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Pag.5 - L'inquinamento insoluto di Augusta

In edicola > Articoli pubblicati > N°13-14 2010

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Dei lavori di bonifica delle acque della rada non si parla più. Nell'Accordo di Programma sottoscritto nel 2005 oltre alla bonifica, erano previsti tutta una serie di azioni per consentire al polo industriale siracusano un'inversione di tendenza volta al recupero dell'ambiente: nulla è stato fatto

Di Giuseppe Parisi

Il nostro giornale, relativamente ai problemi ambientali causati da discariche scriteriate a mare e dai gas ammorbanti che si sprigionano dagli insediamenti del Polo industriale di Melilli, Priolo, Augusta, e altre amenità del genere, fonti ormai certe di numerose e diverse malattie terminali, e per il recupero del territorio deturpato e depredato da alcune società forti della protezione dei potenti di turno, ha svolto e pubblicato nel tempo alcune importanti ricerche. Oggi ci chiediamo come si possa fare riferimento a un turismo che manca per creare ricchezza e che sarebbe auspicabile, puntando solo su di esso. Ci chiediamo come si può pensare a un turismo serio in questa area siracusana, per esempio a Marina di Melilli, attigua alla rada di Augusta da cui è separata solamente da un'esigua striscia di terra che costituisce l'istmo della penisola Magnisi, dove è sita una spiaggia da sogno, fra le più belle di tutta la Sicilia, quando ci si affaccia su di un panorama fatto dalle guglie del polo chimico che la sovrastano emettendo fumi, polveri sottili e producendo odori acri e nauseabondi alle soglie dell'inferno? C'è da rimanere allibiti sul pressappochismo politico che anima alcuni nostri amministratori che intendono spacciare l'ammodernamento di Brucoli, che ha tolto ai suoi abitanti la specifica peculiarità di "villaggio di pescatori" che lo rendeva unico nel bacino del Mediterraneo, spacciandola come operazione di "recupero del villaggio" al fine di insediamenti turistici, dimenticando il problema dell'inquinamento della rada di Augusta strettamente legato al collettore fognario. Suvvia siamo seri! Non è solo un problema di acqua sporca quello della rada... ma di acqua inquinata, cosa ben diversa e di fondi marini pregni di mercurio e altri "minerali" pesanti e di "aria" irrespirabile... e ci fermiamo qui. Cosa che forse, ma non ne siamo sicuri, sfugge a Carruba che per adesso, pensiamo noi, deve corteggiare - politicamente parlando s'intende, per ottenere quanto più gli è possibile - la Ministra Prestigiacomo e fare da sponda, sempre politicamente parlando, al nostro Raffaele Lombardo che, recitando a soggetto, "interpreta" il nostro Statuto siciliano a fasi alterne e molto ma molto discontinue e di cui, pensiamo a breve, questa primavera prossima dovrà relazionare ai siciliani.
Di cosa soffre questo splendido mare? Andiamo allora a fare un breve exursus sulla problematica.
Il 29 novembre del 2009, il ministro all'Ambiente Prestigiacomo attaccava la Regione Siciliana per il parere negativo sul rigassificatore di Melilli, espresso dall'assessorato regionale Territorio e Ambiente alla Conferenza dei servizi tenutasi a Palermo il 26/11/09, con quanto segue: "È un comportamento colpevole e irresponsabile. Faremo battaglia per sboccare l'autorizzazione per la realizzazione del rigassificatore di Priolo. Ho parlato più volte con il presidente Raffaele Lombardo ed è inaccettabile che ci sia un atteggiamento dilatorio da parte della Regione. Come ministro dell'Ambiente mi sono occupata delle autorizzazioni per Porto Empedocle e Priolo. Nessuno mi ha mai spiegato perché il rigassificatore di Porto Empedocle è stato sbloccato mentre Priolo ancora attende. L'impianto - continua la ministra - è strategico per la sicurezza energetica del Paese e in una Sicilia in condizioni drammatiche." Queste dichiarazioni della ministra hanno sconcertato non solo i cuori e le menti "sane" dei Comitati del NO rigassificatore, Associazioni ambientaliste (Priolo Parla, Decontaminazione Sicilia, Augustambiente, Legambiente, Priolo in movimento, Priolo Notizie, Salvo Maccarrone) e cittadini del triangolo industriale di Priolo e di Melilli, che hanno, tra l'altro, vinto due referendum popolari, grazie e soprattutto per quanto concerne Priolo, la presenza incisiva del presidente Lombardo e dell'avv. Interlandi, allora assessore regionale all'Ambiente, ma hanno anche disturbato la pazienza dell'on. Mario Bonomo e dell'on. Pippo Gianni, entrambi rappresentanti della Commissione di valutazione rischi industriali della Regione Siciliana, e di molti altri politici e professionisti siracusani, che hanno sempre sostenuto con dati alla mano, quello che è stato il parere negativo dei tecnici siciliani alla realizzazione dell'impianto. Alla conferenza dei servizi sul rigassificatore di Melilli del 26/11/09, l'assessorato regionale Territorio e Ambiente ha depositato un provvedimento con cui ha testualmente deciso che: "… nell'ottica della prevenzione, della sicurezza e del contenimento e riduzione degli incidenti derivanti dai rischi prima evidenziati, si esprime parere negativo alla realizzazione dell'opera prevista dal progetto…".
Il rigassificatore Ionio Gas della Erg-Shell sorgerebbe nel nostro polo industriale vicino alla Polimeri Europa (già ICAM, esplosa in maniera catastrofica nel maggio 1985 e vicino Erg impianti nord, che causò e causa tuttora incendi anche della durata di 3 giorni, il più grave è avvenuto nell'aprile 2006, l'ultimo ma non meno importante il 18 dicembre 2009, nel CR30, uno stabilimento dove si produce benzina e gas, sotto la colonna C101), attiguo a insediamenti industriali ad alto rischio di incidente rilevante e all'area 22 (discarica a cielo aperto di rifiuti tossici, mai bonificata), tanto che la nostra zona è stata dichiarata nel 1990 "ad elevato rischio di crisi ambientale" e nel luglio 2002 "area in piena crisi ambientale". In un luogo che deve essere necessariamente bonificato, a pochi passi da impianti sottoposti alle Direttive Seveso. Sì, bonificata, così come tutta la rada di Augusta, così come previsto nell'Accordo di Programma sottoscritto nel 2005 dalla stessa ministra siracusana e dai sindaci del triangolo industriale Melilli-Priolo-Augusta... In Italia ci sono 57 SIN (Siti Inquinati Nazionali) che devono essere bonificati e che rappresentano il 3% della superficie nazionale. Stiamo parlando di milioni di ettari di aree, tra terra e mare. Un territorio veramente molto vasto con un problema ambientale molto antico! Ma quanto tempo ci vuole ancora per bonificarlo?
