“Teatri di Pietra” in Sicilia, gli spettacoli da 29 luglio a domenica 3 agosto.

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Ritornano in scena gli spettacoli della XXI edizione dei Teatri di Pietra in Sicilia che coinvolgeranno le province siciliane. A partire da martedì 29 luglio presso l’Agorà di Halesa a Tusa (ME) con “Agamenno Men” che si replicherà il giorno seguente al Tempio della Vittoria di Himera (PA) e domenica 3 agosto al castello di Sperlinga (EN). Anche questa settimana in scena “Pirandello: questo, codesto e quello” che approderà nel siracusano giovedì 31 luglio al Teatro Akrai di Palazzolo Acreide. Sempre nel siracusano, al Loggiato di San Sebastiano a Melilli, giovedì 31 luglio con “Il filo Rosso dei Messaggeri Caduti”. Nel palermitano “Essere o non essere Shakespeare”venerdì 1° agosto alle Terme Arabe di Cefalà Dianasabato 2 agosto all’Antiquarium Case d’Alia San Cipirellodomenica 3 agosto per l’apertura della stagione presso il Castello Beccadelli di MarineoSabato 2 agosto unico appuntamento con “Mi chiamo Maris e vengo dal mare” al Villaggio preistorico dei Faraglioni di UsticaDomenica 3 agosto ultimo appuntamento a Melilli con “Penelope Vs Ulisse”. Altra apertura nell’ennese, al Castello di Sperlinga con “Odisseo Super Star” ed infine presso le rovine della cattedrale di Montevago (AG) la prima di “Medusa”.

 

La prevista “Ecuba” in scena mercoledì 30 luglio al Tempio di Hera a Selinunte (TP), giovedì 31 Eraclea Minoa (AG) e venerdì 1° agosto all’Agorà di Halesa è sospesa a causa delle condizioni di salute dell’interprete.

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“Agamennoman” è il titolo di una tragedia di Eschilo e sarà portato in scena nell’ambito della rassegna con l’adattamento di Aureliano Dell’Avo del Collettivo V.A.N., regia del Collettivo V.A.N., musiche di Andrea Di Falco e Gabriele Rametta e con Andrea Di FalcoGabriel ManfrediAndrea PacelliGabriel RamettaPierantonio SavoValente.

 

“Il filo rosso dei messaggeri caduti” (Icaro – Cassandra – Pandora – Giovanna D’Arco) con Chiaraluce FioritoMaria Rita SgarlatoPaolo Toti scritto e diretto da Paolo Toti. Un messaggero, viaggiatore di mondi, in bilico tra uno spazio-tempo arcaico e una modernità artefatta, si profila un portatore di messaggi consegnati ad una umanità in pericolo, moniti per una causa di salvezza. Il messaggero narra e incarna le vicende di quattro personaggi appartenenti alla mitologia ellenica e alla storia, iniziando un percorso che si articola in quattro atti, ognuno portatore del proprio messaggio. Il filo rosso che lega questi messaggeri sono i destinatari del loro messaggio, i quali possono sottrarsi all’ascolto o scegliere di seguire il varco di speranza.

 

“Pirandello: questo, codesto e quello” è un’opera scritta da Salvatore Ferlita Sergio Vespertino, con musiche di Gabriele Lomonte e scenografie di Mariano Brusca e Salvatore Scherma, è una produzione di Agricantus. Lo spettacolo, che indaga il rapporto tra realtà e finzione nell’opera pirandelliana, vede i personaggi uscire dalle pagine del testo per confrontarsi con l’autore, mettendone in discussione le scelte artistiche.

 

“Mi chiamo Maris e vengo dal mare” adattamento, regia e con Chiaraluce Fiorito progetto drammaturgico di Melania Manzoni. L’elemento dominante è l’acqua. Un’acqua che sancisce il patto, pulisce, che purifica, che disseta ma anche l’acqua di un viaggio che ammazza, che annega, che fa sparire nel nulla. In un viaggio tutto aperto fatto di domande personali, scomode, senza risposte.

