Strage di via D’Amelio: Borsellino ostacolo nella trattativa Mafia-Stato

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Quattro arresti compiuti dalla DIA per la strage di via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio del 1992, dove morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: “anche quando è estremamente difficile l’accertamento della verità, si aprono importanti squarci di verità su cui potere proseguire”, ha dichiarato il Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. La Dia ha eseguito gli arresti su un’ordinanza del gip di Caltanissetta per tre indagati nella nuova inchiesta sulla strage, arresto anche per uno dei presunti mandanti, il boss Salvatore Madonia, e due esecutori, Vittorio Tutino e Salvatore Vitale. L’ordinanza scaturisce dall’inchiesta aperta dalla Procura nissena sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che ha portato alla revisione dei processi “Borsellino” e “Borsellino-bis” davanti la Corte d’appello di Catania.

Secondo la la ricostruzione dell’attentato fatta dal Gip di Caltanissetta, Alessandra Bonaventura Giunta, il giudice Paolo Borsellino fu ucciso perché il boss Totò Riina lo riteneva un “ostacolo” alla trattativa con esponenti delle istituzioni, che gli “sembrava essere arrivata su un binario morto“.

Agevolare l’associazione mafiosa e avere agito anche per fini terroristici: queste sono le aggravanti contestate dalla Procura di Caltanissetta al boss Salvatore Madonia, in qualità di mandante, e ai presunti esecutori della strage di via D’Amelio.

Per il sostituto procuratore della Dda di Caltanissetta, Nicolò Marino “questa indagine non costituisce un punto d’arrivo dell’inchiesta, ma di di partenza anche per i magistrati di Caltanissetta, anche per quelli che verranno dopo di noi!.

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