blu agli ucraini ed aumenta la quantità di carburante da stoccaggio esportata nelle centrali ucraine. Il monopolista statale russo del gas, Gazprom, concede un credito all’Ucraina per l’acquisto del carburante.

Avvalersi del gas come strumento di forzatura geopolitica è oramai una prassi consolidata da parte della Russia nei confronti dei Paesi ex-URSS e dell’Europa. Nella giornata di martedì, 8 Ottobre, il Presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato la volontà di decrementare il prezzo per il gas esportato in Ucraina.

Come riportato durante il vertice APEC, Putin ha deciso di ridurre a 260 Dollari per Mille Metri Cubi di gas il costo applicato all’Ucraina per il carburante da stoccaggio e, nel contempo, il monopolista statale russo Gazprom ha concesso a Kyiv un prestito di 750 Milioni di Dollari per permettere al Governo ucraino l’acquisto dell’oro blu.

Infine, come dichiarato sempre da Putin, la Russia ha programmato l’aumento dell’esportazione del gas da stoccaggio in Ucraina a 19 Miliardi di Metri Cubi, nonostante Kyiv preferisca l’acquisto di soli 14 Miliardi di Metri Cubi.

La decisione di Putin incrementa la dipendenza dell’Ucraina dalla Russia, e vanifica i tentativi finora operati da Kyiv per diminuire la quantità di gas importata da Mosca, per cui il Governo ucraino è arrivato a pagare fino a 400 Dollari per Mille Metri Cubi.

Per ridurre l’alto tariffario, che l’ex-Premier Yulia Tymoshenko è stata costretta ad accettare nel Gennaio 2009 per consentire il ripristino delle importazioni del gas russo in Ucraina ed Europa -che la Russia aveva precedentemente tagliato per ottenere concessioni da Kyiv- il Presidente Yanukovych ha limitato al minimo contrattuale la quantità di oro blu russo importato.

Inoltre, l’Ucraina ha incrementato l’uso di greggio e carbone, e, grazie al sostegno della Commissione Europea, ha importato gas russo a basso prezzo dalla Germania attraverso Polonia, Slovacchia ed Ungheria.

La decisione di Putin di diminuire il tariffario per il gas all’Ucraina è anche dettato dalla volontà di impedire la firma dell’Accordo di Associazione Ue-Ucraina: documento che integra Kyiv nel mercato unico UE.

Oltre che col gas, Putin ha imposto a Yanukovych consultazioni permanenti per essere informato sul progresso delle trattative per la firma dello storico documento che, de facto, sancirebbe l’entrata dell’Ucraina nell’UE, anche se solo sul piano economico.

Mosca vuole tornare un Impero

Il disegno di Putin è invece quello di inglobare i Paesi ex-URSS nell’Unione Doganale Eurasiatica: progetto di integrazione sovranazionale, a cui già partecipano Bielorussia, Kazakhstan, Kyrgyzstan ed Armenia, progettato a Mosca per estendere l’egemonia del Cremlino.

La costituzione dell’Unione Doganale Eurasiatica è perseguita anche nei confronti di altri Paesi ex-URSS che hanno chiaramente dimostrato di ambire all’integrazione nell’UE e nella NATO come la Georgia, che la Russia ha attaccato militarmente nell’Agosto 2008.

Per quanto riguarda l’Ucraina, Mosca si avvale dell’arma del gas per influenzare le decisioni politiche di un Paese indipendente che il Cremlino mira a soggiogare per potere ottenere lo status di impero.

L’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Doganale Eurasiatica rende infatti la Russia una superpotenza mondiale con una diretta influenza, anche geografica, in Europa.

Se il progetto di Mosca si realizzasse, l’UE finirebbe per essere declassata sul piano internazionale dalla presenza di un nuovo Impero Russo che compete direttamente con Stati Uniti e Cina sullo scenario globale.

Per questo, è bene che l’UE, appoggiata dagli USA, faccia di tutto per firmare l’Accordo di Associazione con l’Ucraina, ed integrare Kyiv il più presto possibile anche nella NATO.

L’Europa eviterebbe così di essere distrutta dalla politica gasata della Russia di Putin: un Paese che, a differenza dell’Occidente, si basa sul mancato rispetto della Democrazia, dei Diritti Umani e della Libertà di Stampa.

Matteo Cazzulani

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