Il mistero della galleria di Postoleone

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di Gaetano Consalvo

Lo storico Messinese Giovanni Curcuruto parlando della galleria di Postoleone sulla strada provinciale che porta da Letojanni a Mongiuffi, aveva fatto intendere che al di sotto del piano stradale esistessero dei vani sotterranei dentro i quali si celavano dei veri tesori, non precisandone l’effettiva natura. Forse armi, preziosi, documenti storici, testimonianze o più semplicemente reperti affettivi?

A realizzate questa mirabile opera d’ingegneria viaria furono 300 prigionieri austriaci che durante la prima guerra mondiale furono deportati in Sicilia nei campi di concentramento di Vittoria e Piazza Armerina. Tra questi vi erano due ufficiali e diversi graduati, tutti giovani tra i 20-25 anni. Tale opera fu dettata dalla necessità di collegare in maniera più breve ed agevole i Comuni montani della zona con la marina, e venne realizzata per interessamento del senatore Francesco Durante e del suo amico, colonnello e deputato, on. Giuseppe Ciancio di Piazza Armerina.

All’inizio i prigionieri vennero ricevuti dalla popolazione con ostilità in quanto ritenuti dei nemici, ma ben presto incominciarono a familiarizzare venendo aiutati e trattati con rispetto, al punto di intrecciare delle belle storie d’amore e di sincera amicizia.

A guerra finita molti prigionieri decisero di rimanere in Sicilia essendosi legati alle ragazze del luogo e formato una nuova famiglia.

Giovanni Curcuruto nel 1988 quando un gruppo dei discendenti dei prigionieri Austriaci è ritornato sul posto a chiedere informazioni sui loro oriundi, mostrando vecchie foto si vedevano dei locali dove i loro antenati avrebbero lasciato degli scritti, ricordi, oggetti e chissà cos’altro. All’atto di congedarsi ed avendo notato un’espressione insoddisfatta e  quasi delusa nei loro volti, li accompagnò con la promessa di indagare e dare al loro ritorno maggiori certezze con notizie più precise.

L’esecuzione dei lavori della galleria di Postoleone veniva effettuata in collaborazione con la manodopera locale assicurando così posti di lavoro alle famiglie anche dei paesi vicini. In seguito ad alcune ricerche ci è pervenuta memoria di alcuni operai che da Motta Camastra hanno preso parte alla realizzazione della galleria , in particolare il sig. Mariano Statella con mansione di caposquadra, nato il 19 ottobre 1888 e morto l’11 luglio 1984 all’età di 95 anni, sul quale si raccontano ancora in paese episodi di solidarietà e di fraterna amicizia con i prigionieri.

Sabato 9 aprile scorso, insieme al gruppo “Ricerche nel Val demone“ e l’Istituto per la Cultura Siciliana, ci siamo recati sui luoghi al fine d’individuare i presunti misteriosi locali sotterranei. Con l’esperienza e l’abilità della guida-arrampicatrice Daniela Motta, calatasi dall’alto con le funi si è riusciti a raggiungere le aperture lungo la parete sotto la galleria che, secondo alcuni, davano nel corridoio del sotterraneo.

Purtroppo dopo alcune ore d’ispezione in più punti e ricerche sia con endoscopio che in maniera diretta, si è giunti, con amara delusione, alla conclusione data da Filippo Imbesi: ”Attesto con certezza che i fori posti nel muro sono soltanto buche pontaie (o spazi ricavati nella muratura per sostenere l’impalcatura del ponteggio)”.

Il mistero, comunque, resta.

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