Tre teatri antichi siciliani, tre date uniche e un capolavoro senza tempo: il magistero verdiano di “Aida” si prepara a tornare protagonista della scena nell’ambito del Festival Lirico dei Teatri di Pietra, in un progetto monumentale che unisce arte, archeologia e innovazione culturale.
L’opera verdiana per eccellenza sarà messa in scena il 24 luglio al Teatro Greco di Siracusa, il 26 luglio al Teatro Greco di Tindari e il 29 luglio al Teatro Antico di Taormina, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva tra mito, musica e paesaggio, nella cornice unica di tre dei luoghi più suggestivi della Sicilia classica.
Ma l’edizione di quest’anno sarà davvero storica e rivoluzionaria: per la prima volta al mondo, Aida verrà eseguita nella sua edizione critica a cura di Anselm Gerhard, celebre musicologo tedesco, tra i massimi studiosi del teatro musicale ottocentesco. Un lavoro filologico di altissimo valore, frutto di anni di ricerca, che restituirà al pubblico l’opera così come concepita originariamente da Verdi, arricchita da un’importante novità assoluta: il corale “palestriniano” dell’Atto III, pagina inedita rimasta finora esclusa dalle rappresentazioni tradizionali.
Un evento di enorme rilievo internazionale, che coniuga rigore filologico e spettacolarità scenica. E anche sensibilità e innovazione sociale. Proprio in quest’ottica, la rappresentazione taorminese sarà tradotta simultaneamente nella Lingua dei Segni Italiana (LIS), nell’ambito del percorso di accessibilità e inclusione promosso dal Coro Lirico Siciliano, in collaborazione con l’associazione “Sicilia, turismo per Tutti” presieduta da Bernadette Lo Bianco. L’obiettivo è chiaro: abbattere le barriere sensoriali e rendere la lirica un patrimonio davvero per tutti, proseguendo un cammino di apertura e condivisione che da anni caratterizza l’operato del Coro Lirico Siciliano.
Ad impreziosire il monumentale ed inedito allestimento, un cast internazionale di assoluto rilievo; Pumeza Matshikiza nel ruolo di Aida, soprano sudafricano dalla voce intensa e magnetica, apprezzata nei principali teatri europei; Walter Fraccaro, tenore verdiano di lunga esperienza, interpreterà Radamès; Veronica Simeoni, tra i mezzosoprani italiani più affermati, sarà Amneris; Badral Chuluunbaatar sarà Amonasro, re e padre di Aida; Sultonbek Abdurakhimov vestirà i panni del gran sacerdote Ramfis; Deyan Vatchkov sarà il Re d’Egitto, Federico Parisi il messaggero e Leonora Ilieva la sacerdotessa.
Sul podio il maestro Filippo Arlia, bacchetta di riconosciuto prestigio, alla guida dell’Orchestra Filarmonica della Calabria e del Coro Lirico Siciliano, promotore del progetto artistico.
La regia è firmata da Salvo Dolce, che plasma uno spettacolo immersivo, capace di far dialogare il linguaggio lirico con l’anima senza tempo dei teatri antichi. Scene e costumi, quest’ultimi firmati da Domenico Franchi per Opera Krakowska, evocano un oriente arcaico e solenne, in piena armonia con la dimensione mitica dell’opera. Una visione scenica che valorizza gli spazi archeologici e li trasforma in ambienti teatrali pulsanti di vita e significato.
Sarà un’Aida epica e coinvolgente, immersa nel cuore pulsante della classicità mediterranea. Tra colonne millenarie, orizzonti di mare e tramonti infuocati, si dipanerà la vicenda tragica della principessa etiope, prigioniera e innamorata del condottiero egiziano Radamès, in un intreccio di amore, potere e sacrificio che ancora oggi riesce a toccare corde profonde dell’animo umano.
Il melodramma verdiano vanterà un vero e proprio dispiegamento di forze, uomini e mezzi straordinario, che vedrà l’impiego di oltre 300 persone tra artisti del coro, professori d’orchestra, corpo di ballo (Sarah Lanza, coreografa), figurazioni, maestranze tecniche e creative (Gabriele Circo, creatore luci; Andrea Santini, scene; Gabriele Moreschi, collaboratore scene; Michele Falasconi, contributi digitali; Compagnia Joculares).
Il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, ormai diventato un appuntamento di riferimento per la stagione estiva siciliana, punta quest’anno su un allestimento che promette emozione e grande impatto visivo, sostenuto da un cast di altissimo livello e da una regia attenta tanto al rispetto della partitura quanto alla valorizzazione degli spazi scenici archeologici.
Nella foto, Pumeza-Matshikiza
