Chi comanda a Catania? Incontro di Cittàinsieme

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di Mario Guarnera

Catania e i suoi problemi, conosciuti e deprecati da tutti, eppure sopportati quasi come una malattia, senza sostanziali speranze di cambiamento. Questa l’accusa esplicita che si è levata da tutti gli interventi che nella sede dell’associazione civica Città Insieme si è tenuta la sera di lunedì 23 gennaio 2023, in un salone affollato malgrado il freddo che da giorni imperversa in città. Eppure il calore politico è stato elevato, grazie al vigore degli interventi dei partecipanti e alla successiva serie di domande provenienti dal pubblico, che solo un problema di orario ha frenato, tanto il favore ottenuto dalle tematiche messe sul tavolo. Padre Salvatore Resca, storico esponente dagli anni Novanta dell’opposizione politica e morale alle connivenze tra potere e mafia, ha introdotto il dibattito sulla situazione attuale in cui versa la città di Catania, priva da mesi di sindaco e in preda a una sorta di stagnazione in cui apparentemente nulla accade, mentre invece gli affari loschi continuano nel loro nascosto operare, ma i cui effetti, sul degrado urbanistico come sul problema dei rifiuti, sono sotto gli occhi di tutti.

Il dibattito è stato moderato da Mirko Viola, che ha infatti sottolineato le stesse tematiche, annunciando come il discorso non sarebbe rimasto solo teorico, ma che Città Insieme ha voluto organizzare altre date in cui elaborare proposte concrete sulle singole problematiche cittadine.

Questa concretezza si è riscontrata anche nel primo intervento, quello del magistrato Marisa Acagnino, che subito ha fatto un confronto tra il modo efficiente e trasparente in cui le istituzioni comunali governano altrove, non solo in altre regioni italiane ma anche nell’hinterland catanese, e la situazione di Catania, che non appare certamente tra le migliori. Ma come sempre avviene nei luoghi in cui si fa vera politica e non opportunismo, il magistrato ha portato esempi concreti, come ad esempio le manovre operate sulle votazioni durante le campagne elettorali, un malcostume tanto diffuso da apparire naturale. Da questa situazione tanto arretrata, diventa inevitabile che, per il magistrato, per rispondere alla domanda “Chi comanda a Catania?”, bisogna denunciare come siano gli interessi privati a governare la città, in evidente contraddizione con gli interessi pubblici, provocando una crisi del sistema democratico in una illegalità dilagante e tollerata.

Interessante l’infuocato intervento di Adriana Laudani, presidente dell’associazione “Memoria e Futuro”. Il problema dei diritti negati e delle verità nascoste porta necessariamente a confrontarsi col potere mafioso, vero elemento risolutivo alla domanda “Chi comanda a Catania?”, e per questo la presidente ha subito ricordato le figure di Pio La Torre e Pippo Fava, esponenti di spicco di una coscienza civile che ha rivelato quanto fossero intrecciati mafia e politica, in direzione del controllo profondo dell’economia, che dalla speculazione urbanistica si è aggiornata ad esempio ai controlli sui grandi centri commerciali, di numero insolitamente eccessivo nel territorio catanese. Un sistema di interessi che può esistere solo nella debolezza delle strutture amministrative, vanificate del loro potere decisionale perché di fatto inesistenti se non sulla carta.

Antonio Fisichella ha proseguito nelle analisi sulla crisi del potere politico a Catania grazie ai riferimenti al suo libro “Una città in pugno”, che passando dalle vicende storiche in cui un quadrilatero di poteri costituito dalle imprese edilizie dei cavalieri del lavoro, dalla politica, dai giornali e dalle infiltrazioni mafiose, ha portato adesso a forme di controllo prevalentemente economico su varie attività imprenditoriali ufficialmente legali ma sottostanti a interessi privati che ne snaturano le finalità danneggiando i cittadini, come nel noto caso della discarica, ampliata oltre ogni limite con conseguenze pericolose per l’ambiente. Sempre, come negli interventi precedenti, si pone la domanda non solo su chi di fatto comandi a Catania, ma soprattutto su cosa fare, con la valorizzazione delle attività locali promosse dalle associazioni, quindi una base solida per una ipotetica candidatura alle prossime elezioni, come appunto la serata in questione ha voluto essere, luogo di confronto tra cittadini che ancora credono al valore della democrazia e sanno individuare con coraggio speculazioni e abusi.

Come detto prima, sono stati numerosi gli interventi provenienti dal folto pubblico, che non solo ha insistito sul valore della partecipazione responsabile, unica soluzione contro il malcostume di chi non vota per poi lamentarsi su tutto, ma soprattutto ricordando esempi concreti su situazioni di degrado urbano in determinati quartieri della città, che ha permesso al moderatore Mirko Viola di ricordare come ogni argomento ricordato dal pubblico potrà diventare appunto oggetto dei laboratori politici dei prossimi incontri di Città Insieme.

A conclusione del dibattito ha ripreso la parola Padre Salvatore Resca, che ha ricordato con fervore come già trentatré anni, fa in quella stessa sala, lui era stato, col proprio impegno, il catalizzatore di importanti sviluppi politici, perché, come ha ricordato il sacerdote, “in chimica il catalizzatore è quell’elemento che permette la reazione senza prenderci parte”, quindi sarà solo una sensibile, attenta e partecipe società civile a produrre una classe politica onesta e lontana da ogni collusione con poteri criminali. Il suo invito a rivedersi è un segno di speranza in una città migliore, una dignità che Catania deve meritare.

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