Monte Capodarso, un viaggio tra geologia e miniere

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Domani sabato 27 maggio, alle 9,30, nell’area di sosta di Villaggio Santa Barbara (CL) lungo la SS122, si terrà l’evento dal titolo “Monte Capodarso: un viaggio geologico tra 7 a 2.0 milioni di anni fa” promosso in occasione della XV Giornata Internazionale delle Miniere dall’associazione Italia Nostra.

In questa occasione, nel corso dell’incontro geologico-escursionistico, verrà inaugurata l’area espositiva di Contrada Trabonella (EN), realizzata nell’ambito degli studi condotti dalla dott.ssa Martina Forzese durante il proprio dottorato di ricerca in Scienze della Terra e dell’Ambiente presso l’Università di Catania. Alla realizzazione dell’area espositiva hanno contribuito la prof.ssa Rosanna Maniscalco, del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’ateneo catanese, e il prof. Robert W.H. Butler, dell’Università di Aberdeen.

In questa occasione, la dott.ssa Forzese racconterà i risultati emersi dalla ricerca di dottorato: come le rocce affioranti possono fornire informazioni sul clima e sugli eventi avvenuti del passato? La prof.ssa Maniscalco narrerà la storia delle rocce evaporitiche e l’intimo legame con lo Zolfo siciliano.  Il dott. Carmelo Bartolotta, direttore della RNO Monte Capodarso e Valle dell’Imera meridionale, guiderà i partecipanti alla limitrofa Miniera Trabonella, per scoprire una tra le più tecnologiche miniere di zolfo in Sicilia, all’interno del Rocca di Cerere UNESCO Global Geopark.

Ma come mai la geologia affiorante a Monte Capodarso è così affascinante per gli studiosi di tutto il mondo? Molteplici sono infatti i lavori scientifici internazionali ad esso riferiti. L’area della Valle dell’Imera meridionale, ed in particolare i monti che attraversa, Capodarso e lo speculare Sabucina, hanno un ricco patrimonio geologico e culturale. Gli affioramenti che oggi costituiscono un rilievo, alto quasi 800 m, hanno avuto origine nel Mar Mediterraneo.

Circa 6 milioni di anni fa, l’evaporazione dell’acqua marina ha portato alla deposizione di sali (carbonati, solfati e cloruri) per un periodo lungo circa 600 mila anni. È proprio in queste zone che ritroviamo lo zolfo, la cui storia è strettamente legata a quella delle evaporiti. Ne sono testimonianza le Miniere Trabonella (a Monte Sabucina) e Giumentaro (a Monte Capodarso), che costituirono, insieme ad altre decine distribuite in tutta la Sicilia centrale, il fulcro dell’economia siciliana per tutto il XIX secolo. 

Ma qual è stata l’evoluzione del Mar Mediterraneo dopo la Crisi di Salinità, i cui indizi sono conservati in questi meravigliosi luoghi? Il Geosito “Calcareniti di Capodarso” conserva le tracce di paleo-eventi di tempesta che si sono susseguiti nel tempo geologico, a partire da circa 2 milioni di anni fa ad oggi, nonché indizi delle variazioni del livello del mare. Il passato, è una delle ipotesi al vaglio, potrebbe quindi fornire una chiave di lettura del presente ed aiutarci a prevenire eventi di tempesta o variazioni climatiche.

L’incontro sarà ripetuto anche l’indomani, domenica 28 maggio, con partenza da Ponte Capodarso (En) alle 10, con un itinerario di geo-trekking lungo i costoni calcarenitici di Monte Capodarso, immerso nell’incantevole Valle dell’Imera e la visita alla miniera Giumentaro.

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