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Pag.1 - La Sicilia affonda nella spesa pubblica

In edicola > Articoli pubblicati > N°13-14 2010

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Regione Siciliana: il Rendiconto generale della Corte dei Conti
Difficoltà antiche e attuali insormontabili

Di Ernesto Girlando

"Una struttura pletorica, ripartita in numerosissimi e spesso inutili centri di spesa che richiedono soprattutto erogazioni di stipendi, gettoni ed emolumenti vari per una moltitudine di amministratori, manager pubblici, consiglieri e consulenti, che svol-gono attività utili sovente a procurare unicamente opportunità di una comoda collocazione a soggetti collegati con gli ambienti della politica". Non è una citazione di un servizio o di un libro di Gian Antonio Stella, né di un'inchiesta del Giornale o di Re-pubblica sugli sprechi della casta e della mal politica, ma della requisitoria del Procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia, nel giudizio di parificazione del Rendiconto dello Stato per il 2009, nella quale si mette altresì in risalto quanto la struttura decentrata dello Stato - Regioni ed Enti locali - sia divisa in numerosissimi "centri, autorità, enti, agenzie, commissioni, comunità, società miste, istituti, scuole, eccetera". Un sistema sensibilmente parcellizzato che sopravvive grazie ai notevoli tra-sferimenti dallo Stato agli Enti locali, che oscillano annualmente tra i 15 e i 20 miliardi: quasi l'ammontare della manovra cor-rettiva del governo nazionale in corso di attuazione. Manovra che non poteva non prevedere tagli alle risorse che spettano "a qualunque titolo" alle Regioni per 4 miliardi nel 2011 e 4,5 a partire dal 2012; per le Province di 300 milioni per il 2011 e di 500 dal 2012; per i Comuni per 1,5 miliardi per il 2011 e 2,5 miliardi dal 2012. Governatori, sindaci e assessori sono sul piede di guerra: a rischio gli emolumenti dei tantissimi presidenti e consiglieri di società e consorzi e carrozzoni che attendono alla ge-stione di servizi idrici, di raccolta dei rifiuti, di consulenza e formazione, di distribuzione di energia e gas e così via. A meno di tagliare gli stessi servizi.
In Sicilia, la requisitoria del Procuratore generale d'appello della corte dei Conti, Giovanni Coppola, sul Rendiconto generale della Regione siciliana, è invece introdotta da un'ardua nonché raffinata metafora ispirata dai versi del grande poeta greco Ko-stantinos Kavafis, versi che esaltano il tentativo di Ulisse di tornare nella sua Itaca, anche a costo di qualunque delusione, e con-feriscono valore all'intento, piuttosto che al conseguimento dell'obiettivo. Secondo il Procuratore Coppola, l'immaginifico Ulis-se del Bilancio siciliano ha prodotto un apprezzabile sforzo per ridurre la spesa pubblica isolana. Di questo nobile tentativo se ne ha tangibile traccia nel settore che più assorbe le energie e le risorse finanziarie del bilancio regionale (quasi il 50%): la Sani-tà. Quivi, la nuova legge di riforma ha prodotto dei risultati apprezzabili: la riduzione delle Aziende Sanitarie (prima erano 29, adesso sono 17) e una diminuzione della spesa complessiva per 118 milioni, con un sensibile risparmio nel settore dell'assistenza in regime di convenzione. Certo, non tutto va secondo le intenzioni: la spesa per la Sanità in Sicilia rimane co-munque molto alta - 8 miliardi e 775 milioni -, 52.184 i dipendenti, e i cosiddetti "viaggi della speranza" dei siciliani che scel-gono di curarsi in regioni diverse della Sicilia non accennano a diminuire, per una spesa di 235 milioni. "Gravi" rimangono le situazioni di deficit dell'Asp di Catania (89 milioni di passivo), del Civico di Palermo (che ha un buco di 66 milioni), dell'Asp di Messina (con un disavanzo di 52 milioni). Apprezzabile lo sforzo di Ulisse, anche se al ritorno, probabilmente avrà scontato la delusione per aver trovato Penelope sposata con un altro.
Sul piano della spesa regionale complessiva, nel 2009 si è registrata, a livello di impegni, una spesa di 18 miliardi 620 milio-ni, con un incremento di 156 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Si tratta di un incremento inferiore all'1%, dunque minimo.
