Mafie hanno decuplicato guadagni con giochi e scommesse a nero

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“La crisi del settore dei giochi autorizzati causata dalle chiusure legate al Covid, in Italia, sta devastando le imprese del settore e favorendo il business illegale della grande criminalità organizzata che gestisce le scommesse illegali. Il governo deve farsi assolutamente carico del problema e intervenire con un sostegno economico, adottando quanto prima misure per la riapertura delle attività e reprimendo le diramazioni illecite del sistema giochi”.

La denuncia è di Riccardo Pedrizzi, già Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato dal 2001 al 2006. “La filiera del gioco legale, che nel passato ha contribuito al gettito dello Stato per oltre 11 miliardi di Euro nei primi 10 mesi dello scorso anno ha visto ridursi queste entrate di 4,5 miliardi. Circa l’80% del calo è imputabile alla perdita di gettito registrata dal canale retail (sale gioco, agenzie di scommesse e Bingo) non solo per le chiusure disposte dai vari DPCM, ma perché i giocatori si sono spostati sul gioco illegale, come ha recentemente confermato il direttore generale delle Dogane e dei Monopoli, prof. Marcello Minenna”. Secondo Pedrizzi, le cause del crollo del gioco legale e dell’incremento di quello illegale sono molteplici: “Innanzitutto il trattamento penalizzante di un settore che aveva predisposto un rigoroso protocollo per il contenimento del Covid 19 e che con il Dpcm dello scorso 24 ottobre e quello degli scorsi giorni ha visto la nuova chiusura di tutte le sale ed i casinò, a differenza di altre attività economiche. Eppure non risulta che ci siano stati casi di focolai in qualche sala. A questo si aggiunge il calo delle scommesse dovuto anche agli interventi normativi sulla aliquota di imposta; il minor reddito procapite dei giocatori; la riduzione della rete dei negozi; l’espulsione del gioco legale dai centri urbani in applicazione di leggi regionali e comunali…”.

Le conseguenze sono per il settore – continua Pedrizzi – la perdita di migliaia di posto di lavoro diretti o dell’indotto, con forti penalizzazioni delle piccole imprese familiari di gestione di agenzie di scommesse ed esercizi pubblici. “Stiamo parlando di 14.800 tra attività diretta o integrata negli esercizi dedicati, 12.000 gestori, quasi 28.000 assimilati cioè in esercizi come i bar dove sono presenti awp, 1.700 produttori, oltre a 12.000 lavoratori delle sale bingo. Solo per le sale scommesse ci sono in ballo 25.000 posti di lavoro diretti. A questo pezzo di filiera si aggiunge tutto il comparto dei Concessionari, un segmento della filiera che, oltre il ruolo di sostituto d’imposta nell’interesse dello Stato, svolge anche quello di garante della legalità” della trasparenza e della regolarità di tutto il processo del gioco (si pensi, ad esempio al collegamento delle varie “macchinette” alla Sogei). Occorre – conclude il già Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato – perciò varare al più presto un nuovo Testo Unico che raccolga e sintetizzi tutta la normativa; devolvere una parte delle entrate a Regioni e Comuni; incentivare ed intensificare il controllo del territorio per contrastare il gioco illegale; coordinare le competenze tra Stato ed Enti locali e trai vari ministeri.

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