“Il Circolo di Conversazione”: il Ventennio in Sicilia nel romanzo di Giuseppe Failla

Condividi questo articolo?

Nella magica atmosfera che viene immancabilmente creata ad ogni evento dalla risonanza storica emanata della sala del Refettorio Piccolo delle Biblioteche Riunite Civiche ed Ursino Recupero, ci siamo immersi nelle emozioni create dal racconto del nuovo romanzo di Giuseppe Failla. Il romanzo Il Circolo di Conversazione (Algra Editore, 2022) scritto da Giuseppe Failla, primario di Oncologia medica che dopo una lunga carriera sta dedicando fruttuosamente gli anni della pensione alla sua passione giovanile per la narrativa, rappresenta una fedele e al tempo stesso surreale ritratto di una epoca di grave crisi per l’Italia, vale a dire del periodo della dittatura fascista, e seppur ambientato in una imprecisata località della Sicilia, il messaggio risulta chiaro e valido sia nel descrivere i pesanti cambiamenti nei costumi e nella mentalità di quegli anni, sia per ogni possibile riflessione sulle dinamiche del tempo presente.

La vicenda, iniziando nel marzo 1922 per svilupparsi fino al 1937 e oltre, appare dapprima ruotare intorno alla normale routine di un Circolo di Conversazione del paese di Viglianesi (un nome immaginario, malgrado che nella foto di copertina compaia l’edificio del Circolo di Conversazione di Ragusa Ibla), un luogo frequentato dagli appartenenti alla media borghesia e dagli ultimi esponenti di una antica e decaduta nobiltà, riuniti a commentare i fatti del giorno, e tra questi argomenti spiccano quelli intorno al sindaco Goffredo Ventura, medico di idee repubblicane (si ricordi che negli anni Venti dello scorso secolo L’Italia era una monarchia, quindi non stupisce che Ventura possa essere addirittura definito comunista) e al suo innamoramento per la giovane attrice Adele Montalto, che era appena giunta nel paese con la troupe teatrale dalla famiglia per rappresentare l’operetta La vedova allegra. I pettegolezzi su quella che veniva vista come l’infatuazione tra i due ma che diverrà una relazione duratura, sembrerebbero il nucleo su cui sviluppare il romanzo, ma la questione ben presto si fa più seria, perché sono purtroppo i tempi a cambiare dopo la Marcia su Roma, e così le dimissioni del sindaco progressista sono il primo segno, seguito da altri tristi episodi riguardanti tutti, da intimidazioni e arresti alle richieste di iscrizioni obbligatorie al partito fascista, di una crescente stretta alle libertà che renderanno impossibili, se non segretamente, le conversazioni di quel Circolo da cui aveva preso le mosse il romanzo.

Il testo, breve ma intenso in ogni sua parte, si inserisce a pieno titolo nella ricca narrativa siciliana, possedendone quei caratteri di ritmo incalzante, che inchioda il lettore alla ricerca di una soluzione, soffermandosi altresì sulle mille sfumature della realtà isolana con amare ma ancora attuali considerazioni sulle sue contraddizioni, in quanto secolare luogo di sfruttamento privo di una efficace opposizione, come si legge in una pagina chiave del romanzo:

«In più di duemila anni della nostra storia ci sono state solo tre vere rivoluzioni: due guerre servili in epoca romana e i famosi Vespri. Qualche sollevazione, qualche sommossa, niente di più. La parola rivoluzione significa cose diverse: vuole dire rivoltare di sotto e di sopra le cose. Ma quando mai, a parte le tre eccezioni? La nostra è terra di scontri tra eserciti stranieri che si scannano fra di loro, da noi e non per noi.»

Ma che il male sia interno, sembrerebbe trasparire dalla descrizione inquietante degli squadristi fascisti operanti nel territorio di Viglianesi, del tutto equiparabili alla criminalità mafiosa:

«E allora per le campagne qui attorno, nelle masserie, tra i pastori cominciarono a circolare strani individui, forse campieri, facce che non si erano viste mai, non erano di Viglianesi. Prima delle elezioni passarono a setaccio, metro per metro, tutta la zona e parlarono a voce bassa tra loro e a voce bassa con la gente. Venivano a cavallo con la doppietta a tracolla bene in vista e poi se ne andavano silenziosi come erano arrivati, ma le donne, quando si allontanavano, si facevano il segno della croce.»

