L’Italia dello sgomento

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sparatoria-palazzo-chigi-002La notizia della sparatoria davanti a Palazzo Chigi ha già fatto il giro del mondo, l’uomo che ha esploso i sei/sette colpi di pistola contro i carabinieri è stato arrestato, riconosciuto – si chiama Luigi Preiti, 48 anni, originario della Calabria domiciliato ad Alessandria – ed è stato subito qualificato come “squilibrato”, così come si è detto subito (forse fin troppo in fretta?) che ha agito da solo. I due carabinieri feriti – un brigadiere e un appuntato – non sarebbero in pericolo di vita: uno dei due militi è stato colpito ad una gamba, mentre l’altro sarebbe stato colpito di striscio al collo. Ferita anche una passante, una donna in stato di gravidanza.

Il grave episodio si è verificato durante la  cerimonia del giuramento al Quirinale dei nuovi ministri, cioè in un momento cruciale per la vita del Paese, di una Italia che tenta e si sforza di uscire dal lungo tunnel della crisi politica ed economica. E “squilibrato” o meno che sia l’esagitato (o lucido?) attentatore dei carabinieri, c’è anche da ricordare il precedente pesante pressing della piazza scalmanata mentre era in corso l’elezione per il nuovo Presidente della Repubblica, quando il leader del Movimento 5 Stelle aveva incitato alla partecipazione “un milione di persone”. E c’è da ricordare ancora i continui attacchi, più o meno ortodossi,  al “sistema” con parole che sicuramente hanno dimenticato il termine “democrazia”, sebbene urlate “in nome” della democrazia (quale democrazia?).

Come è possibile ignorare il clima di violenza parolaia che si è respirato già nel corso delle ultime elezioni e proseguito dopo in maniera sempre più incalzante? Un clima che può esaltare qualsiasi “squilibrato”, così come  alterare le menti più serene.

L’attacco al “sistema” (quello democratico?), l’attacco generalizzato al malcostume può generare l’imprevedibile: “cambiare” lo stato delle cose con le metodologie che abbiamo viste applicate in questi ultimi mesi, a nostro avviso, non significa cercare il “cambiamento”, ma cancellare tout court quando di buono si è cercato di fare unitamente a quanto di brutto è stato fatto. È vero che sulle macerie si può ricostruire, ma come e a chi affidare una eventuale ricostruzione? A coloro che hanno usato gli strumenti peggiori e in nome di che cosa?

Il Governo del Paese appena nato deve ancora chiedere la fiducia, e la chiederà in un momento dove manca l’equilibrio necessario per potere ricominciare: va incontro a tante incognite e a tante trappole di varia tipologia. Va incontro a imprevisti incontrollabili, appunto “imprevisti”. L’episodio della sparatoria ne è l’esempio più immediato. Quanti “squilibrati” sono a piede libero? E chi lo sa…  Quel che è certo è che con questo clima di violenza (espressa o repressa) il presente non si affronta con tranquillità, e se il presente non si supera in maniera esemplare è difficile ipotizzare un domani di ripresa. Quella ripresa necessaria al vero “cambiamento” che milioni e milioni di cittadini per bene attendono.

giuramento-letta-300x225“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”: così Enrico Letta, come presidente del Consiglio del nuovo Governo, e tutti i ministri hanno prestato giuramento. E mentre si stava svolgendo l’istituzionale cerimonia, fuori dal Palazzo, la sparatoria, la notizia è comunicata al Capo dello Stato, al premier e ai ministri al termine del giuramento. Da un momento di ritrovato equilibrio, allo sgomento.

Cos’altro dovranno attendersi gli Italiani?

Salvo Barbagallo

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