Ma, tempo e complessità, basta questo a dare spiegazioni? Soprattutto dopo 55 anni di consapevolezza? In quell'Accordo di Programma, oltre alla bonifica, erano previsti tutta una serie di azioni per consentire al polo industriale siracusano un'inversione di tendenza, tra cui: definire con le Aziende gli investimenti necessari per un vero rilancio della chimica, mobilitando lavoratori e Istituzioni; avviare una forte azione di riqualificazione e di rilancio dell'area partendo dalle infrastrutture non completate; realizzare il piano di risanamento ambientale che attende gli interventi programmati pur disponendo da tempo delle risorse; rendere operativo il piano regolatore ASI che interessa 2.900 ettari di terreno dei quali oltre il 60% è riferita agli attuali insediamenti; risanare e bonificare le aree industriali dismesse al fine di creare le condizioni per la nascita di un'area di sviluppo industriale alternativa e "pulita" sul piano ambientale. Questo è l'elenco degli interventi che si dovevano attuare nella zona industriale siracusana, sin dal 2002. Di questi nessuno è stato iniziato e, da come si evince dalla lista, non è scritto da nessuna parte, di realizzare a tutti i costi un impianto di rigassificazione! Il rigassificatore è considerato dalla Seveso 2 un impianto ad altissimo rischio di incidente rilevante e pertanto non può essere costruito in una zona adiacente all'abitato di Priolo e poco distante da quello di Augusta e Melilli, ma questo forse sfugge anche al nostro vice Presidente della Regione Siciliana, anche lui siracusano, Titti Bufardeci...
Nel dicembre 2007 vengono pubblicati sul Registro Tumori i primi dati relativi ai tumori della provincia di Siracusa. "In provincia di Siracusa, i tumori presentano Tassi d'Incidenza (TSI) nettamente più elevati nell'area industriale di Augusta, rispetto a quelli riscontrati nelle aree agricole di Noto e della zona montana". Infatti, partendo dal sesso maschile, l'area comunale di Augusta fa osservare un TSI di 608.4, cioè ben al disopra non solo del registro del sud Italia, ma anche della media del pool Italia. Inoltre, nell'ambito del cosiddetto "triangolo industriale Augusta-Priolo-Melilli", solo Augusta fa osservare scostamenti così elevati. Priolo, infatti, si presenta in media con il dato provinciale (441.3) e Melilli, addirittura, al disotto (392.2). Ad Augusta seguono nell'ordine, come TSI, il distretto di Siracusa (460.9), Lentini (416.6) e Noto (406.6). I TSI più bassi si osservano nella Zona Montana (311.9). Pertanto, la distribuzione dei tassi tumorali sembra essere massima intorno all'area del petrolchimico augustano, e poi, nel siracusano, per scemare verso nord-est nell'area agricola del distretto lentinese e soprattutto verso sud, nell'area agricola del distretto netino, fino a giungere ai valori minimi della Zona Montana ad ovest, disegnando un preciso gradiente nord-sud ed est-ovest. Quanto detto per gli uomini, vale anche per le donne (con la differenza che il distretto di Lentini sale al secondo posto scavalcando Siracusa), con un primato dei TSI detenuto ancora una volta dall'area comunale di Augusta (433.8), e con un classico gradiente nord-sud ed est-ovest, che giunge fino ai valori minimi della Zona Montana (224.3).
Ma il benzene ambientale da chi viene rilevato negli stabilimenti industriali siracusani? Da nessuna Istituzione. Infatti la qualità dell'aria nel triangolo industriale viene monitorata dal CIPA che è consorziato con Confindustria, e dall'ARPA che effettua i controlli nei centri urbani siracusani e in generale nei paesi della provincia dichiarati a rischio. Ma purtroppo finora la qualità dell'aria interna agli stabilimenti industriali siracusani non viene monitorata da nessuna Istituzione. Mentre, per quanto riguarda lo stato di salute dei lavoratori esposti è di competenza dell'USL. Promossa da AugustAmbiente e Decontaminazione Sicilia una nuova indagine, condotta esaminando un campione di donne in età fertile, residenti all'interno del polo industriale Augusta-Melilli-Priolo, il cui esito ha ulteriormente confermato l'esistenza di una relazione causa/effetto tra l'inquinamento atmosferico e la diffusione di alcune malattie genetiche, la cui incidenza, in quest'area, raggiunge parametri completamente fuori controllo. Lo studio dimostra l'esistenza di un fenomeno di intossicazione da metalli pesanti e da diossine, in parte determinato dalle "polveri sospese" emesse dai camini industriali, e per l'altra parte dall'ingestione di sostanze nocive introdotte nella catena alimentare dal consumo di pesce catturato in tratti di mare inquinato. Il mercurio, principale agente inquinante.
Accertati da studi promossi dall'università di Catania e dall'Icram, i metalli pesanti, presenti tra i fondali della rada di Augusta diventano alimento dei pesci pescati illegalmente all'interno del porto, che vengono immessi nel mercato alimentare. In alcune specie ittiche, come ricciole, pagelli e palamiti, sono state notate alterazioni della colonna vertebrale, scoliosi, ispessimenti abnormi e strutture a Y, oltre a malformazioni di pinne e coda. Decisamente allarmante la presenza di mutazioni del Dna per il Coris Julis, comunemente noto come "donzella", un pesce diffusissimo nei nostri mari e facilmente catturato con semplici canne o lenze. Alterazioni non presenti tra gli esemplari che vivono lungo le rimanenti coste siciliane. Il patrimonio genetico dei residenti sarebbe quindi attaccato da metalli pesanti, diossine e polveri finissime diffuse nell'atmosfera, responsabili dell'incremento di tumori, malattie croniche e malformazioni congenite, registrate in aumento nell'area del petrolchimico. La Corte di Giustizia europea si è pronunciata in merito all'eclatante caso di inquinamento della Rada di Augusta ribadendo il principio che "chi ha inquinato deve pagare". A molti la decisione della Corte potrà sembrare banale, ma in realtà la triste storia di quello specchio di mare dimostra che non lo è.


