A Catania si presenta “Il giardino magico”, un libro per bambini e per adulti

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Come raccontare attraverso la favola e il gioco, la realtà dell’oncologia.

Un giardino magico, un luogo in cui i bambini giocano, si relazionano con gli adulti e, come nelle favole, percorrono con gesti e parole semplici,  la strada difficile della malattia di una mamma, di una nonna, di una zia. Una metafora fiabesca, che dà il titolo al volume pubblicato con il contributo di ACTO Sicilia (Alleanza Contro il Tumore Ovarico), dell’Azienda Ospedaliera “Cannizzaro” e di Seagen azienda farmaceutica da sempre impegnata nella ricerca, che verrà presentato domani, sabato 10  dicembre, alle 10.30 al Centro Incremento Ippico (via Vittorio Emanuele  508) che ha patrocinato l’evento.

Edito da Algra Editore, che ha messo in questo prodotto competenza e sensibilità, con le illustrazioni di Seby Genovese, giovane artista catanese alla sua prima esperienza lavorativa  ed il contributo di Pina Travagliante, professore Ordinario -CIPEI e Sonia La Spina, psico-oncologo dell’Oncologia Medica dell’Ospedale Cannizzaro, il libro “il giardino magico” è il risultato di una lunga ricerca, esperienza e competenza professionale della sua autrice, Giusy Scandurra, direttore UOC Oncologia Medica Ospedale Cannizzaro, esperta nel trattamento di tumori ginecologici e mammari, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche e promotrice di progetti di umanizzazione in oncologia.

Saranno presenti, oltre gli autori, la presidente di ACTO Sicilia, Annamaria Motta ed il direttore Generale dell’Ospedale Cannizzaro, Salvatore Giuffrida. Il libro è uno dei tanti progetti che ACTO Sicilia, fortemente voluta da Paolo Scollo, professore Ordinario dell’Università Kore, ha presentato nel corso degli ultimi due anni con lo scopo di effettuare prevenzione ed informazione sul carcinoma ovarico.

Si tratta di un libro semplice. Le storie raccontate dai loro cinque giovani protagonisti (Andrea, Anastasia, Matilde Agata e Giulia) sono  belle ed educative e costituiscono una lettura stimolante per i bambini, ma anche per gli adulti, che spesso non riescono a rispondere alle domande ingenue ma dirette dei più piccoli. L’esperienza della malattia oncologica non riguarda il solo paziente, ma coinvolge tutta la famiglia, il compagno, i genitori e spesso anche i figli. Sono, infatti, questi ultimi a ricevere poche informazioni, proprio nel tentativo da parte dei genitori di proteggerli da cattive notizie, fonti di preoccupazioni. Tuttavia i bambini, a qualsiasi età, percepiscono i cambiamenti, gli umori, vedono le lacrime e nel loro immaginario fantastico, elaborano pensieri ancora più tristi di quelli che avrebbero conoscendo la verità. 

Vivere anche per un giorno in un giardino incantato, situato dentro l’ospedale in cui i propri cari si curano, entrare in simbiosi con altri bambini, giocare, creare racconti, storie, significa moltiplicare esponenzialmente le possibilità che la vita stessa ci offre, significa aprirsi verso un’intensa e profonda sensibilità emotiva che difficilmente trova spazio tra le incombenze di un’esistenza concreta, costellata dalle conseguenze di una malattia oncologica. In questo risiede probabilmente la magia del giardino. Al di là dei limiti dello spazio e del tempo, la narrazione, la parola, la ricerca delle uova di cioccolato, hanno lo straordinario potere di influenzare la vita, le idee, i gesti.

In un mondo come quello di oggi, dominato dalla scienza, dalla medicina e dalla tecnologia, quale ruolo potrebbe avere la magia della narrazione e, dunque, il fascino del giardino?  Grazie al giardino magico si possono offrire cure più etiche ed efficaci, si può entrare in sintonia con i malati, intercettare i loro punti di osservazione, tradurre in linguaggio i loro sentimenti e le loro paure, i pazienti e i familiari.

Il luogo, l’ospedale, verso cui i genitori partono e da cui tornano, magari più stanchi, senza voglia di giocare, viene visto da i bambini come un luogo terribile. Con quale spirito una donna (una mamma), un uomo (un papà) può affrontare l’attesa e le terapie sapendo di aver lasciato i bambini disperati a casa? Come per gli adulti, anche per i bambini “conoscere”, magari attraverso il canale del gioco, la realtà, l’oncologia, il reparto, i medici e gli infermieri che popolano i racconti dei genitori potrebbe diventare risolutivo. I bambini hanno la straordinaria capacità di costruire “ricordi felici” pur attraversando un momento drammatico della loro vita. Ripensano a quel luogo, “l’Oncologia”, come quel giardino “magico”, dove i loro genitori vengono non solo curati ma anche amati.

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