Per quanto riguarda il capitolo dedicato al personale, la spesa sostenuta dalla Regione nell'anno 2009 è stata di 1 miliardo e 84 milioni di euro, che diviso per il numero dei residenti, si traduce in una spesa per ogni siciliano di circa 214 euro che serve per mantenere i burocrati regionali. Al 31/12 i dipendenti in forza alla Regione risultano, tra personale a tempo indeterminato (13.528) e determinato, 20.642. Un numero "elevatissimo" secondo il Procuratore, che mette l'accento su un'anomalia tutta sici-liana: la sproporzione tra il numero dei dipendenti e quello dei dirigenti. Secondo la dotazione organica i dirigenti dovrebbero essere 528, ne risultano invece 1.428 in soprannumero, con un rapporto di un dirigente ogni 5,6 dipendenti. Altro punto dolente è la nuova dotazione organica con la quale, rispetto alla precedente che risale al 1984, si creano i presupposti per un ulteriore aumento del personale a tempo indeterminato: 4.808 dipendenti in più, il cui numero complessivo andrebbe ad aumentare in ra-gione del 45%. Colpa della cosiddetta "stabilizzazione" del personale a tempo determinato che il Procuratore Coppola critica fortemente: "a parte i profili di dubbia legittimità costituzionale, è eticamente scorretta in quanto rappresenta una mortificazione per le centinaia di migliaia di giovani disoccupati siciliani, ignorati a beneficio di soggetti che senza concorso sono stati selezio-nati non per maggior merito o intelligenza, ma in ossequio a logiche solamente clientelari che hanno avuto di mira "le prossime elezioni", anziché "le prossime generazioni".
Capitolo a parte merita quello dei pensionati regionali (che non sono a carico della previdenza sociale, bensì delle casse re-gionali). Il totale dei pensionati regionali è di 15.592 unità (sempre al 31/12/09) per una spesa di 613 milioni. Quando un dipen-dente va in pensione dalla Regione siciliana, il risparmio in termini di spesa è minimo, ma poiché si tende a sostituire i pensio-nati con nuovi dipendenti, finisce che la spesa corrente va ad aumentare. Un discorso a parte merita il tema dei baby pensionati, non oggetto di trattazione del Rendiconto, ma che, dopo le polemiche seguite al caso dell'assessore Russo (in pensione a 48 anni per assistere il padre malato, per assumere subito dopo l'incarico di assessore all'Energia), è diventato di scottante attualità. Il caso Russo non è il solo nel panorama siciliano. Grazie alla legge 104, infatti, i dipendenti in fuga dal proprio lavoro per accudi-re un parente bisognoso (sempre?) di cure, sono in aumento, addirittura raddoppiati negli ultimi due anni (400 tra il 2008 e il 2009). Basta avere un congiunto malato e un minimo di 25 anni di servizio (20 per le donne). Tra le vicende più incredibili, quella della signora che si è fatta adottare da una persona invalida e dell'uomo che si è affrettato a chiedere la pensione perché la mamma era andata in coma (morirà due giorni dopo la concessione della pensione), e quella del più giovane baby pensionato d'Italia, 45 anni dopo 15 di servizio.
Netta la parabola discendente nell'ambito dei lavori pubblici. Le aggiudicazioni erano state 1.022 nel 2007, 883 nel 2008, 676 nel 2009. Si sconta la riduzione delle risorse finanziarie impiegate per investimenti e per le spese correnti. Poi il Procuratore sottolinea delle anomalie del settore: 456 appalti aggiudicati nel 2005 non risultano ancora terminati, mentre addirittura per 35 i lavori non sono mai iniziati. Critica il sistema normativo vigente per l'aggiudicazione degli appalti, che obbliga a calcoli com-plicatissimi e determina la convergenza dei ribassi su un unico valore: 7,3152. Le ditte operando quel ribasso hanno la quasi cer-tezza di aggiudicarsi l'appalto, ma finiscono per eludere la gara, e quindi la concorrenza tra di loro, perché a parità di ribassi si procede per sorteggio. Dal quale sono venuti fuori cifre "curiose" di ditte particolarmente "fortunate": 10 imprese hanno ottenu-to 6 aggiudicazioni; 2 imprese 7 aggiudicazioni; 1 addirittura ben 9 appalti. Più fortunate di Ulisse, baciato da una fortuna niente affatto cieca, ma guidata e cosciente, nella consapevolezza di saper ben leggere la realtà.
Un viaggio tra luci e ombre, quello del'Ulisse siciliano, tra timidi tentativi di ridurre la spesa pubblica e difficoltà, storiche e attuali, spesso insormontabili. Tanti antichi vizi e poche novelle virtù. Insomma, il viaggio cominciato a Troia rischia di non terminare questa volta a Itaca.



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