Anche il Governo, dopo l’UE, affonda il Ponte sullo Stretto

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Sarà stato per la crisi economica, sarà stato per le mutate relazioni politiche con il Presidente della Regione Raffaele Lombardo (che da qualche mese ha deciso di rivolgere la sua navicella Mpa verso il porto del Terzo Polo), il dato di fatto è uno solo: la votazione maturata il 27 ottobre alla Camera rappresenta il funerale del Ponte dello Stretto di Messina, la prova provata che mai più questo governo e questa maggioranza punteranno sull’opera pubblica promessa fin dalla campagna elettorale del 2001 e che era diventata emblema del nuovo miracolo italiano invocato da Silvio Berlusconi.
Infatti i soldi che erano rimasti nelle casse dello Stato alla voce Ponte sullo Stretto, da oggi, volano altrove. E non per uno sgambetto parlamentare dell’opposizione, bensì con il consenso del governo che fino a poche settimane fa aveva giurato di voler insistere nella realizzazione dell’opera anche senza il sostegno finanziario dell’Europa.

La votazione che sancisce il “no” definitivo al Ponte è l’approvazione di una mozione dell’Idv sul trasporto pubblico locale su cui l’esecutivo aveva espresso parere favorevole. La mozione approvata a Montecitorio, per la precisione, impegna l’esecutivo “alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad Anas s.p.a. per la sottoscrizione e l’esecuzione, a partire dal 2012, di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a.”.

E dire che fine allo scorso 16 ottobre – ricorda l’Ansa – , il ministro delle Infrastrutture aveva detto che il ponte sullo Stretto di Messina sarebbe stato realizzato “a prescindere dall’eventuale finanziamento della Ue, in quanto le risorse per il manufatto saranno reperite sul mercato, come previsto dal piano finanziario allegato al progetto definitivo”. Il Ponte – aveva puntualizzato – per il governo resta una priorità essenziale per lo sviluppo del sistema dei trasporti dell’Italia”. Ma di questi tempi le promesse, si sa, si fa fatica a mantenerle. Gli unici contenti saranno i contractor che hanno già aperto i cantieri per i quali si attendono rimborsi milionari.

Giovanni Percolla

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