Del giornalismo in tempo di guerra (santa, laica o finta che sia)

di Marco Di Salvo “embedded : agg. trad. incorporato, incassato, inserito, incastrato. Nel linguaggio giornalistico, di inviato di guerra, che opera incorporato in una delle unità combattenti” Di giornalismo “embedded” si cominciò a parlare esplicitamente, nei media americani, ai tempi della prima guerra nel Golfo, nell’ormai lontano 1991, anche se si realizzò ufficialmente solo nel 2003, quando 775 reporter furono di fatto aggregati formalmente alle truppe americane durante l’invasione dell’Iraq, firmando un contratto che limitava (e di molto) la loro funzione di reporter indipendenti.

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Loris, MafiaCapitale, Brega Massone: scacco all’informazione in tre mosse

Di Marco Di Salvo Ci torniamo, forse perché siamo noiosi. O, forse, perché ogni giorno di più vediamo il configurarsi di una narrazione informativa che poco ci piace e che, nel nostro piccolo, vorremmo avversare. Un’informazione che poco ha a che fare con i principi e le regole che (una volta?) permeavano questa professione che, è sempre più evidente, con la perdita di valore economico per i suoi operatori perde anche valore etico nel suo esercitarsi.

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