Processo “Open Arms” a carico di Matteo Salvini

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E’ iniziato stamane a Palermo nell’aula bunker del Pagliarelli, l’udienza del processo Open Arms a Matteo Salvini imputato di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona per aver impedito alla nave della Ong catalana di attraccare con 147 migranti soccorsi in mare.

Così Matteo Salvini stamane Matteo Salvini nel capoluogo regionale: “Buongiorno Amici da Palermo, dove tra poco inizia il processo in cui rischio una condanna di 15 anni. Sono sereno di aver fatto il mio dovere e quello che gli Italiani mi hanno chiesto con il loro voto: a testa alta”.

“Il primo agosto del 2019 la nave Open Arms ci comunicò avere fatto un soccorso di 52 persone, che poi sono salite a 55. Trattandosi di una prima comunicazione, stante il fatto che noi come Italia non avevamo coordinato quell’attività abbiamo comunicato al ministero dell’Interno. In seguito al decreto sicurezza bis fu emesso un decreto di interdizione di ingresso in acque territoriali firmato dal Ministero dell’interno con firma anche del Ministero infrastrutture e Ministero Difesa”. A dirlo, deponendo al processo contro Matteo Salvini a Palermo, è Sergio Liardo, capo del III Reparto “Piani e Operazioni” e Imrcc del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto. “Ricevemmo una prima comunicazione il primo agosto in area Sar libica- dice Liardo – Ci sono sono ulteriori Sar effettuati di cui fanno una mera comunicazione, poi c”è una richiesta di pos mandata a noi e a Malta”.

Il 15 agosto del 2019, quando la nave Open Arms, con a bordo oltre 140 migranti, era già davanti all’isola di Lampedusa ci fu “una interlocuzione tra il Viminale e la Capitaneria di Porto” nel corso della quale “il Prefetto Matteo Piantedosi ipotizzò l’individuazione di un pos, un porto sicuro, a Taranto o a Trapani. Ma le soluzioni erano impraticabili perché le condizioni del mare non lo consentivano”. A rivelarlo in aula è l’ammiraglio Sergio Liardo, capo del terzo reparto del Comando generale delle capitanerie di Porto, che sta ricostruendo i fatti avvenuti nell’agosto del 2019 nel processo a carico di Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. Il leader della Lega è in aula. “Io non c’ero ma ero sostituto dall’ammiraglio Martello – racconta – ma condivisi questa scelta perché le condizioni del mare erano impraticabili”.

Liardo continua poi a raccontare quanto accaduto dai primi di agosto del 2019. La nave Open Arms dopo il soccorso “non accettò il pos dato da Malta. Riteneva a quel punto che sbarcare i migranti – è una comunicazione via mail – avrebbe potuto creare dei problemi. Nel frattempo erano state fatte diverse evacuazioni mediche sotto il coordinamento di Malta. In quel momento open Arms aveva 107 persone a bordo”. Dopo il no del Viminale che aveva attuato il decreto sicurezza bis, Open Arms si rivolse al Tar del Lazio. “Il 14 agosto del 2019, nella notte, arrivò la comunicazione della Open Arms che rilanciò il decreto del Tar Lazio che annullava il decreto di interdizione dell’ingresso e disponeva di dare assistenza ai migranti. In quel momento c’era mare 4 con 25 nodi di vento che suggeriva, anzi imponeva, la necessitò di riparare a Lampedusa”, dice l’ammiraglio Liardo.

“Arrivò, dunque, una richiesta e noi come centro di coordinamento accordammo la possibilità di trovare riparo verso Lampedusa senza disporre ingresso in porto – prosegue ancora l’ammiraglio Sergio Liardo- Ci fu un tentativo di affiancare, fu evitato, e dopo si andò a bordo con medici Usmaf per controllare la situazione. In un primo momento non fu possibile al loro ingresso, perché non era in sicurezza”. Alla domanda del pm Geri Ferrara se era stata segnalata la presenza di minori a bordo, Liardo risponde: “Abbiamo richiesto un profilo sanitario, e dissero che c’erano anche minori. Da quello che risulta il 18 vennero sbarcati 27 minori non accompagnati”. “Il 15 agosto quando la Open Arms era a ridosso di Lampedusa abbiamo avvertito il Ministero dell’Interno, la risposta è arrivata in una fase successiva, il 19 agosto, con una nota a firma del prefetto”.

Open Arms chiese, quindi, il Pos, cioè un porto sicuro, in Italia. “Noi l’abbiamo inoltrata al Dipartimento direzione centrale immigrazione – dice Liardo – L’unica risposta è arrivata il 19 in cui si rappresentava che le autorità nazionali avevano, su specifica indicazione del Tar Lazio erano nella condizione di assicurare assistenza ai migranti e di conseguenza c’era l’obbligo di concedere lo sbarco”.

“Fu offerto un Pos da altro paese, la Spagna – ricorda Liardo – Noi demmo a Open arms la possibilità di prendere parte dei migranti a bordo per consentire alla nave di fare la navigazione verso la Spagna”.

