Contrada in aula, “Ho lottato per 30 anni contro mafiosi, processo iniquo”

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È iniziata stamane davanti alla Corte d’appello di Palermo, l’udienza sul risarcimento per la ingiusta detenzione patita da Bruno Contrada, l’ex dirigente dei Servizi segreti condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Una sentenza che fu condannata dalla Corte europea per i diritti umani. Lo scorso 25 giugno la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell’interesse di Bruno Contrada “per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del 2017”. Nel gennaio 2021 la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza di risarcimento della Corte d’Appello di Palermo che aveva riconosciuto all’ex 007 la riparazione per ingiusta detenzione, quantificandola in 667.000 euro. Dopo il no dei giudici di Appello, dunque, oggi la questione viene affrontata nuovamente dai giudici d’Appello, che dovranno rivalutare il ricorso presentato dall’avvocato Giordano. Dopo la prima bocciatura, il legale aveva contestato violazione “per ben due volte il giudicato della Corte Europea, su cui il giudice interno non ha alcun margine di discrezione. Oggi la nuova decisione.

“Contro di me è stato fatto un processo iniquo. Ho ricevuto le infami accuse di criminali mafiosi da me contrastati per anni. Io Ho lottato per più di 30 anni contro criminali che mi hanno poi accusato”. Sono le parole di Bruno Contrada che, al termine dell’udienza davanti alla Corte d’appello di Palermo che dovrà decidere sul risarcimento per ingiusta detenzione, ha reso dichiarazioni spontanee. “Criminali come Gaspare Mutolo e come Tommaso Buscetta. Delinquenti come Marchese, malfattori e trafficanti di droga – dice Contrada – come Marino Mannoia, mio presunto accusatore: ma è stato in realtà il mio difensore”.

“La mia posizione penale è nulla e non posso sentire una nuova requisitoria a mio carico, perché nella mia esistenza di uomo e di servitore dello stato sono sempre stato fedele allo Stato è non ho mai commesso nessuna infrazione alla legge neppure una contravvenzione stradale. Sentire queste accuse mi fa ribollire il sangue”. Lo ha detto rendendo dichiarazioni spontanee Bruno Contrada nell’udienza per domanda di riparativa per ingiusta detenzione a Palermo. “Intendo solo essere reintegrato nei miei diritti – dice – Che io debba sentire un pg che ripete tutte le accuse che sono state cancellate non solo dalla corte europea, per cui ero stato sottoposto a pena disumana, è degradante e mi fa ribollire il sangue“.

“Riteniamo che sia del tutto infondata la domanda di ingiusta riparazione presentata da Bruno Contrada”. Lo ha detto il sostituto procuratore generale di Palermo Carlo Marzella nel suo intervento davanti alla Corte d’appello di Palermo nell’udienza per la domanda di riparazione di ingiusta detenzione presentata dall’ex dirigente dei servizi segreti Bruno Contrada. Oggi 92enne, Contrada è presente in aula, con il suo legale Stefano Giordano.

“Avevamo predisposto una memoria – esordisce il pg Marzella- ma il difensore ha preannunciato la sua opposizione in quanto tardiva perché non depositata cinque giorni prima”. E la Presidente della Corte Adriana Piras ha confermato che la memoria non può essere depositata perché presentata fuori tempo. Per la Procura generale sono “Infondate le prospettazioni difensive”, dice Marzella. Che aggiunge: “Non vi è alcuna correlazione tra la sentenza della Corte europea per i diritti umani  e l’accoglimento del ricorso presentato da contrada”. Nel 2014 la Cedu aveva condannato l’Italia per l’arresto e la condanna di Contrada a dieci anni di carcere Per concorso esterno in associazione mafiosa. 

“La decisone della Cedu non influisce sulle fonti di prova che hanno portato i giudici ad emettere la sentenza di condanna – dice Marzella-L’Indennizzo tocca solo a chi è stato vittima di una ingiusta detenzione”. “Il giudice deve apprezzare in modo autonomo tutti gli elementi probatori disponibili- spiega ancora Marzella- Riteniamo che la domanda riparazione e del tutto infondata”. Poi ha letto diverse parti della sentenza di condanna di Contrada. 

“Era ovvia la posizione della Procura generale che, d’altra parte, da quando c’era Roberto Scarpinato, ha sempre perseguitato il dottor Contrada. Adesso sarebbe stato incoerente non prendere una posizione diversa. Hanno tentato di buttare fumo negli occhi elencando una serie di condotte che non sono mai state accertate definitivamente se non da una sentenza che è stata annullata dalla Corte europea per i diritti delll’uomo”.

Lo ha detto all’Adnkronos l’avvocato Stefano Giordano, legale di Bruno Contrada, al termine dell’udienza davanti alla Corte d’appello per la domanda di riparazione per ingiusta detenzione. “Noi abbiamo ribadito le nostre ragioni seguendo il principio di diritto sancito dalla Corte di Cassazione – prosegue Giordano- che sostanzialmente fa capire, a nostro parere, che non era ammissibile l’intervento dello Stato. Quindi l’ordinanza di custodia cautelare e la condanna sono illegittime. Non dovevano essere emesse perché venendo meno il favoreggiamento e il concorso esterno non consentiva misure cautelari e, in ogni caso, il reato era già prescritto”. Parlando poi dei momenti di tensione in aula dopo che Bruno Contrada ha mostrata in aula al pg Carlo Marzella il certificato penale, affermando a gran voce che “è nullo!”, l’avvocato Giordano spiega: “Carta canta, capisco lo sfogo del dottor Contrada. Un funzionario dello Stato ingiustamente condannato, perché così ha detto la Corte europea, secondo cui Contrada non andava né processato né condannato. Già il processo è stato un errore. Ne deriva che il dottor Contrada ha diritto a un indennizzo. Un bambino lo capisce invece c’è chi invece disconosce un principio basilare dello stato di diritto. Chi è stato ingiustamente condannato va risarcito”. “Aspetto con serenità la decisione dei giudici – dice – Ho visto un collegio sereno che ha ascoltato tutte le parti”.

AGGIORNAMENTO Si saprà soltanto dopo Natale se Bruno Contrada ha diritto a un risarcimento per l’arresto subito e la condanna avuta per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte d’appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, giudici a latere Mario Conte e Luisa Anna Cattina, si è riservata sulla decisione. La sentenza venne condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. Lo scorso 25 giugno la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Stefano Giordano, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con la quale la Corte d’Appello di Palermo aveva rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione formulata nell’interesse di Bruno Contrada “per la pena sofferta con effetto della sentenza dichiarata ineseguibili e improduttiva di effetti penali dalla Cassazione del

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