Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia strumento di sviluppo intera filiera agrumicola siciliana

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“Un’occasione fondamentale per mettere in connessione il mondo della ricerca con le imprese che producono agrumi con tecniche di coltivazione biologica, attorno ad un tema centrale nel dibattito nazionale legato all’innovazione e alla transizione verso sistemi innovativi sostenibili. Il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia si conferma l’unico strumento territoriale che non persegue l’interesse diretto di nessuna azienda in particolare, ma realizza le condizioni per uno sviluppo complessivo dell’intera filiera agrumicola siciliana”. Così, ha esordito la presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, Federica Argentati, nel corso del workshop organizzato con il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e il CIHEAM di Bari,(Mediterranean Agronomic Institute) rivolto ad imprenditori, addetti ai lavori, studenti, stakeholders, dal titolo “Co-innovazione in agrumicoltura biologica, processi di rete tra gli attori della filiera agrumicola nel Mediterraneo”. 

“È fondamentale che la pratica dell’agrumicoltura biologica sia diffusa in tutti i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, Europei e non – ha affermato Vincenzo Verrastro, amministratore scientifico del CIHEAM Bari – e questo è pienamente nel mandato del mio Ente, organismo internazionale intergovernativo che facilita lo scambio delle innovazioni colturali tra paesi diversi, che, pur non appartenendo all’Unione Europea condividono lo stesso ambiente e le stesse criticità”. 

“Occorre fare un salto di qualità – ha sottolineato Francesco Ancona, agronomo, componente CDA Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, delega Produzioni Biologiche – con l’apporto di tante competenze. Auspico uno sviluppo partecipativo, in cui tutti i soggetti della filiera si parlino in funzione degli interessi comuni: fra tutti, l’aumento della qualità e della quantità delle produzioni in un ambiente sano ed equilibrato”. 

Nel corso dell’evento sono state presentate le best practices con validazione tecnico-scientifica e le criticità del comparto, attraverso un momento di reale confronto tra imprenditori, tecnici e ricercatori del settore. Un’analisi, con gruppi di lavoro su specifiche tematiche, di strumenti utili per la valutazione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del metodo biologico in agrumicoltura.  

“Siamo impegnati da tempo nella promozione di percorsi partecipativi e multi-attoriali nelle filiere agricole biologiche – ha chiarito Giancarlo Roccuzzo, Ricercatore del CREA-OFA, moderatore della tavola rotonda – Durante l’incontro, oltre agli aggiornamenti tecnico-scientifici, abbiamo cercato di stimolare il confronto tra gli attori dell’agrumicoltura biologica, con l’obiettivo di rendere tale appuntamento permanente”. 

“Sono numerose le attività di ricerca dell’Università di Catania volte ad introdurre e diffondere tecniche agronomiche e di difesa ecocompatibile nella filiera dell’agrumicoltura bio e non – ha aggiunto Alberto Continella, docente Arboricoltura generale e coltivazioni arboree Di3A Unict – Il confronto con il mondo della produzione biologica ha fatto emergere esigenze di studio su tematiche specifiche quali la valutazione di cultivar e portinnesti resilienti coltivati in regime bio”.

“Il trasferimento dell’innovazione in agricoltura è di fondamentale importanza e lo è ancor di più in un comparto come l’agrumicoltura biologica siciliana – ha sottolineato Giovanni Dara Guccione (CREA-PB) – che deve difendere la leadership produttiva e di mercato dagli attacchi dei competitor europei e dell’area mediterranea. Investire nella ricerca è strategico per una filiera che nel 2021, in Sicilia, conta oltre 17.500 ettari di superficie agrumicola certificata pari al 55% del totale nazionale”.

“Molto soddisfatta per quanto emerso in questi due giorni, metteremo a frutto gli input ricevuti  e proveremo, come sempre a fare la nostra parte – ha commentato  Federica Argentati – per questo voglio ringraziare quanti condividono l’importanza e l’esigenza di confronti ed azioni condivise, a cominciare da Silvia Di Silvestro, responsabile della sede di Acireale del CREA-OFA, Sabrina Diamanti, Presidente Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Piero Lo Nigro, Presidente Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Sicilia, Enrico Catania, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Catania, Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, Mario D’amico, direttore del Dipartimento Di3A Unict, Biagio Barbagallo, presidente Aiab Sicilia, Domenico Carta, dirigente responsabile attività settore vivaistico del Servizio 4 Fitosanitario e Lotta all’Agropirateria Regione Siciliana, 

Hanno relazionato:  Laura Viganò, Alessandra Vaccaro, ricercatrici CREA PB; Evelyne Alcazar Marin, direttrice di Asociacion Valor Ecologico (ECOVALIA); Alessandro Scuderi, docente Economia ed estimo rurale Di3A Unict; il prof.Giuseppe Barbera, Giuseppe Lo Pilato, agronomo paesaggista Giardino della Kolymbethra; Marco Caruso, ricercatore CREA-OFA; Corrado Ciaccia, ricercatore CREA-AA; Grazia Licciardello, ricercatrice CREA-OFA; Maria Concetta Strano, ricercatore CREA-OFA); Gaetano Siscaro e Antonio Biondi, docenti di Entomologia generale e applicata Di3A Unict; Federico La Spada, post doc Di3A Unict; Filadelfo Conti, Coordinamento attività settore vivaistico del Servizio 4 Fitosanitario e Lotta all’Agropirateria Regione Siciliana. 

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