Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in occasione del quarantesimo anniversario dell’uccisione del commissario Giuseppe “Beppe” Montana, intende onorare la sua memoria e rilanciare con forza l’importanza di un’azione educativa strutturata e consapevole che ponga al centro la cultura della legalità democratica nelle scuole italiane.
Ucciso a Porticello, frazione di Santa Flavia, il 28 luglio 1985, Montana è una figura chiave nella storia della Repubblica e della sua resistenza civile contro la criminalità organizzata. A soli 34 anni, era a capo della sezione Catturandi della Squadra Mobile di Palermo, e nel suo lavoro investigativo aveva dato impulso a un metodo nuovo, capace di coniugare conoscenza del territorio, intuito strategico e coraggio personale.
Montana non fu solo un investigatore di eccezionale valore. Fu un promotore di consapevolezza. Con la creazione del Comitato in memoria dell’agente Calogero “Lillo” Zucchetto, lanciò un messaggio preciso: la lotta alla mafia non può essere confinata ai fascicoli giudiziari, ma deve diventare patrimonio culturale condiviso, partendo dalle scuole, dai giovani, dalle comunità.
In un’estate tragicamente segnata da sangue e isolamento istituzionale – basti ricordare l’assassinio di Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, avvenuto solo pochi giorni dopo – Montana rappresentò un presidio morale e professionale. Eppure, fu lasciato solo. La vicenda della censura del necrologio richiesto dalla sua famiglia, respinto da un quotidiano per il chiaro riferimento di condanna alla mafia e ai suoi complici silenziosi, è un simbolo di quanto la verità potesse ancora risultare scomoda, anche dopo la morte.
A distanza di quarant’anni, il CNDDU ritiene che la memoria di figure come Montana debba tradursi in un potenziamento dell’educazione civica e alla legalità nelle scuole italiane. Non una “celebrazione di calendario”, ma un percorso didattico organico, interattivo, critico, fondato sull’analisi storica, giudiziaria, sociale dei fenomeni mafiosi e delle dinamiche di contrasto, comprese le ombre e le contraddizioni.
Proponiamo con forza che la figura di Giuseppe Montana entri a pieno titolo nei programmi di educazione alla legalità, insieme a quella di altri servitori dello Stato, come l’ispettore Giovanni Lizzio – ucciso dalla mafia a Catania il 27 luglio 1992 – per offrire agli studenti non solo modelli di impegno, ma strumenti per interpretare il presente.
È necessario che le istituzioni scolastiche siano messe in condizione di trattare in modo sistematico questi temi, con risorse dedicate, percorsi interdisciplinari, progetti integrati con il territorio, testimonianze dirette, e collaborazione con associazioni, archivi, magistratura, forze dell’ordine, università.
Il CNDDU è impegnato nella redazione di linee guida operative che saranno presentate nel corso del prossimo anno scolastico, anche in vista del quarantennale del maxiprocesso alla mafia (1986–2026), nella convinzione che solo una memoria che interroga, che coinvolge, che forma coscienze, possa essere il fondamento di un’autentica cultura dei diritti umani.
Giuseppe Montana non cercava medaglie, ma giustizia. Parlava con chiarezza, agiva con determinazione, credeva nella scuola come leva del cambiamento sociale. Il modo più giusto per ricordarlo non è la retorica, ma l’assunzione collettiva di responsabilità.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
