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La Banca del Sud alla Lega di Bossi?

In edicola > Articoli pubblicati > N°4-5_2011

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Alla guida Tremonti destina il banchiere più vicino a Bossi
La Banca del Sud in mano alla Lega?

Si negozia con il ministero dell'Economia l'ingresso delle Popolari nella Banca del Mezzogiorno, affiancando Poste Italiane e il sistema delle Banche di credito cooperativo

Il banchiere leghista Massimo Ponzellini.

di Giovanni Percolla

Visto che ciclicamente riappare nelle cronache per poi tornare nei fondali delle cose mai realizzate, come fosse un cetaceo del periglioso mare della politica, proviamo a vedere a che punto è il progetto della cosiddetta Banca del Mezzogiorno, protagonista di più di una conferenza stampa entusiastica del ministro Tremonti da almeno un sei anni a questa parte. La novità dell'ultimo periodo è di quelle che fanno tremare i polsi. Eh già, perché dopo che la banca (cosiddetta) era nata per essere uno strumento di sviluppo per gli istituti bancari locali, poi per l'imprenditoria meridionale, poi una costola di Poste italiane, adesso la novità è un'altra: le banche popolari muovono sulla Banca del Sud. Lunedì 28 febbraio scorso, stando a indiscrezioni di fonti finanziarie (riportate dal sole 24ore), si è riunito il patto di consultazione dell'Istituto centrale delle banche popolari italiane (Icbpi) presieduto da Giovanni De Censi. Il patto che raggruppa le principali banche cooperative – tra cui Ubi Banca, Bper, Popolare Milano, Popolare Vicenza e Credito Valtellinese, tutte con un forte network distributivo nel Centro Sud, Sicilia e Sardegna – avrebbe deciso di dare mandato esplorativo a De Censi. Obiettivo: negoziare con il ministero dell'Economia l'ingresso delle Popolari nella Banca del Mezzogiorno, affiancando Poste Italiane e il sistema delle Banche di credito cooperativo guidate da Alessandro Azzi.

Per il progetto Banca del Sud si profila, dunque, una possibile svolta. Non più un'iniziativa isolata del Governo,. ma, anzi, una piena condivisione del progetto da parte delle Popolari, che controllano il 30% del credito alle piccole e medie imprese del meridione.

Ma c'è un “ma” grosso come una casa: due sarebbero le pregiudiziali poste dalle Popolari. Primo: la maggioranza delle partecipazioni nella Banca del Sud dovrà passare dalle Poste al sistema bancario, comprendente banche popolari e Bcc. Secondo: il funding dell'istituto dovrà essere garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti. Detto in parole povere: le popolari diventano padrone, con i capitali protetti dalle garanzia statali (niente male, eh?). e in questo modo le banche popolari avrebbe un'arma per stoppare l'ipotesi di allargamento spropositato del potere nel sistema bancario di Poste italiane. È assai probabile che eventuali resistenze all'ingresso in forze delle Popolari nel progetto Banca del Sud possa, dunque, arrivare proprio dai manager del gruppo Poste, che da anni puntano a una grande diversificazione nel settore bancario. Finora, i circa 14mila sportelli delle Poste – un vero potenziale "spauracchio" per il sistema bancario – hanno fatto concorrenza solo marginale alle banche. Nei fatti, però, il Bancoposta è stato finora solo una divisione delle Poste. Ora, proprio grazie al progetto Banca del Sud, le Poste si avviano invece a diventare banca a tutti gli effetti. Per il via libera al progetto Banca del Sud, tuttavia, a Poste Italiane serve l'autorizzazione della Banca d'Italia.

A fianco a questo aspetto per così dire tecnico ce n'è uno politico che è particolarmente inquietante (o verrebbe da dire, normale, visti i tempi) per tutto il Meridione che da giorni fa capolino nelle cronache nazionali dei principali quotidiani: il fatto che alla guida delle Banche Popolari (e quindi in prospettiva) a capo della nascente Banca del Sud, il banchiere leghista Massimo Ponzellini. Non avete letto male, né si tratta di un refuso di stampa; al nostro ministro dell’Economia sta tanto caro il Sud da aver creato un nuovo istituto di credito, nato per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, alla cui guida destina il banchiere più vicino alla Lega ed a Bossi. E non sbaglia chi comincia a sentire in tutto questo puzza di cattedrale nel deserto, come quelle che nei decenni scorsi hanno di fatto depauperato i nostri territori, a vantaggi odi quegli imprenditori del nord che venivano, facevano finta di investire e ripartivano con le valigie piene di quattrini. Di Stato, si intende...

G.P.


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