Caselli: “Falcone e Borsellino morti anche per nostra incapacità di indignarci”

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“Bisogna essere più vivi perché altrimenti chi combatte mafia è sovraesposto e rimane solo”

“Tutte le vittime di mafia sono morte anche perché la mafia le ha uccise ma anche perché non siamo stati abbastanza vivi. Falcone Borsellino e gli altri hanno visto una serie di nefandezze, omicidi, stragi, lo scempio della democrazia, il voto di scambio ma non si sono girati dall’altra parte hanno continuato a darci dentro sacrificando la vita. Noi cittadini, noi Stato, noi Chiesa, per chi è credente, davanti a quelle stesse nefandezze ci siamo accontentati del compromesso, del quieto vivere”. Lo ha detto l’ex procuratore di Palermo, Gian Carlo Caselli, ospite di ‘Mezz’ora in più’ su Rai Tre.

“Non siamo stati abbastanza vivi nel senso che non ci siamo abbastanza indignati di quello che Falcone e Borsellino vedevano e combattevano fino al sacrificio della vita – ha spiegato – Bisogna essere più vivi perché altrimenti si sovraespongono coloro che si occupano di mafia e sovraesponendoli li si lascia soli”.

Nella foto, Gian Carlo Caselli

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