L'aumento delle malformazioni creò allarme tra la popolazione e alcune denunce alla Procura della Repubblica che nel 2001 iniziò a lavorare a quella che fu chiamata successivamente "Operazione Mar Rosso". Tale operazione è sintetizzata nel Dossier Mercurio e impianti Cloro Soda di Legambiente, datato 2007. È del gennaio 2003 l'indagine giudiziaria più clamorosa sull'area industriale di Priolo coordinata dalla Procura di Siracusa e condotta dalla Guardia di Finanza. Nel corso dell'inchiesta furono arrestati 17 tra dirigenti e dipendenti dello stabilimento ex Enichem (ora Syndial), tra i quali il precedente e l'allora direttore, l'ex vicedirettore e i responsabili di numerosi settori aziendali, insieme al funzionario della Provincia preposto al controllo della gestione dei rifiuti speciali prodotti nell'area industriale. Il principale capo d'imputazione contestato dalla Procura è stato il delitto ambientale previsto dall'articolo 53 bis del Ronchi (oggi art. 260 del Codice ambientale), per aver costituito una "associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di ingenti quantità di rifiuti pericolosi contenenti mercurio". Il mercurio, secondo l'accusa, veniva scaricato nei tombini delle condotte di raccolta delle acque piovane e da lì finiva in mare.
Da anni si parla di risanare i fondali della rada: sono stati stanziati milioni di euro, ma dei presunti lavori di risanamento, a quel che risulta, non si è più parlato.



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