Un romanzo sulla vita e i sogni di Goffredo Mameli, patriota e scrittore, ragazzo entusiasta e pieno di gioia di vivere, morto a soli ventuno anni durante la difesa della Repubblica romana. Vissuto tra Genova, Milano e Roma, fu una vera star del Risorgimento, ed ebbe grande influenza nella cultura del suo tempo. Amico di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, amato dalle donne e venerato dagli amici è l’autore del testo dell’attuale Inno d’Italia che fu musicato da Michele Novaro.
“Ho cercato di scoprire il ragazzo nascosto, del quale poco si sa, le sue emozioni, le sue fragilità e la sua forza attraverso pensieri, sogni, ricordi, leggerezze e debolezze umane che la storiografia patriottica ha cancellato o per meglio dire non ha mai considerato più di tanto, facendone un personaggio esemplare sì, ma anche monolitico, retorico, molto distante da noi, marmo freddo. L’appropriazione della storia risorgimentale da parte di una storiografia apologetica stantia e paradossalmente conservatrice ha fatto il resto.
Mi premeva raccontare un Mameli più vero, più umano, giovane tormentato e ribelle, generosamente e anche un po’ incoscientemente sacrificatosi per ideali che ancora oggi sono motore e spinta delle proteste giovanili.” (Francesco Randazzo)
Dalla quarta di copertina:
“Quel ragazzo è un simbolo!” gridò uno. “Salvate almeno lui, se non per questa Repubblica sotto assedio e quasi vinta, per la Repubblica che verrà!”
“Goffredo ha in petto un’ansia, potente, che lo rende perennemente inquieto. La stessa ansia che agita tutti i giovani, sempre, in ogni tempo e in ogni luogo: è l’insofferenza all’ingiustizia, la ribellione al potere, la voglia di cambiare il mondo, il desiderio di ribaltare tutto, buttarsi nella mischia, creare lo scompiglio, somiglia- no al Cristo che davanti al Tempio, ribalta, distrugge e rimprovera la casta al potere, si prende la responsabilità delle proprie azioni e mette gli altri di fronte alle loro colpe, alla loro ignavia e convenienza. È un puro. Esaltato dalla bellezza della vita, lotta per un mondo migliore, senza dispotismi, senza domini, libero, popolato da uomini liberi, perché la libertà se è di tutti, porterà anche uguaglianza, fraterni- tà e nessun popolo sarà nemico di un altro. Goffredo lo ha visto negli occhi dei solda- ti austriaci contro i quali ha combattuto. Durissimi a colpire perché durissimamen- te oppressi, costretti da un potere che li domina e costringe ad essere sul campo, contro chi combatte per la libertà, liber- tà che anche loro ambirebbero avere, se solo gli si permettesse di pensarlo. Ah, se si potessero colpire soltanto i generali, i ministri, i re, i despoti!”
Un romanzo sulla vita e i sogni di Goffredo Mameli, patriota e scrittore, ragazzo entusiasta e pieno di gioia di vivere, morto a soli ventuno anni durante la difesa della Repubblica romana. Vissuto tra Genova, Milano e Roma, fu una vera star del Risorgimento, ed ebbe grande influenza nella cultura del suo tempo. Amico di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, amato dalle donne e venerato dagli amici è l’autore del testo dell’attuale Inno d’Italia che fu musicato da Michele Novaro.
“Ho cercato di scoprire il ragazzo nascosto, del quale poco si sa, le sue emozioni, le sue fragilità e la sua forza attraverso pensieri, sogni, ricordi, leggerezze e debolezze umane che la storiografia patriottica ha cancellato o per meglio dire non ha mai considerato più di tanto, facendone un personaggio esemplare sì, ma anche monolitico, retorico, molto distante da noi, marmo freddo. L’appropriazione della storia risorgimentale da parte di una storiografia apologetica stantia e paradossalmente conservatrice ha fatto il resto.
Mi premeva raccontare un Mameli più vero, più umano, giovane tormentato e ribelle, generosamente e anche un po’ incoscientemente sacrificatosi per ideali che ancora oggi sono motore e spinta delle proteste giovanili.” (Francesco Randazzo)
FREME LA VITA
I sogni di Goffredo Mameli
Romanzo di Francesco Randazzo
Graphofeel Edizioni
ISBN 979-12-89671-38-
Dalla quarta di copertina:
“Quel ragazzo è un simbolo!” gridò uno. “Salvate almeno lui, se non per questa Repubblica sotto assedio e quasi vinta, per la Repubblica che verrà!”
“Goffredo ha in petto un’ansia, potente, che lo rende perennemente inquieto. La stessa ansia che agita tutti i giovani, sempre, in ogni tempo e in ogni luogo: è l’insofferenza all’ingiustizia, la ribellione al potere, la voglia di cambiare il mondo, il desiderio di ribaltare tutto, buttarsi nella mischia, creare lo scompiglio, somiglia- no al Cristo che davanti al Tempio, ribalta, distrugge e rimprovera la casta al potere, si prende la responsabilità delle proprie azioni e mette gli altri di fronte alle loro colpe, alla loro ignavia e convenienza. È un puro. Esaltato dalla bellezza della vita, lotta per un mondo migliore, senza dispotismi, senza domini, libero, popolato da uomini liberi, perché la libertà se è di tutti, porterà anche uguaglianza, fraterni- tà e nessun popolo sarà nemico di un altro. Goffredo lo ha visto negli occhi dei solda- ti austriaci contro i quali ha combattuto. Durissimi a colpire perché durissimamen- te oppressi, costretti da un potere che li domina e costringe ad essere sul campo, contro chi combatte per la libertà, liber- tà che anche loro ambirebbero avere, se solo gli si permettesse di pensarlo. Ah, se si potessero colpire soltanto i generali, i ministri, i re, i despoti!”