A Catania 16 arresti nel clan Pillera-Puntina

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La Polizia di Stato di Catania, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha arrestato 16 persone appartenenti al clan ‘Pillera-Puntina’, indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione e usura

Tra i destinatari dell’ordinanza anche i presunti vertici della cosca ‘Pillera-Puntina’, come Giacomo Maurizio Ieni, che secondo collaboratori di giustizia regge il clan, e Fabrizio Pappalardo, indicato come il capo del ‘gruppo del Borgo’, che opera in piazza Cavour nel rione ‘Consolazione’, da cui ha preso nome l’operazione della polizia. Quindici indagati sono stati condotti in carcere e un sedicesimo agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa, i due, assieme ad altri esponenti ritenuti di spicco della cosca, come Carmelo Faro, Vittorio Puglisi e Giacomo Spalletta, controllavano in maniera capillare la loro zona di influenza con estorsioni a titolari di attività e praticando prestiti di soldi ad usura, con tassi del 10% al mese. Dalle indagini è emersa l’estorsione a uno dei soci di una delle più note pasticcerie del capoluogo etneo, costretto a versare 2.500 euro per le festività natalizie e pasquali, oltre a consegnare periodicamente numerose ‘ceste’ con i prodotti dolciari. Scoperti anche prestiti ad usura nei confronti di soci e amministratori di alcune ditte del settore della ristrutturazione edile e dell’impiantistica e del commercio al dettaglio di articoli da regalo e per fumatori. Le vittime hanno collaborato denunciando.

Tra le attività criminose messe in atto dalla cosca etnea ‘Pillera-Puntina’, un panificio devastato durante un raid punitivo con aggressione e minacce di morte, prestiti ad usura con tassi del 10 per cento al mese, ed una delle più note pasticcerie cittadine ‘taglieggiata’.

Dalle indagini è emerso anche il tentativo di estorsione a un imprenditore, picchiato e minacciato perché’ si rifiutava di pagare una ‘tangente’di oltre 9mila euro, che ha denunciato la violenza subita. Il titolare di un’altra azienda e’stato avvicinato e minacciato per indurlo a versare il ‘pizzo’al clan con la classica richiesta di “cercarsi un amico”, perché gli e’ stato intimato, “e’buona abitudine che quando uno viene a casa mia si dovrebbe presentare…”.

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