 

“Essere o non essere Shakespeare” di Salvatore Ferlita e Sergio Vespertino, musiche di Virginia Maiorana con Sergio Vespertino con il contributo registico di Gianfranco Perriera. Sergio Vespertino indosserà i panni di un professore invasato, un ricercatore instancabile e appassionato fino alla monomania: il suo oggetto di studio è William Shakespeare, il Bardo per eccellenza. Il tutto, condito dall’inconfondibile ironia e dalla verve istrionica di Vespertino, mattatore capace di incantare e divertire con leggerezza e profondità.

 

Dopo il successo di “2021: Odissea nello spiazzo”, il Collettivo V.A.N. ricomincia la sua indagine sul mito di Omero seguendo la vita di Ulisse. L’eroe omerico diventa il punto di vista privilegiato per raccontare, in modo ironico, scanzonato e pure poetico, diverse storie della mitologia che lo vedono protagonista. La storia di Ulisse diventa la base per una commedia musicale che unisce le tecniche del Tableau Vivant, della Commedia dell’Arte e del travestimento per viaggiare nella vita dell’eroe omerico, stimolando l’immaginazione dello spettatore. Gli attori si travestono per divenire di volta in volta i diversi personaggi della narrazione o per restituire le ambientazioni della vicenda. Un contenitore straniante in cui pochi interpreti possono dar corpo a tutti i personaggi, con riferimenti inaspettati al Quartetto Cetra, i Monty Phyton, la Commedia dell’Arte, alcuni film classici italiani e la tradizione musicale della Disney.

 

“Penelope Vs Ulisse” è uno spettacolo ispirato all’Odissea di Omero (drammaturgia di Giuseppe Dipasquale con Viola Graziosi David Coco. “Penelope vs Ulisse” non è solo la storia di un ritorno, ma un’indagine intima sulla fiducia, sulla memoria, e sulla forza indissolubile di un amore messo alla prova dal tempo e dalla distanza. Immaginate queste parole risuonare tra le pietre antiche, sotto il cielo di siti archeologici suggestivi. La potenza del mito di Ulisse e Penelope si fonde con la bellezza dei luoghi, creando un’esperienza teatrale itinerante unica e coinvolgente. Lasciatevi condurre nel cuore dell’Odissea, dove il filo sottile del racconto tiene sospeso il destino di un re e di una regina.

 

L’idea da cui prendono vita i Teatri di Pietra, nasce proprio dal concetto di rete e dalla reale valorizzazione del Patrimonio monumentale e paesaggistico attraverso le arti performative che rendono nuovamente vitali e attuali temi come la partecipazione e la cittadinanza: questo è fare Rete. Una prassi su cui il Maestro Aurelio Gatti, direttore artistico della manifestazione, ha insistito molto con le istituzioni siciliane con lo scopo ultimo di restituire la forma e il significato ancestrale alla relazione multipla tra le differenti comunità, il territorio con la sua storia, gli artisti e i ricercatori.

 

Con più di 80 spettacoli in 19 siti di 7 province, il Maestro Aurelio Gatti, quest’anno, è riuscito ad unire idealmente in un’unica “rete” tutta la Sicilia, da nord a sud da est a ovest:

“Il Teatro è il miglior strumento per valorizzare il nostro grande patrimonio – dichiara il direttore artistico – a condizione che rimanga integro nella sua funzione di rito collettivo perché, altrimenti, si riduce a un’esposizione formale che poco a che a vedere con la riflessione sulla bellezza e sull’uomo.  La robustezza e l’azione dei Teatri di Pietra si fonda sulle volontà espressa e aderita da parte di artisti, compagnie, operatori culturali di fare rete, da una parte, e dall’altra dalla convinzione che ogni territorio è importante quando si esprime nella cura e valorizzazione dell’identità delle comunità.”

 

 


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