Domenica 11 maggio dalle 17:30: riapertura dell’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore all’Albergheria, con Exules Filii Hevae, installazione audio di Davide Enia, sonorizzazione di Angelo Sicurella e intervento pittorico di Francesco De Grandi. Via San Nicolò all’Albergheria 22, Palermo. Ingresso gratuito
Con Terradamare e il supporto dell’Ass. Ballarò Buskers, riapre le porte, dopo 80 anni, l’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore, caratterizzato dal portale barocco seicentesco che disegnò il celebre artista Pietro Novelli, in via Nunzio Nasi, alla destra della Torre di San Nicolò.
Affidato alla Cooperativa turistica Terradamare, viene restituito alla città come luogo culturale di aggregazione condivisa e memoria.
Per l’occasione, l’adiacente sede del Ballarò Buskers sarà aperta al pubblico
L’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore da oggi è un nuovo spazio, non solo di narrazione storica della città, ma di un quartiere che ha già visto, grazie al lavoro della comunità di SOS Ballarò, la riqualificazione e restituzione di angoli dell’Albergheria dimenticati, come piazza Mediterraneo (che sorge sulle rovine della bombardata chiesa di San Pietro in Vincoli), piazzetta Sette Fate (dove la storia si incrocia con i racconti del Pitrè), piazza San Nicolò (con le adiacenti Torre medievale e parrocchia del quartiere): spazi di cui la comunità si prende cura e che oggi fanno parte della vita del quartiere e di molti percorsi di turismo responsabile. L’edificio, recentemente ripristinato dallo Iacp Palermo, fu distrutto nel grande bombardamento del ‘43, che colpì gravemente l’Albergheria. Si sono conservati la parete sinistra della navata, con tracce della cornice e della decorazione in stucco. La mancanza della parte sovrastante dell’oratorio, rimane traccia di quel tragico evento. Tra le prime iniziative che ospiterà: alcuni spettacoli della prossima edizione del Ballarò Buskers Festival. Un piccolo Spasimo, nel cuore sociale dell’Albergheria.
Domenica 11 maggio dalle 17:30, l’installazione audio di Davide Enia, con la sonorizzazione di Angelo Sicurella e un intervento pittorico di Francesco De Grandi, luci e fonica Francesco Vitaliti, recupera le parole e i suoni delle preghiere, delle confessioni, delle speranze riposte alla Madre, Regina degli ultimi, Signora dei perduti, perché le parole della speranza possano diventare azione, pratica di resistenza quotidiana contro l’abuso del potere, scudo contro la massificazione mercificante della persona, trovando la forza proprio dalla logica delle mura che resistono al tempo, superando le stagioni delle bombe e delle sparatorie, e dalla malerba, che sfrontata e caparbia cresce sulle macerie, santificandole quasi.
“La riapertura dell’ex Oratorio di Santa Maria Maggiore segna il ritorno di una tessera che mancava al mosaico di Palermo. Un luogo che fu centro di pellegrinaggio devozionale, capace quindi di attirare su di sé
preghiere e speranze, disperazioni e miserie varie, torna a offrirsi, senza pudore, come ogni vero luogo devozionale, davanti allo sguardo di tutte e tutti. Il giorno della sua inaugurazione, quindi, il primo passo è quello di certificarne l’esistenza nella cartografia mentale e spirituale della città e del quartiere. Laddove c’era una assenza, rimarcata da un cancello chiuso, da oggi si rivivifica una presenza, che porta addosso i secoli che l’hanno attraversata”, Davide Enia
“Il nostro festival sogna un quartiere in cui lo spazio pubblico non sia solo attraversato, ma abitato. Crediamo nell’arte come gesto rivoluzionario che trasforma, che accende l’invisibile, che restituisce voce alla comunità. Siamo grati agli artisti che ci accompagnano portando visioni capaci di smuovere pietre e coscienze: là dove noi spazziamo via l’abbandono, loro accendono il sogno, restituendo ai luoghi la nostra anima nascosta, quella che resiste sotto la polvere.” Valeria Leonardi, Ass. Ballarò Buskers
“Palermo è una città complessa, in cui convivono magniloquenti spazi architettonici, ricchi da un punto di vista pittorico e scultoreo, che invadono spazi urbani e altri edifici, in cui bisogna leggerne l’identità, svelarla nuovamente, reinserendoli nella geografia poetica della città.
Il caso dell’ex oratorio è significativo ed emblematico, poiché facente parte della millenaria storia della città, pochi elementi architettonici ne evidenziano la sua effettiva presenza.
Ma, in questo caso, ritorna non come monumento o tempio che celebra il passato, ma come spazio laboratorio in cui cresce e si arricchisce la comprensione della città, in cui far sorgere l’atto creativo, come l’esplosione di un desiderio di bellezza e arte” Rosalia Ceruso, Terradamare.