Con la “Manovra Monti” un Paese destabilizzato

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I risvolti della “Manovra Monti” non ritardano a mostrarsi: insoddisfazione sul piano politico, preoccupazione nella collettività nazionale che intravede un immediato futuro oscuro, fibrillazioni non stop sui mercati finanziari, strette economiche che non piacciono a quanti vivono di stipendio o che hanno pensioni al limite della sopravvivenza. In poche parole: ci troviamo in un Paese “destabilizzato” dove può accadere di tutto e il contrario di tutto. Il Governo “tecnico” decide per salvare l’Italia dalla bancarotta, ma la gente non capisce perché a pagare pesantemente  siano gli stessi soggetti, mentre chi può la fa sempre franca.

Il quotidiano economico “Sole 24 Ore” rivela che ci sono “finti poveri” che  con un  guadagno dichiarato di meno di ventimila euro all’anno sono proprietari di aerei personali e che ben quarantaduemila contribuenti, con un reddito di mensile di 1.600 euro risultano proprietari di una barca, che altri contribuenti, ben 188.171, con stipendi inferiori a quello di un operaio posseggono auto di lusso, mentre fra contribuenti che dichiarano un reddito tra ventimila e 50 mila euro all’anno si nascondono 217.334 proprietari di supercar e 604 proprietari di velivoli ed elicotteri. E’ una realtà nota a tutti, anche se si sconoscevano questi numeri: per le auto di lusso è sufficiente rimanere qualche minuto ad osservare il traffico stradale per rendersene conto direttamente e, per le zone di mare, basta osservare i piccoli ed i grandi approdi che di barche di lusso se ne possono scoprire tante e tante. Gli italiani stanno bene, amava dire l’ex premier Berlusconi: i ristoranti sono stracolmi, negli aerei che collegano le grandi città è difficile trovare posti vuoti. C’è da chiedersi perché la gente si lamenti…

Certo, si lamentano i parlamentari per il previsto “taglio” di cinquemila euro dagli stipendi, e la Chiesa, che possiede il 20% del patrimonio immobiliare italiano, che non intende rischiare una stangata con l’Ici. I Radicali da anni, spesso come voce solitaria, segnalano l’anomalia dei beni di proprietà della chiesa sfruttati a fini commerciali: anche in questo caso, parliamo di questioni “note”.

Il nuovo governo del Paese sta lavorando duro in queste giornate che precedono le festività natalizie. Al ministero dello Sviluppo economico, un serie di incontri operativi tra i ministri Corrado Passera, Fabrizio Barca e i rappresentanti delle Regioni del Sud per . Scopo “individuare le priorità di intervento infrastrutturale nel Mezzogiorno”. Si apprende, per quanto attiene la Sicilia, che sarà portato avanti “un programma certo di celere avvio che risponda alla domanda dei cittadini del Sud di poter disporre di migliori servizi di trasporto ferroviario”. Alla fine dell’incontro, l’assessore alle Infrastrutture della regione Sicilia, Pier Carmelo Russo, ha spiegato che “il ministero si è impegnato a destinare alla Sicilia 400 milioni di euro del contratto di programma Rfi 2009. La Regione invece destinerà 500 milioni di euro per la tratta Palermo-Catania, fondi provenienti dalla quota Stato del Programma Operativo 2007-2013. La Regione ha aderito a questo accordo dopo una lunga trattativa ponendo alcune condizioni: Per la Palermo-Catania abbiamo preteso un preciso cronoprogramma che, se non rispettato, potrebbe determinare la risoluzione dell’intesa. Inoltre abbiamo ottenuto l’impegno del governo nazionale a destinare le risorse liberate dal Por Sicilia 2000-2006, bloccate dal 2010, agli interventi per il contenimento e la prevenzione del rischio idrogeologico in Sicilia e a quelli per il superamento delle procedure di infrazione comunitaria in materia di depurazione delle acque. Infine siamo riusciti a riaprire la discussione per le trattative sul ripristino dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia”. Ma c’è ancora chi crede alle promesse?

S. B.

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