di Gaetano Consalvo
Ho avuto l’opportunità, in qualità di membro del centro studi Med Mez Colajanni, di partecipare a un seminario voluto da Paolo Garofalo che ha toccato una ferita per me non astratta, ma quotidiana e personale: la grande crisi demografica dei piccoli comuni. Perché io non sono solo un ricercatore. Sono un residente, un professionista che vive e lavora in un paese Motta Camastra (ME) di poco meno di trecento anime. E in quel seminario, ascoltando Massimo Greco, mi sono riconosciuto in ogni parola: sono un testimone “privilegiato”, e a tratti sofferente, di tutte le dinamiche che hanno innescato questo apparentemente irreversibile fenomeno.
Quello che per molti è un dato statistico, per me è la vista attraverso la saracinesca della mia farmacia.
È la fila di case chiuse, il calare delle serrande, la fatica di garantire un servizio essenziale. L'”inverno demografico” di cui si parlava non è una metafora, ma la realtà che respiro: è la progressiva trasformazione della mia comunità in quella che definirei, senza mezzi termini, una RSA a cielo aperto, sempre più ingestibile e dimenticata.
A relazionare, con la lucidità di chi i territori li vive come me, era Massimo Greco. Le sue parole hanno dato un nome scientifico a ciò che osservo ogni giorno: una “propulsione antropologica” delle grandi città, mostri voraci che risucchiano i nostri giovani, le nostre uniche risorse. Un meccanismo che ignora il popolo di anziani – i miei vicini, i miei clienti, i miei amici – che questo borgo lo ha costruito con le sue mani e che oggi, con stoica resistenza, lotta per la sua sopravvivenza contro un declino che sembra inarrestabile.
La Paralisi Normativa e l’Arcipelago Inutile
Greco ha denunciato un legislatore “schizofrenico”, colpevole di aver creato un “arcipelago di pubblici poteri” che paralizza. E io, dal mio piccolo comune, posso confermarlo: la burocrazia è una giungla inestricabile che soffoca l’azione amministrativa, rendendo impossibile persino garantire i servizi più basilari. In questo contesto, la proposta di trasformare il Libero Consorzio in una “Casa dei Comuni” non è solo teoria: è un’ancora di salvezza. L’idea di “mini conferenze di servizi” e “accordi di programma” significa, nella pratica, poter continuare ad avere una farmacia, un ambulatorio, un mezzo di trasporto. Significa dignità.
L’impegno del Presidente Piero Capizzi a sperimentare il modello è una boccata d’ossigeno. Ma la sua ammissione sulle difficoltà di trovare sponda in una Regione paralizzata da “incrociati interessi politici” mi suona tragicamente familiare. È la stessa sensazione di abbandono che proviamo noi qui, in prima linea, quando le nostre istanze si perdono nel vuoto delle agende politiche lontane.
Enna, Calascibetta, Villarosa: La Speranza del Primo Laboratorio
La chiusura di Paolo Garofalo, che ha lanciato il “laboratorio” tra Enna, Calascibetta e Villarosa, mi ha dato una speranza concreta. Finalmente non si parla solo di noi, ma con noi e per noi. Questo esperimento sarà cruciale. Riusciranno questi sindaci a costruire un patto per il riequilibrio territoriale? A immaginare un futuro che non sia solo la lenta gestione di un declino annunciato?
Esco da questo seminario con una doppia consapevolezza: quella del ricercatore che analizza un fenomeno nazionale e quella del cittadino che lo subisce. La questione delle aree interne non è un tema folkloristico. È la battaglia per il futuro del mio paese, della mia casa. È la scelta se vogliamo un’Italia fatta solo di grandi centri urbani predatori e di periferie umane abbandonate, o se vogliamo lottare per restituire dignità e futuro a quelle comunità che, come la mia, custodiscono l’anima più autentica del Paese. La posta in gioco non è salvare un borgo, è salvare un pezzo della nostra identità. E io, da qui, non smetterò di testimoniarlo.
di Gaetano Consalvo, Presidente dell’Istituto per la Cultura Siciliana.