Questa è in rapida sintesi una linea guida per apprezzare l’opera di Giuseppe Failla, un libro di agevole lettura ma ricco di esperienza e profondità nell’analisi storica e politica degli eventi trattati. Queste doti sono state messe in evidenza proprio durante la presentazione avvenuta il 17 marzo nei locali del Refettorio piccolo delle Biblioteche Riunite “Civico e A. Ursino Recupero” nel Monastero benedettino di San Nicolò l’Arena a Catania, una cornice solenne e al tempo stesso accogliente come luogo più idoneo per questa nuova pubblicazione degna della massima considerazione. La dott.ssa Rita Angela Carbonaro, direttrice delle Biblioteche Riunite, si è rivolta calorosamente al pubblico indicando la biblioteca come autentico luogo di incontro, dialogo e riflessione, ricreando quindi ancora una volta quel “circolo di conversazione” che costituisce il titolo del romanzo.

Molto interessante ed esaustivo l’intervento della relatrice, la dott.ssa Zina Bianca, che, oltre a sottolineare la precisione e accuratezza dello stile letterario, debitore anche della formazione medica dell’autore, ha ribadito come il senso più profondo dell’opera stia nel suo essere narrazione, una dimensione essenziale e insostituibile dell’essere umano, in ogni tempo e in ogni luogo: così questa vicenda di storie vissute e a loro volta sempre oggetto di commenti, positivi o negativi, liberi o celati, da parte degli abitanti di quella piccola comunità, diventa simbolo della vita che procede in uno stratificarsi di relazioni, di incontri, di conoscenze e persino di incomprensioni, ma sempre in un dinamico processo che non può avere fine, il tutto nella scenografia del Circolo quale luogo elegante e familiare, coi suoi salotti e terrazze, microcosmo di una Sicilia in cui la relazione con gli altri è sentimento vivo e intramontabile.

Eppure, e queste sono tra le pagine più intense del libro, quando gli eventi politici tendono a chiudere unilateralmente il dialogo, diventando dittatura, ecco che ciò conduce a un senso di tragedia imminente, di blocco di ogni impeto propositivo e di sostanziale imbarbarimento dello spirito:

«Qua, adesso, anche i muri hanno orecchie… I muri ascoltano e riferiscono […] Ora caro professore, ha capito in quale clima stiamo vivendo? Al Circolo non si può più parlare contro il fascismo, le camicie nere, contro Mussolini. Ci sono nuovi iscritti. Li ha visti, no? Gente che, prima, Gruttadauria non li avrebbe fatto avvicinare neanche al primo gradino della scala che porta al Circolo. Ma ora, il vento è cambiato. Ciuscia ‘o cuntrariu

L’autore Giuseppe Failla ha messo in risalto, nel suo intervento, come nello scorrere delle pagine del romanzo le piccole storie di una comunità locale si intrecciano con le grandi storie dell’Italia dell’epoca. In questo modo, personaggi noti come Mussolini, Vittorio Emanuele III e papa Pio XI vengono a trovarsi sullo stesso piano narrativo del sindaco Goffredo e dei frequentatori del Circolo di Conversazione, e in ciò risiede il fascino di ogni romanzo storico, sapiente mescolanza di profonde trasformazioni politiche e di incursioni nell’interiorità di personaggi comuni, i quali vedono i cambiamenti da un punto di vista spesso insolito per la storia ufficiale.

Le vicende del romanzo sono state fatte rivivere, nel corso della presentazione, grazie alle vivide letture a cura della dott.ssa Lorenza Denaro, attrice del Teatro Piccolo di Catania e presente in spettacoli con Tuccio Musumeci, momenti che il pubblico ha dimostrato di aver accolto favorevolmente con numerosi applausi, accompagnati dalle lodi dell’autore Giuseppe Failla che ha messo in luce la grande forza emotiva e interpretativa di Lorenza Denaro. Questi intermezzi recitati hanno rivelato il carattere spiccatamente teatrale dei dialoghi del romanzo, derivante dalla passione che Giuseppe Failla ha da sempre manifestato per la magia del palcoscenico, e non a caso il romanzo ha preso le mosse proprio dall’incontro tra due mondi apparentemente lontani, quello politico del sindaco Goffredo e quello artistico dell’attrice Adele, quasi a simboleggiare la speranza in una volontà di apertura al nuovo che, in fondo, fino a quando fu reso possibile malgrado il progressivo degenerare degli eventi, incarnava lo spirito più nobile del Circolo di Conversazione.

Mario Guarnera

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.