“In questa fase alcuni migranti si lanciarono in acqua e furono salvati dalle nostre motovedette”, ricorda ancora l’ammiraglio Liardo. “Non emergendo a carico alcun obbligo adeguata assistenza e fu coordinato sbarco dei 27 minori”, spiega in aula rispondendo alla Procura. Il pm Ferrara chiede quindi se ci furono interlocuzioni tra Ministero Interno e la Capitaneria di porto. “Sì, ci furono in particolare nella notte tra 14 e 15 agosto del 2019”, dice. A ricorda la possibilità di andare a Trapani o Taranto? “In quel momento era impossibile andare perché le condizioni meteo non lo consentivano, anche io stesso ho sentito il prefetto Piantedosi con il quale ci sentivamo frequentemente”.

“Open Arms non tentò di forzare il blocco di ingresso”, per entrare a Lampedusa, Non era stato segnalato alcun allarme sicurezza” sui migranti soccorsi nell’agosto del 2019 dalla nave della ong Open Arms, ha aggiunto.

La navigazione della Open Arms da Lampedusa verso la Spagna “sarebbe durata almeno 4 giorni ed c’era un numero importante di persone a bordo, ma avrebbero potuto chiedere assistenza”. A dirlo, proseguendo la sua deposizione al processo Open Arms a carico di Matteo Salvini, è l’ammirafglio Sergio Liardo. Rispondendo alle domande dell’avvocata Giulia Bongiornom legale dell’ex ministro dell’Interno imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio, ha raccontato: “Dal 9 al 14 agosto Open Arms rimane nella stessa area- dice – Il Sar si conclude solo con lo sbarco dei naufraghi. E’ chiaro che il comandante e l’armatore avevano obbligo di sbarcarli nel più breve tempo possibile”.

E sulla navigazione verso la Spagna, dice: “Sarebbe durata 4 giorni, c’erano numerose persone a bordo. Potevano anche fare un’altra attività, informare lo Stato di bandiera che poi si è dichiarato disponibile, e tutto questo non è avvenuto”.

Nell’agosto del 2019 la nave Ong di Open Arms rifiutò di attraccare al porto di Malta. Lo ha detto l’ammiraglio Sergio Liardo, proseguendo la deposizione al processo Open Arms di Palermo a carico di Matteo Salvini. “Non accettò il pos, cioè il porto sicuro, di Malta perché ritiene che a quel punto sbarcare i migranti avrebbe potuto creare dei problemi. Nel frattempo erano state fatte diverse evacuazioni mediche sotto il coordinamento di Malta. In quel momento open arms aveva 107 persone a bordo”.

La nave iberica Open Arms rifiutò di dirigersi in Tunisia, di sbarcare 39 immigrati a Malta, di fare rotta in Spagna (diniego ribadito in due occasioni), non fornì dettagli sullo stato di salute delle singole persone a bordo (domandò di farle sbarcare tutte, ma esclusivamente in Italia). Sono alcuni aspetti, come sottolineano fonti della difesa di Matteo Salvini, in questi minuti in Aula a Palermo per il processo Open arms, emersi durante la testimonianza dell’ammiraglio Sergio Liardo, rispondendo all’avvocato Giulia Bongiorno che difende l’allora ministro dell’Interno.

Non solo. emerge che la nave della Ong “fece rotta verso la Libia mentendo alle autorità italiane, visto che partì verso Tripoli dopo aver comunicato che si sarebbe fermata a Lampedusa. Avrebbe potuto accogliere a bordo solo 19 persone ma ne caricò più di 150 in tre eventi diversi. Una volta in acque italiane, Open Arms era costantemente controllata, vigilata, assistita. E, una volta in rada, era in condizioni di completa sicurezza”.

“Addirittura vennero consentite la rotazione dell’equipaggio e lo sbarco delle persone realmente in cattivo stato di salute. Di più: sulla barca salirono senza problemi alcune autorità, a partire dal sindaco di Lampedusa, a dimostrazione di un costante monitoraggio. La nave vagò per il Mediterraneo, ignorando le richieste e le proposte di Madrid e de La Valletta dal 2 al 15 agosto 2019 mettendo a rischio la salute degli immigrati a bordo”, sottolinea la difesa del leader della Lega.

Una volta vicina a Lampedusa la nave spagnola era in sicurezza e dal Viminale non ci furono forzature dopo aver appreso che Open Arms non poteva dirigersi in altri porti (come quello di Trapani) a causa delle condizioni meteo. È quanto confermato dall’ammiraglio Nunzio Martello deponendo al processo che vede imputato Matteo Salvini, come sottolineano fonti della difesa di Matteo Salvini.

Dopo i primi due interventi di Open Arms in acque libiche, la nave puntò verso l’Italia in modo arbitrario. Lo sottolineano fonti della difesa di Matteo Salvini, riferendosi “a quanto ribadito dal capitano Edoardo Anedda durante la sua deposizione al processo che vede imputato l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Anedda aveva prodotto una informativa contestando il comportamento della ong, ipotizzando il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per il capitano della Open Arms e il capo missione”.

“In maniera ostinata, l’imbarcazione si era messa nelle condizioni di andare solo a Lampedusa’ ha ribadito Anedda. “Tecnicamente” la nave “poteva raggiungere la Spagna” ma preferì girovagare tra l’Italia e Malta per quasi due settimane, ha aggiunto, secondo le stesse fonti. All’epoca dei fatti, Anedda aveva ipotizzato che la Spagna sarebbe stata raggiungibile da Open Arms in circa due giorni di navigazione. (AdnKronos)

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