Scicli, storie ordinarie di una Gioia eccezionale per il regista Francesco Di Martino

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Scicli, piccolo gioiello barocco nel sud della Sicilia, famosa al grande pubblico quale set cinematografico della serie TV Il Commissario Montalbano. Mancano 33 giorni alla domenica di Pasqua e gli abitanti si preparano a celebrare la festa. È il momento de “L’Uomo Vivo, il Gioia”: parole che gli sciclitani usano per invocare il Cristo Risorto, un simbolo ormai parte dell’identità comunitaria. Si tratta di una statua settecentesca, realizzata dallo scultore Benedetto Civiletti. Protagonista anche del brano “L’uomo vivo” di Vinicio Capossela.

Inizia e finisce qui “All’aria stu Gioia”, il documentario di Francesco Di Martino (2022,66’), girato proprio nel paese siciliano, con i suoi volti e le sue storie. Il film è ora disponibile sulla piattaforma OpenDDB con la formula della donazione libera (prezzo consigliato 4 euro).

Peppe, Franco, Angelo e Claudio sono quattro portatori del Gioia, la cui amicizia è nata proprio sotto la “Vara”. Possono essere considerati l’emblema dei portatori, cioè vite ordinarie e semplici che si incontrano per una passione comune, il Gioia, che ogni giorno è l’argomento principale delle loro discussioni. Peppe lavora il marmo, Franco è un rappresentante commerciale, Angelo fa il contadino nell’azienda di famiglia e infine Claudio è un camionista che viaggia in tutta l’Italia.  Il film segue la loro quotidianità per i 33 giorni che precedono le festività pasquali, mostrando la preparazione della festa e gli incontri che precedono il grande giorno.

I portatori trasportano a spalla la statua del Cristo Risorto dalla chiesa di Santa Maria La Nova fino alla piazza, facendola oscillare a destra e a sinistra, e ruotandola su se stessa a grande velocità, incitati dalle urla degli astanti: “Giò! Giò! Gioiaaa!”. È un’esplosione di gioia, un inno scatenato alla Vita, un movimento sfrenato di corpi che si accendono di una vitalità quasi primigenia.

È simbolicamente una vittoria eroica che l’uomo si è preso nei confronti della morte. È la rinascita dopo un incontro ravvicinato con il dolore. È un invito a celebrare la vita.

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